
Botta in testa? Cambiano le raccomandazioni
Botta in testa? Trauma cranico? I risultati della sesta Conferenza internazionale sulla commozione cerebrale nello sport, tenutasi ad Amsterdam lo scorso ottobre cambiano, almeno un po’ le carte in tavola.
Sono state emesse, infatti, nuove raccomandazioni, parte dell’ultima dichiarazione di consenso del Concussion in Sport Group (CISG), per gli atleti a tutti i livelli di partecipazione che hanno avuto una commozione cerebrale o che sono a rischio di trauma cranico. Negli Stati Uniti ogni anno si verificano tra 1,7 e 3 milioni di commozioni cerebrali legate a attività sportive e ricreative. Circa 300.000 di questi provengono dal calcio e cinque commozioni cerebrali su 10 non vengono segnalate o non vengono rilevate.
La dichiarazione è stata pubblicata sul British Medical Journal insieme a dieci revisioni sistematiche, e si basa sulle precedenti dichiarazioni CISG.
La nuova generazione di strumenti di valutazione della commozione cerebrale include lo strumento di riconoscimento della commozione cerebrale [CRT6], che può essere messo in atto da personale non sanitario nell’immediato, come genitori, allenatori, sul lato del campo, o lo Sport Concussion Assessment Tool-6.
La dichiarazione presentava anche strategie aggiornate basate sull’evidenza per il ritorno a scuola e alle attività scolastiche dopo un evento di commozione cerebrale, includendo istruzioni per l’esercizio precoce e le raccomandazioni sul trattamento e gli approcci alla prevenzione e alla riabilitazione mirata.
Le raccomandazioni di prevenzione includevano modifiche alle regole per ridurre al minimo le collisioni (come non consentire il controllo del corpo nelle aperture di hockey su ghiaccio in una nuova scheda o finestra), allenamento neuromuscolare per l’equilibrio e la forza e paradenti per i giocatori di hockey su ghiaccio di tutte le età.
In particolare decade la prescrizione di riposo rigoroso dopo la commozione cerebrale: le prove hanno infatti dimostrato che l’attività fisica lieve, di routine della vita quotidiana e l’esercizio aerobico come camminare possono aiutare il recupero. Raccomandato invece limitare il tempo davanti agli schermi di pc e smartphone nelle prime 48 ore dopo l’infortunio.
La dichiarazione ha anche esaminato i rischi a lungo termine per gli ex atleti, inclusi problemi di salute mentale, deterioramento cognitivo e malattie neurologiche. “Gli ex atleti dilettanti non sembrano essere a maggior rischio rispetto agli uomini della popolazione generale“, ha osservato il coautore delle raccomandazioni Grant Iverson, PhD, del Massachusetts General Hospital di Boston.
Al contrario, gli studi “hanno trovato un’associazione tra l’essere un atleta professionista e l’aumento del rischio di avere una malattia neurologica o neurodegenerativa sul certificato di morte, in particolare per gli ex giocatori di football americano e gli ex calciatori professionisti”.
La dichiarazione inoltre non ha affrontato le differenze basate sul sesso nella prevenzione e nella gestione delle commozioni cerebrali. Nella nostra revisione sistematica che ha valutato le strategie di prevenzione, solo sei studi su 220 si sono concentrati sulle atlete. Nella maggior parte dei casi, i risultati non hanno valutato le differenze tra i sessi. Dato che renderà necessarie altre ricerche in un’ottica di medicina di genere.