
Autismo, con un’ecografia la diagnosi si può fare nel pancione
di Valentina Arcovio
E’ possibile prevedere lo sviluppo dell’autismo quando ancora il paziente si trova nel pancione della mamma. Un’ecografia al secondo trimestre di gravidanza può infatti consentire di vedere anomalie che possono essere il preludio di un disturbo dello spettro autistico. Uno studio condotto dagli scienziati dell’Università Ben-Gurion del Negev e del Soroka Medical Center in Israele ha infatti riscontrato anomalie al cuore, ai reni e alla testa nel 30% dei feti che in seguito hanno sviluppato un disturbo dello spettro autistico. Un tasso tre volte superiore a quello riscontrato nei feti sani e due volte più alto dei loro fratelli con sviluppo normale.
Le anomalie fetali potenzialmente legate all’autismo sono più frequenti nelle femmine
Lo studio, pubblicato sulla rivista Brain, suggerisce quindi che un’ecografia prenatale di routine nel secondo trimestre potrà essere in grado di identificare i primi segni di disturbo dello spettro autistico. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno esaminato i dati di centinaia di ecografie prenatali, effettuate a metà gestazione, per indagare sulla possibile presenza di anomalie. Ebbene, le anomalie al cuore, ai reni e al cervello riscontrate durante l’ecografia prenatale di routine nei bambini con autismo (29,3%) sono risultate tre volte più frequenti che nei feti di bambini a sviluppo tipico della popolazione generale (9,6%) e due volte più frequenti rispetto ai fratelli dei bambini con autismo (15,9%). Inoltre, nei bambini autistici, queste anomalie sono più frequenti nel genere femminile.
L’ecografia oggetto dello studio viene solitamente effettuata tra la 18esima e la 20sima settimana di gestazione ed ha una funzione diagnostica molto importante, poiché è in grado di fornire informazioni fondamentali sulla salute del nascituro e sulla presenza di eventuali patologie e malformazioni congenite. “I medici possono osservare questi segni, distinguibili durante un’ecografia di routine, per valutare la probabilità che il bambino nasca con un disturbo dello spettro autistico”, afferma Idan Menashe, autore dello studio. “Precedenti studi hanno dimostrato che i bambini nati con malattie congenite, principalmente quelle che coinvolgono il cuore e i reni, ha avuto una maggiore probabilità di sviluppare un disturbo dello spettro autistico. I nostri risultati – continua Menashe –suggeriscono che alcuni tipi di disturbo dello spettro autistico che coinvolgono altre anomalie d’organo, iniziano e possono essere rilevati in utero”.
LINK ALLO STUDIO: https://academic.oup.com/brain/advance-article/doi/10.1093/brain/awac008/6509260?login=false