Calcio, dagli anni ‘60 atleti meno a rischio disturbi legati all’alcol

di Valentina Arcovio

Oggi i calciatori professionisti hanno un minor rischio di sviluppare disturbi legati all’alcol e alla droga rispetto alla popolazione generale, ma non è sempre stato così. Prima degli anni ’60 il consumo di alcol era profondamente radicato nella cultura calcistica, sia per i giocatori che per i tifosi. A documentare questo cambiamento è stato uno studio del Karolinska Institutet, pubblicato sul British Medical Journal. In passato molti giocatori famosi sono caduti nella trappola della dipendenza da alcol durante e dopo la loro carriera sportiva. Da qui l’ipotesi che a giocare un ruolo determinante fossero la pressione costante di esibirsi ad alti livelli, l’attenzione del pubblico e la fama. Tuttavia, gli studi su larga scala sull’argomento sono stati molto pochi. A provare a colmare questa lacuna i ricercatori hanno monitorato la salute di 6.007 calciatori maschi che avevano giocato nella massima divisione svedese, l’Allsvenskan, dal 1924 al 2019 e 56.168 uomini della popolazione generale abbinati ai giocatori in base all’età e alla regione di residenza.

Rischio dipendenza da alcol inferiore del 30%

Gli studiosi hanno quindi documentato eventuali disturbi correlati all’alcol e alla droga registrati nei certificati di morte, durante i ricoveri ospedalieri e le visite ambulatoriali, o l’uso di farmaci da prescrizione per la dipendenza da alcol. Hanno anche valutato se l’eventuale aumento del rischio variava in base all’anno, se cioè per l’atleta si trattasse della prima stagione di gioco ad alto livelli. Tra le altre variabili considerate c’è anche l’età, la durata della carriera e le capacità di segnare goal. I partecipanti sono stati seguiti per una media di 27 anni, durante i quali 257 (4,3%) calciatori e 3.528 (6,3%) uomini della popolazione generale hanno ricevuto una diagnosi di disturbi correlati all’alcol. Nelle analisi che tengono conto dell’età, della regione di residenza e dell’anno, il rischio di disturbi legati all’alcol è risultato inferiore di circa il 30% tra i giocatori di calcio rispetto agli uomini della popolazione generale. Questo rischio ridotto è stato osservato tra i calciatori che hanno giocato la loro prima stagione nella massima serie dall’inizio degli anni ’60 in poi. Mentre i calciatori di epoche precedenti sono risultati avere un rischio simile a quello degli uomini della popolazione generale. Il rischio di disturbi correlati all’alcol è risultato più basso intorno ai 35 anni, per poi aumentare con l’età. Intorno ai 75 anni, i giocatori di calcio avevano un rischio più elevato di disturbi legati all’alcol rispetto agli uomini della popolazione generale. Non è stata osservata alcuna associazione significativa tra il numero di goal, il numero di partite e le stagioni giocate nella massima serie.

Servono ulteriori ricerche sull’impatto del marketing sui tifosi

Per quanto riguarda il rischio di disturbi legati all’abuso di altre droghe, questi sono risultati significativamente inferiori (78%) tra i giocatori di calcio rispetto alla popolazione generale. Questo è uno studio osservazionale e i ricercatori riconoscono che le persone possono aver avuto problemi correlati all’alcol senza ricevere una diagnosi e che i loro risultati potrebbero non essere estendibili alle giocatrici di élite, ai giocatori dilettanti e giovani (che costituiscono la maggior parte dei giocatori di calcio in tutto il mondo). “In questo studio di coorte a livello nazionale – concludono i ricercatori – i calciatori maschi che hanno giocato nella massima serie svedese avevano un rischio significativamente inferiore di disturbi legati all’alcol rispetto agli uomini della popolazione generale”. Secondo gli scienziati, è probabile che questi risultati riflettano i cambiamenti economici nel calcio, alterando le abitudini di consumo dei giocatori dagli anni ’60 e mitigando i danni alla salute legati all’alcol. Al contrario, le squadre di calcio, le competizioni e le leghe continuano a promuovere l’alcol e altri prodotti malsani per i tifosi di calcio, cosa che le prove indicano siano direttamente collegate a un consumo più elevato, in particolare tra i giovani. Ulteriori ricerche potrebbero essere in grado di confrontare l’incidenza dei disturbi legati all’alcol tra la popolazione generale e i tifosi di calcio per determinare l’impatto del marketing.

FONTE: https://www.bmj.com/content/379/bmj-2022-074093

https://mohre.it

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