
Allergia al sole? E’ possibile, ecco perché
Ida Macchi
D’estate, l’abbronzatura è un must, ma a qualcuno i raggi solari possono giocare brutti scherzi: nonostante l’uso di creme protettive e anche dopo brevi esposizioni, la loro pelle, soprattutto quella di décolleté, spalle e braccia, si arrossa e si ricopre di piccole vescicole molto pruriginose. “Questa reazione, che non ha nulla a che vedere con i classici arrossamenti cutanei (l’eritema) o con le scottature legate a bagni solari troppo prolungati, è la spia di una fotosensibilità alla luce solare. Insomma, un’allergia agli ultravioletti”, spiega la professoressa Magda Belmontesi dermatologa e docente al Master di medicina estetica dell’Università di Pavia. “Una volta al sole, il sistema immunitario riconosce come estrani alcuni componenti della pelle e mette in pista i linfociti, le sentinelle a guardia di eventuali nemici. Di fatto, sono proprio queste cellule di difesa a mandare in tilt il benessere cutaneo, innescando una dermatite polimorfa solare, la forma di fotoallergia più frequente”.
Donne nel mirino
Ne sono vittime soprattutto le donne, spesso sin dalla giovane età, sia quelle con una pelle chiara che quelle con un incarnato più scuro. “Questione di sensibilità individuale agli UV i cui effetti sono amplificati dal calore”, spiega la professoressa Belmontesi. “Questo però non vuol dire che chi ne soffre sia obbligato a rinunciare alla vita all’aria aperta. Deve però preparare la pelle per tempo. Gli step da seguire: sin dalla primavera, iniziare ad esporsi ai raggi, “a piccole dosi” e con una protezione solare 100. Così la pelle produce melanina, il pigmento dell’abbronzatura, ma anche lo scudo naturale agli UV, e si desensibilizza progressivamente. Ok anche ad integratori contro i danni del sole, a base per esempio di betacarotene, selenio e vitamina E: rinforzano le difese cutanee e vanno assunti a partire da 3-4 settimane prima di esporsi al sole e per tutta l’estate. Se la prevenzione non basta e la pelle reagisce ugualmente agli UV, stop immediato ai bagni solari. Attenzione anche al calore: no ad indumenti troppo aderenti, sì ad abiti ampi preferibilmente di cotone, di lino, o di fibre UV protettive. Se il prurito è molto intenso, invece, meglio rivolgersi al medico che può prescrivere antistaminici da prendere per bocca. Poi, se i sintomi regrediscono, si può tentare un riavvicinamento alla luce solare, seguendo alcune regole: stare sotto l’ombrellone indossando un copricostume, evitare le ore più calde, usare una crema solare con protezione 50-100, applicandola frequentemente, e la sera idratare abbondantemente la pelle”.
Farmaci e profumi
Guai in vista anche per colpa di sostanze chimiche, come quelle contenute in alcuni farmaci come certi antibiotici o alcuni antinfiammatori, o le essenze profumate, per esempio il bergamotto, presenti in creme, cosmetici & co: possono scatenare una dermatite fotoallergica. “Queste sostanze vengono attivate dalla luce solare e sensibilizzano la pelle, aumentandone la reattività”, spiega la professoressa Belmontesi. “Nel giro di poco tempo dai primi bagni solari, la cute si copre di chiazze arrossate, pruriginose, che pizzicano e bruciano, e che nel tempo diventano scure e poi difficili da eliminare. Per evitare sorprese, perciò, in spiaggia sì al trucco acqua e sapone e no all’uso di profumi, creme o deodoranti profumati. Attenzione anche ai farmaci, sia da applicare localmente, compresi quelli in formulazione patch, che da prendere per bocca: è sempre bene leggere con attenzione il bugiardino e vedere se il medicinale che si sta usando è tra quelli vietati al sole”.
Orticaria solare
Il mix ultravioletti – infrarossi può scatenare anche un’orticaria, una forma fortunatamente rara perché rappresenta l’1% di tutte le reazioni fotoallergiche. “E’ innescata dal sistema immunitario che produce anticorpi e spesso ha come bersaglio tutta la cute e non solo quella esposta direttamente ai raggi: si copre di pomfi, rigonfiamenti simili a quelli delle punture di insetti, brucianti e pruriginosi, associati a brividi, malessere, nausea e giramenti di testa”, spiega la professoressa Belmontesi . “Questa reazione scatta anche dopo pochi minuti che ci si è messi al sole, ma nel 75% dei casi si risolve nel giro di un’ora, mettendosi all’ombra. Si ripropone però ogni qualvolta si tenta di esporsi nuovamente ai raggi. Insomma, una reazione che decreta un no assoluto a qualsiasi rapporto con il sole: da tenere “lontano”, anche con l’immancabile aiuto di creme a schermo totale, indumenti preferibilmente scuri e capelli”.