Quando la cannabis cura, il dolore e non solo

Ida Macchi 

Dal 2006 i medici possono prescrivere preparazioni galeniche contenenti sostanze attive a base di cannabis per uso medico. Gli ingredienti per formularle: alcune varietà di infiorescenze di canapa sativa o indica importante in gran parte dall’Olanda, come Bedrocan e Bediol, ma dal 2014 anche prodotte in Italia dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare e commercializzate in farmacia con il nome di  Cannabis FM 1 e FM 2.  Esiste inoltre  un “vero” farmaco a base di cannabis: è il Sativex, approvato dal Ministero della Salute. Nonostante la gamma di formulazioni, i risultati delle ricerche che ne hanno testato gli effetti terapeutici sono però ancora controversi: l’uso della cannabis è stato promosso per alcune patologie, mentre per altre si è dimostrato inefficace, o dai risultati troppo deboli. Per far chiarezza ne abbiamo parlato con il dottor Oscar Corli, responsabile dell’Unità di ricerca in terapia del dolore e cure palliative dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche  Mario Negri IRCCS di Milano .    

CANNABIS: UN MIX DI PRINCIPI ATTIVI 

La cannabis contiene sino a 800 molecole, ma le infiorescenze utilizzate a scopo terapeutico non racchiudono questo mix e proprio per questo non hanno nulla a che fare con quelle dello spinello o “dello sballo” , né tanto meno con quelle della green canapa. “Vengono trattate in modo tale che forniscano soprattutto due principi attivi con un’azione farmacologicamente positiva: il delta 9 tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo  (CBD),  entrambi in grado di legarsi ai recettori (CB1 e CB2)  del sistema endocannabinoide del nostro organismo”, spiega il dottor Corli. Si tratta di un sistema biologico di comunicazione tra le cellule che contribuisce a regolare molte funzioni vitali  e a mantenere l’omeostasi, ovvero quell’equilibrio interno che può essere messo a rischio dagli agenti esterni. “Per la precisione i CB1 sono dislocati nel sistema nervoso, sia centrale che periferico ,dove regolano funzioni come l’appetito , l’umore, il sonno,  l’equilibrio energetico, il lavoro delle ghiandole che producono ormoni, le funzioni cardiovascolari”, aggiunge il dottor Coli. “ I CB2 sono invece dislocati quasi esclusivamente nel sistema immunitario dove concorrono a regolarne l’azione antinfiammatoria. Per interagire con questi recettori , ognuna delle preparazioni a base di cannabis terapeutica contiene i due principi attivi , ma a seconda della patologia e dell’effetto desiderato, le loro percentuali vengono scelte dal medico che le prescrive : infiorescenze con una maggior quantità di THC ( limitata però per legge allo 0,2%) per esempio, se si vuole un effetto psicoattivo, tonico  o analgesico; una maggior quantità di i florescenze ricche di CBD, invece, per garantire un effetto rilassante e sedativo utile per esempio per  limitare le contrazioni muscolari involontarie”. Importante, perciò, affidarsi per le cure ad un medico o ad uno specialista, come per esempio un neurologo o un algologo, esperti nell’uso della cannabis terapeutica: le percentuali dei preparati fanno la differenza”.   

I VERI EFFFETTI 

Ma quali sono i suoi effetti , dimostrati dalla scienza? Uno studio comparso sul New England Journal of Medicine ha promosso a pieni voti il CBD  per la sindrome di  Lennox Gastaut, una forma di epilessia rara ma grave che colpisce i bambini. Il nostro Ministero della Salute, invece,  ha stilato l’elenco di patologie che potrebbero trarre benefici con l’uso dei cannabinoidi :il dolore cronico, l’anoressia  allo stadio avanzato, ovvero quando l’organismo è particolarmente indebolito e la fame è praticamente assente, la nausea e il vomito legati all’uso di chemioterapici o alla radioterapia, l’ eccessivo e anomalo aumento del tono muscolare della sclerosi multipla e i tic  motori della sindrome di Tourette. Di fatto gli studi clinici effettuati sulla reale efficacia della cannabis su queste, ma anche su altre patologie, hanno un po’ ridimensionato le indicazioni: “promosso l’effetto sul dolore cronico,  compreso quello neuropatico, come per esempio quello legato ad un’infezione da Herpes Zoster , noto come fuoco di sant’Antonio, o al diabete”, spiega il dottor Corli. “Ok alla cannabis anche per il dolore da tumore che non risponde più ai farmaci tradizionali , compresi gli oppioidi come la morfina, anche se stando ad uno studio  della Società Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP), garantisce solo un moderato miglioramento analgesico. Promosso a pieni voti , invece, il suo effetto sulla spasticità da sclerosi multipla e su quella legata a danni del midollo, mentre alcuni studi effettuati in Israele hanno dimostrato che ha buoni effetti anche sulla fibromialgia . Deboli, invece, i risultati sulla nausea e il vomito legato alle cure per i tumori, mentre sono del tutto nulli quelli sulla perdita di peso legato a malattie come l’anoressia o l’AIDS. Ininfluenti anche quelli sulla perdita di massa muscolare (la cachessia) legata  ai tumori allo stadio avanzato, come ipotizzato, mentre è stato bocciato un suo possibile effetto benefico sul glaucoma”.  

MAI IL FAI DA TE 

Come si usano le varie preparazioni a base di  inflorescenze di cannabis? Mai affidandosi al fai da te, ma sempre sotto la supervisione del medico: “non sono farmaci e quindi non hanno l’approvazione dell’EMA e dell’AIFA”, sottolinea il dottor Corli. “Di conseguenza, prima di essere commercializzate non sono soggette alla stessa normativa dei medicinali che ne assicurano requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia”. Per quanto riguarda le preparazioni galeniche, invece, la cannabis viene usata soprattutto in tisana, e quindi come bevanda dopo una decozione, oppure  in oleoliti, o in estratti glicolici, da assumere in gocce. Se si ricorre al Sativex, invece, attraverso un vaporizzatore da spruzzare in bocca. In alcune regioni è prevista la rimborsabilità delle preparazioni galeniche, in altre vanno pagate di tasca propria. Dal 2017 la cannabis , olandese o italiana, viene venduta a circa 9 euro al grammo ( più IVA), ma a tale prezzo vanno aggiunti l’onorario del farmacista e i costi di confezionamento. Il Sativex, prescritto unicamente per la spasticità della sclerosi multipla, è invece a carico del SSN. 

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