Anche il cuore si ammala di tumore

Redazione, con la consulenza della Dottoressa Patrizia Noussan, specialista in Cardiologia, membro del Board Scientifico di MOHRE

Il mixoma è un raro tipo di tumore che colpisce il muscolo cardiaco.

Fino a qualche anno fa si riteneva che il muscolo cardiaco non potesse esserne colpito proprio per i casi rarissimi che si osservano, interessa infatti meno dello 0,1% della popolazione, è quindi considerato a tutti gli effetti un tumore raro

Le cause esatte del mixoma non sono ad oggi ancora ben comprese. Si manifesta prevalentemente nelle donne tra 40 e 60 anni di età; origina dal tessuto di rivestimento interno del   cuore e si localizza soprattutto nell’atrio sinistro (80% dei casi) ed in secondo ordine nell’atrio destro.

Si tratta di un tumore benigno, il che significa che non si diffonde ad altre parti del corpo, ossia non produce metastasi; tuttavia, se non viene trattato in modo tempestivo può portare a complicazioni pericolose per la vita. 

In alcuni casi la diagnosi  è occasionale e avviene nel corso di un ecocardiogramma, più frequentemente invece il mixoma è responsabile di  sintomi quali dolore al petto, mancanza di respiro e palpitazioni cardiache.  Altri sintomi meno comuni includono febbre e dimagrimento e sintomi neurologici nel caso di emboli a partenza dal mixoma stesso, soprattutto quando localizzato nell’atrio sinistro.

In presenza di questi sintomi è importante consultare immediatamente un medico per effettuare degli approfondimenti diagnostici. Un ecocardiogramma innanzitutto, poiché’ è una metodica molto diffusa che permette una valutazione iniziale non invasiva  in grado di identificare masse tumorali all’interno del cuore, soprattutto se in atrio sinistro . L’ecocardiogramma transtoracico, ed in alcuni casi quello transesofageo, permettono infatti di fare diagnosi di mixoma, di valutarne le dimensioni (da pochi millimetri a svariati centimetri fino ad arrivare ad un peso di 250 grammi) , le caratteristiche della  superficie e la tendenza ad embolizzare,  la mobilità, la base d’impianto e l’eventuale ostruzione alla circolazione. In alcuni casi l’ecocardiogramma può essere sufficiente  a fare la diagnosi,  In altre situazioni invece quando si rende necessaria una diagnosi differenziale con altre masse cardiache, come nel caso di trombi, si deve eseguire una risonanza magnetica (RMN) cardiaca; anche la TAC ed in alcuni casi la PET sono di supporto alla diagnosi. 

Quando il tumore viene diagnosticato si rende necessario in tempi brevi un intervento cardiochirurgico per rimuoverlo completamente senza complicazioni ulteriori. 

I risultati della resezione chirurgica sono generalmente buoni. Il rischio di recidiva si aggira tra 2 e 5% soprattutto nei pazienti con mixomi multicentrici o sindromi familiari o nel caso di resezione incompleta .  

La sopravvivenza a 10 anni è maggiore del 90%.

Dopo l’intervento è indicato proseguire con il follow up ovvero con controlli cardiologici ed ecocardiografici regolari.

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