
Alcol: nemico del cervello
di Ida Macchi
Un aperitivo, o un bicchiere di “bollicine” per brindare, a chi potrebbe far male? La risposta è scontata perché, soprattutto nel nostro Paese, il consumo moderato di alcol è socialmente accettato, tanto che a nessuno verrebbe in mente di pensare che un’assunzione light possa avere effetti dannosi. In realtà, quando quotidiano, anche un consumo di piccole dosi ha un impatto impensabile sulla salute del cervello: lo dimostra una recente ricerca pubblicata su Nature Communications, condotta dall’Università del Wisconsin-Madison e dalla Warthon school of the University of Pennsylvania. Dopo aver analizzato i dati di oltre 36.000 adulti tra i 40 ei 69 anni, gli studiosi sono giunti alla conclusione che l’alcol riduce il volume della nostra materia grigia, invecchiandola anzitempo e che l’atrofia comincia a farsi strada a livelli di consumo quotidiani che la maggior parte delle persone considererebbe modesti, o addirittura banali.
NEUROTOSSICO PER I GIOVANI
“Si sa da tempo che il binge drinking, lo sballo a suon di alcolici , se praticato tra i 12 e i 21 anni gioca brutti scherzi al cervello”, conferma il professor Emanuele Scafato, vicepresidente dell’ European Federation of Addictions (EUFAS). “L’alcol è neurotossico e in questo arco della vita interferisce nello sviluppo cerebrale, pregiudicando la maturazione cognitiva e comportamentale in senso razionale dell’individuo: mantiene attive le parti laterali del cervello che sono prevalenti in adolescenza, connotandone l’emotività, l’aggressività, la bassa percezione del rischio, che con lo sviluppo evolutivo vengono ad essere governate dall’attività di controllo superiore della corteccia prefrontale, deputata alla logica, alla capacità di programmazione e di coordinamento. In pratica: ostacola la crescita e lo sviluppo della massa funzionale del cervello e, specie se legato a quel consumo intossicante di più di 5-6 drink in poche ore, innesca un autolesionismo cognitivo che genera adulti che restano cristallizzati in una modalità cognitivo-comportamentale adolescenziale, inadeguata rispetto alla piena razionalità e maturità “sapiens”, attesa nell’adulto”. Non solo: l’alcol provoca nei giovani una minore funzionalità dell’ippocampo, dove vengono immagazzinate le nuove informazioni per essere memorizzate, e spegne le aree dell’orientamento visivo.
NEL MIRINO ANCHE GLI ADULTI
“Ora, sulla base delle risonanze magnetiche, la nuova ricerca fornisce la prova che anche il cervello degli adulti non è indenne e che negli over 40 l’alcol provoca danni, anche se assunto a piccole dosi”, aggiunge il professor Scafato. “In agguato: atrofia della materia grigia (quella che regola il controllo motorio, la percezione sensoriale e l’elaborazione del linguaggio) e di quella bianca, delegata a collegare i neuroni tra loro e a consentire la comunicazione tra diverse aree del cervello, connotando un cervello predisposto alla demenza presenile”. I ricercatori hanno addirittura quantificato di quanto va avanti l’orologio biologico del cervello , a seconda di ogni unità (un bicchiere da 125 cc di vino, una lattina di birra, o un bicchierino di superalcolico) che viene consumata al giorno: materia grigia più vecchia di 2 anni in chi ne beve da 1 a 2 , tre anni e mezzo in più bevendone 2-3 , ben 10 anni di invecchiamento con 4 unità di alcol al giorno.
NON ESISTE UNA DOSE SICURA
“Gli effetti di queste dosi possono essere strettamente dipendenti anche dalla modalità del bere”, aggiunge il professor Scafato.” Consumare alcol a stomaco pieno dimezza l’alcolemia e ha un impatto minore rispetto a quello consumato a stomaco vuoto, abitudine che tuttavia risulta poco praticata, vista la tendenza decennale che si osserva nell’incremento costante dei consumatori fuori pasto, in netto aumento soprattutto tra le donne, complici happy hour o open bar. Effetti diversi anche a seconda del sesso e dell’età : gli under 18, le donne e gli over 65 metabolizzano meno gli alcolici che, a parità di dose, risultano più strong. Colpa di una fisiologica minor efficienza dell’enzima (alcol deidrogenasi) delegato a trasformarlo in energia e in grassi. Per questo, soprattutto i più fragili, non dovrebbero mai bere più di un’unità al giorno anche se, come recita il Codice europeo dell’OMS per la lotta al cancro e la risoluzione del parlamento europeo siglata il 14 febbraio 2022, non esiste una dose di alcol sicura per la salute e che non bere è la scelta migliore se si vuole prevenire il cancro”. Questa indicazione sarà addirittura il pilastro per la nuova strategia mondiale sull’alcol.
NON E’ UN ANTINFIAMMATORIO
Le nuove scoperte, perciò, contraddicono quanto affermato sino ad oggi, visto che un bicchiere di vino, soprattutto se rosso, è sempre stato considerato utile alla salute: grazie al suo contenuto di resveratrolo ha un’azione antinfiammatoria , fa bene al cuore e alle coronarie. “ Una fake news, sconfessata da studi scientifici ”, commenta il professor Scafato. “Una ricerca, pubblicata sull’ International Journal of Cancer, ha dimostrato che per ottenere un qualsiasi effetto biologico bisognerebbe bere 100 bicchieri di vino al giorno per diversi mesi. Non solo : è ormai dimostrato che, oltre a far male al cervello, l’alcol è implicato direttamente nella genesi di 7 tumori: bocca, faringe, fegato, pancreas, stomaco, seno e colon- retto. Rispetto al bere cosiddetto moderato , la scienza pone tale termine come corrispondente a 10 grammi di alcol al giorno, pari a meno di un bicchiere di vino o di un boccale di birra. Se una donna beve un secondo bicchiere incrementa del 27% il rischio di cancro alla mammella , mentre nel maschio con due drink s’incrementa del 10% quello del colon. Ed è ormai evidente che l’alcol aumenta il rischio di oltre 200 patologie, tra cui anche le malattie cardiovascolari , come l’ictus emorragico, annullando nei fatti i presunti vantaggi registrati per la diminuzione del rischio di cardiopatia, tanto che anche la federazione mondiale dei cardiologi ha confermato che non esistono quantità sicure di alcol”. La ricetta vincente? Considerare il bicchiere di vino, o l’aperitivo, uno strappo alla regola, magari riservandolo alle grandi occasioni, e incominciare a sperimentare che si può stare in allegria e in compagnia con gli altri anche senza dover ricorrere ai drink.
IN NUMERI
In Italia ci sono
8 milioni e 600 mila consumatori a rischio
4 milioni e 100 mila binge drinkers (bevono per ubriacarsi)
64 mila alcol dipendenti
833 mila consumatori che hanno un danno d’organo causato dall’alcol, già in necessità di un trattamento ma che non vengono intercettati dal SSN, e di questi solo 64 mila risultano presi in carico.