Aumentano i costi sanitari per la diagnosi dell’osteoporosi

di Valentina Di Paola

Gli esami necessari per diagnosticare problemi associati alla densità ossea, come l’osteoporosi, potrebbero diventare più costosi, ma meno attendibili. Questa allarmante prospettiva emerge da un approfondimento pubblicato sulla rivista MedPage Today, in cui sono stati raccolti i commenti di esperti, medici e scienziati che hanno valutato le diverse possibilità per accedere ai test diagnostici per misurare la densità ossea. Per molto tempo, si legge nell’articolo, il gold standard per lo screening dell’osteoporosi è stata l’assorbimetria a raggi X (DXA), un esame che comporta la somministrazione di una dose molto bassa di raggi e permette di misurare la concentrazione dei minerali contenuti nell’osso. Negli ultimi tempi negli Stati Uniti, però, sta aumentando notevolmente l’impiego della tomografia computerizzata quantitativa (QCT), un procedimento meno accurato, più costoso e associato a un’esposizione alle radiazioni più elevata. “Proprio a causa del livello di radiazioni in Italia non vi si ricorre, proprio per tutelare il paziente da eventuali danni iatrogeni” ha commentato il Professor Andrea Giustina, Specialista in Endocrinologia e Primario all’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano e membro del board scientifico di MOHRE.

QTC e DXA, le differenze 

La QCT, spiegano gli scienziati, potrebbe incrementare il rischio di frattura nella colonna lombare fino a 1,5 deviazioni standard, può essere fino a tre volte più esosa rispetto alla DXA e richiede un’esposizione alle radiazioni tra mille e tremila volte più elevata. Dal 2015 al 2019, i fornitori statunitensi hanno presentato 32.694 richieste per studi sulla densità minerale ossea QCT eseguiti per utenti privati. Il database ha anche rivelato variazioni inspiegabilmente ampie tra gli stati, con alcune zone in cui non sono stati richiesti esami con QCT mentre in altre venivano effettuati a centinaia. “In moltissimi casi – afferma Bart Clarke, specialista in metabolismo osseo e minerale presso la Mayo Clinic di Rochester – abbiamo scoperto che i valori della densità ossea con la QTC erano meno affidabili rispetto a quelli ottenuti con l’assorbimetria. Abbiamo avuto in cura diversi pazienti che avevano ricevuto una diagnosi infausta, ma che in realtà non vertevano in condizioni gravi”. Il database Medicare mostra che la DXA è stata la tecnologia primaria con cui si monitorava la salute delle ossa prima del 2019. “La tomografia – spiega Thomas Link, dell’Università della California a San Francisco (UCSF) School of Medicine – può offrire maggiori dettagli e può aiutare a diagnosticare una grave malattia degenerativa della colonna vertebrale. Tuttavia, questo approccio è meno attendibile per valutare la densità ossea associata all’osteoporosi”. 

Per migliorare lo screening è necessario aumentare i tassi di rimborso della DXA

La QCT fornisce valori diversi per la densità minerale ossea per la colonna vertebrale rispetto all’assorbimetria – commenta Naveen Subhas, radiologo presso la Cleveland Clinic – se i risultati vengono interpretati in modo appropriato, non è un esame impreciso. Questa tecnica consente di misurare la perdita ossea nella regione trabecolare della colonna vertebrale, che è la prima in cui si verifica la perdita ossea precoce. In quest’ottica la tomografia costituisce un’ottima alternativa per valutare il rischio di un paziente in maniera tempestiva. Per scopi clinici, però, l’assorbimetria dovrebbe essere la prima linea investigativa”. “La QCT non viene utilizzata spesso nella pratica clinica – osserva Suzanne Jan De Beur, ex presidente dell’American Society for Bone and Mineral Research (ASBMR) e direttore associato della Johns Hopkins Bayview Clinical Research Unit in Baltimora – i risultati QCT possono essere alterati artificialmente dalla calcificazione aortica o dall’artrite, per cui consiglio sempre di eseguire esami DXA”. Alla luce di queste considerazioni, la spiegazione degli aumenti di esami di tomografia computerizzata quantitativa sembra complessa, specialmente se si considera la differenza tra i vari stati nel numero di richieste. C’è da sottolineare, però, che i tassi di rimborso per DXA sono drasticamente ridotti nel 2007, per cui è ragionevole ipotizzare che i radiologi abbiano ripiegato su un metodo alternativo per eseguire esami diagnostici. “Lo scanner QCT può essere utilizzato per diversi scopi – sottolinea De Beur – mentre l’assorbimetria può essere impiegato per un solo test”. Gli esperti sperano che i legislatori aumentino le possibilità di rimborso per la DXA. “Il tasso di rimborso per la DXA somministrata in uno studio medico è sceso da 140 dollari (circa 130 euro) nel 2007 a soli 39 (circa 36 euro) nel 2021 – precisa Douglas Fesler, direttore esecutivo dell’ASBMR – questo ha portato a una diminuzione nel numero di esami eseguiti, il che ha ridotto la capacità di individuazione dei casi di osteoporosi. È fondamentale riuscire a individuare delle strategie adatte alla gestione e al riconoscimento dei pazienti a rischio. Dal 2008, si stimano circa 1,65 milioni di persone che non hanno ricevuto la diagnosi dell’osteoporosi, e quindi non hanno avviato i trattamenti necessari. Tutto ciò ha provocato circa 15.647 morti non necessarie per fratture dell’anca”.

LINK A STUDIO: https://www.medpagetoday.com/special-reports/exclusives/98198?xid=nl_mpt_DHE_2022-04-13&eun=g1063636d0r&utm_source=Sailthru&utm_medium=email&utm_campaign=Daily%20Headlines%20Evening%202022-04-13&utm_term=NL_Daily_DHE_dual-gmail-definition 

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