
Autonomia di pensiero, sulla trasparenza di MOHRE
di Johann Rossi Mason, direttore editoriale di MOHRE
Qualche giorno fa abbiamo dato visibilità ad una iniziativa dell’acqua Vitasnella che ha realizzato una bottiglia ‘special edition’, con tanto di foto per una iniziativa di sensibilizzazione oncologica. Nessuno ci ha chiesto se per quell’articolo avessimo ricevuto una sponsorizzazione.
Qualche giorno fa invece abbiamo invitato alcuni rappresentanti delle istituzioni e delle autorità sanitarie al dell’Osservatorio ad un evento online sulla riduzione del danno. Il Meet the Expert, che si terrà il prossimo 12 novembre, ha l’obiettivo di discutere le politiche europee sui prodotti alternativi al fumo di sigaretta. Abbiamo invitato tutte le parti in causa, favorevoli alle strategie di riduzione del danno e contrari, sostenitori della linea dura. Da uno dei rappresentanti di quest’ultima l’invito è stato declinato. Non ci sarebbe nulla di male a non voler accettare. Quello che ci ha lasciati perplessi è la motivazione.
Da sempre il mio personale atteggiamento è quello dell’ascolto, della comprensione e del rispetto delle ragioni altrui.
E la comprensione genera rispetto anche quando sì rimane della propria idea.
Per questo motivo diffido di chi si sottrae preventivamente al dialogo. Se lo fa, spesso é per paura che le sue convinzioni non siano così salde. Accade quando le idee derivano dal pregiudizio e non dai dati scientifici.
È stato infatti detto, a giustificazione del non voler partecipare al nostro Meet the Expert che il MOHRE ‘deve’ essere sostenuto da qualche portatore di interesse. DEVE. Sono stati infatti letti nel nostro sito alcuni articoli che sostengono la riduzione del rischio per i fumatori attraverso il passaggio alla sigaretta elettronica. Alcuni citano prodotti. Non li abbiamo omessi ma sotto ad ogni articolo c’è il link alla ricerca originale.
Posizione che la sottoscritta e i membri del board hanno sostenuto pubblicamente.
Vorrei quindi precisare quanto segue:
1- se il nostro obiettivo è sostenere la riduzione del danno, è logico che selezioneremo la letteratura a favore di questo approccio.
2- la maggior parte sui prodotti alternativi al tabacco è pagato dalle industrie, perché altri enti pubblici specialmente in Italia non hanno interesse ad investire. Se le ricerche sono corrette dal punto di vista metodologico e l’eventuale finanziamento è dichiarato, per noi va bene.
3- la maggior parte delle ricerche nel mondo sono finanziate da industrie e soggetti privati.
Sono più di dieci anni che mi occupo come divulgatore e giornalista scientifico di lotta al tabagismo.
Molto spesso lo faccio per passione come nel caso dei tre libri scritti con l’amico Fabio Beatrice. In altri casi la mia competenza è stata pagata da aziende e società scientifiche alle quali ho fatto da ufficio stampa.
SITAB la Società Italiana di Tabaccologia, si è avvalsa del mio lavoro per due Congressi Nazionali, per Flavour Art (azienda produttrice di liquidi) ho curato la comunicazione, altre Società per le quali ho moderato congressi ed eventi. Nel settore conosco quasi tutti i player e molti conoscono me.
Johann Rossi Mason – Fondatrice e Direttore Responsabile MOHRE
MOHRE è il mio progetto più ambizioso perché deriva da un evento personale e doloroso: la morte di mia madre, strappata ai suoi affetti da un rapido quanto inesorabile cancro al polmone. Mia madre ha fumato per oltre 50 anni, più di un pacchetto al giorno. Qualcuno potrebbe dire ‘se la è cercata’. Tutto quello che faccio nel campo del tabagismo dal 2013 è dedicato a lei.
È dedicato ad aiutare anche solo una sola persona a non morire prematuramente.
Mia madre, donna fragile e testarda, non è mai riuscita a smettere nemmeno un giorno, e la mia proposta di provare la sigaretta elettronica è arrivata quando era troppo tardi. Ho deciso quindi di investire la sua eredità – materiale e storica – in qualcosa che avesse l’obiettivo di aiutare chi non ce la fa con la sola forza di volontà.
Ho deciso di farlo nell’unico modo in cui sono capace: scrivendo e divulgando informazioni. Ma per rendere ancora più forti i nostri contenuti mi sono fatta affiancare da un gruppo di scienziati. Non siamo portavoci di altre che non siano le nostre idee. Possono non piacere o non essere condivise ma le sosteniamo.
Come ho detto sin dall’inizio ai membri del board: ‘cercheremo sponsorizzazioni ma non ne accetteremo da industrie che siano in contrasto con i nostri obiettivi‘. Abbiamo già rifiutato alcune offerte.
Mettere in dubbio la trasparenza dell’Osservatorio significa accusare non solo me ma altri 10 scienziati, ma soprattutto, offende la memoria di chi per una dipendenza ha perso la vita.
Certo non vivo nel mondo dei sogni ma sospetti, dubbi, malafede, sono cose che non ci appartengono.
D’altra parte, “Chi pensa male, vive male“