Ansia, depressione e microbiota

Ida Macchi 

Ormai non ci sono più dubbi: tra cervello e intestino esiste un indissolubile fil rouge, tanto che non è strano se stress e momenti di ansia si ripercuotono sul benessere e la salute della pancia. “Insospettabilmente, il canale di comunicazione  funziona anche in senso inverso ed è mediato dal microbiota intestinale, i triliardi di microrganismi che colonizzano l’apparto digerente, il cui equilibrio è una polizza anche per la salute mentale e un antidoto contro i disturbi dell’umore”, spiega la professoressa Maria Rescigno, vicerettore con delega alla ricerca e docente di patologia generale alla Humanitas University, autrice di “Microbiota geniale ”, un libro in cui spiega come la ricerca d’avanguardia, di cui lei è una pioniera, stia rivoluzionando la prevenzione e la cura  dei disturbi dell’umore agendo proprio sul ecosistema intestinale.“Si è  scoperto che molti pazienti con malattie infiammatorie croniche dell’intestino, come la colite e la malattia di Crohn, o  quelli con sindrome metabolica o steatosi epatica non-alcolica, soffrono spesso di ansia e depressione. Di contro, pazienti con patologie del sistema nervoso, come malattie neurodegenerative, autismo e schizofrenia, soffrono spesso di disturbi intestinali. Alla luce di queste evidenze è quindi possibile dar mordente e nuovo smalto alla mente e all’umore curando proprio l’intestino”. 

COME FUNZIONA IL LEGAME

Ma quali sono i meccanismi che scandiscono l’asse cervello- intestino?.Nelle vie digestive c’è una fitta rete neuronale , il sistema nervoso enterico: funziona da secondo cervello e smista gli impulsi ricevuti dall’esterno a quello primario e quindi al sistema nervoso centrale. I due sistemi  dialogano perciò tra loro tanto che “pensieri ed emozioni”, si esprimono anche con la complicità della pancia”, spiega la professoressa Rescigno. “Esiste però un’ulteriore sistema vascolare a doppia corsia che regola la loro interazione: è controllato dalla barriera vascolare intestinale (la Gut Vascular Barrier, o GVB) e dalla barriera vascolare del plesso coroideo (la Plexus Vascular Barrier, o PVB), posizionata in un’area profonda del cervello. Se ben funzionante , la prima evita che eventuali processi infiammatori, innescati da sostanze tossiche che provengono dall’alimentazione, o da alterazioni della composizione della flora intestinale (la cosiddetta disbiosi legata ad un sopravvento di batteri “cattivi” nel microbiota), possano passare nel sangue e da lì raggiungere anche il cervello. La seconda barriera, invece, è una sorta di cancello: consente l’ingresso di molecole derivate dal sangue che servono alla materia grigia da nutrimento, ma in caso di infiammazione intestinale la PVB si riorganizza e si chiude per bloccare l’ingresso di possibili sostanze tossiche. Risultato: il cervello entra in una sorta di isolamento che porta con sé alterazioni del comportamento, in modo particolare ansia e depressione. Per evitare “chiusure a rischio” , perciò, è importante che la barriera vascolare intestinale ben sia funzionate e per riuscirci dobbiamo far sì che il microbiota intestinale, che modula il legame tra i due sistemi, si mantenga sano e ben equilibrato. Il segreto per riuscirci per altro è alla portata di tutti: seguire un’ alimentazione e uno stile di vita sani”.

A TAVOLA  

Le regole da seguire: “adottare una dieta variata di tipo mediterraneo, riducendo per prima cosa al minimo il consumo di grassi di origine animale, come quelli contenuti nelle carni rosse e nei formaggi grassi” suggerisce la professoressa Rescigno. “Da evitare anche un eccessivo consumo di zuccheri semplici come il  saccarosio e il glucosio, e di alcolici che, associati ai grassi, creano  un mix  che manda in tilt il benessere del microbiota intestinale. Si, invece ai cibi ricchi di fibre come pane, pasta e cereali integrali, meglio se associati ai legumi, e alla  frutta e alla verdura di stagione, con un occhio di riguardo per cicoria e carciofi: sono ricchi di inulina, una fibra solubile che fa da terreno per la crescita dei batteri “buoni”.  In caso di carenze alimentari si può dribblare su un integratore  in polvere che la contiene, da aggiungere ai nostri piatti. Ok anche al pesce azzurro, ricco di omega 3 salutari per l’ecosistema intestinale, ed ad alimenti fermentati come kefir, yogurt e crauti: contengono batteri vivi e postbiotici che favoriscono la biodiversità della flora intestinale, mantenendola attiva ed efficiente. Chi non ama  questi alimenti, però, può orientarsi su integratori a base di postbiotici. Infine, sì all’attività fisica regolare. Quella ideale e indicata per tutte le età: camminare a passo sostenuto o nuotare, almeno 3 volte la settimana per 30-40 minuti. Fa aumentare la quota di butirrato, sostanza che rinforza la barriera intestinale e previene stati infiammatori che possono decretare la chiusura  del plesso coroideo. Ok, infine, anche alle tecniche di rilassamento come yoga, meditazione e training autogeno: contrastano lo stress che può avere un effetto negativo sulla composizione del microbiota”. 

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