
7mila caffe’ contro il cancro al fegato
di Redazione
Settemila caffè erano quelli di cui cantava Alex Britti nella celebre canzone, presi per arrivare dalla donna amata durante un lungo viaggio e su una delle più famose bevande al mondo si è detto tutto e il contrario di tutto. Chi lo ama non si è lasciato impressionare e chi lo odia di solito fa parte del partito del the. Per entrambe le fazioni oggi una buona notizia: entrambe le bevande nervine, se assunte con moderazione, rappresentano un fattore protettivo contro il cancro del fegato. Mentre gli alcolici sono condannati senza appello: una maggiore assunzione è correlata senza se e senza ma ad un aumento del rischio. L’alcol infatti innesca la produzione di un metabolita, l’acetaldeide che induce uno stress ossidativo che induce cambiamenti del DNA cellulare e promuove il cancro. Inoltre l’assunzione in eccesso e cronica provoca la cirrosi che vede una naturale evoluzione in senso oncologico.
https://www.youtube.com/watch?v=X2YC8lz4urA
Lo studio arriva dalla Cina che sta mostrando una invidiabile produzione scientifica negli ultimi anni e prende in considerazione sia la bevanda nazionale, il the, sia verde che non, sia il caffè. Proprio per quest’ultimo l’assunzione regolare di tre tazze al giorno è risultata inversamente proporzionale al rischio di sviluppare una malattia oncologica delle cellule epatiche. Bene anche per chi ama latte e yogurt, due alimenti amici del fegato. L’effetto protettivo sarebbe attribuito al calcio contenuto in questi alimenti che si lega con gli acidi biliari tossici, rendendoli innocui e alla presenza di acidi grassi buoni che inibiscono gli effetti cancerogeni. Ma non è tutto perché lo yogurt contiene anche fermenti lattici benefici che stimolano e rinforzano il sistema immunitario.
Rispetto agli studi precedenti questo vanta una maggiore significatività, spiegano gli studiosi: “gli studi osservazionali su abitudini riferite possono riconoscere le abitudini alimentari come fattori associati ma non stabiliscono la causalità. La randomizzazione mendeliana invece è stata introdotta per stabilire proprio le relazioni causa/effetto tra comportamento e aumento del rischio” ha dichiarato Martin Wong dell’Università cinese di Hong Kong. La ricerca, condotta su oltre 200mila persone (di cui 1866 con cancro epatico) hanno valutato le variazioni del DNA (polimorfismi) legati a sei abitudini alimentari.
Il limite della ricerca? Il fatto che sia stata effettuata unicamente su un campione di popolazione asiatica.