Carie: identificato nuovo nemico della dentatura

Ida Macchi 

Si sa da tempo che lo Streptoccco Mutans è il primo nemico della dentatura, soprattutto di quella dei più piccoli: fa normalmente parte della flora batterica orale, ma con la complicità di dolci e soft drink che sono ricchi di zuccheri e di una cattiva igiene, può crescere indisturbato in bocca, sedimentarsi nella temibile placca e produrre acidi che danno il via alle carie. Oggi, però, c’è un nuovo imputato che ha un ruolo nel mettere a rischio la salute dei denti dei bambini: è il Selenomonas sputigina, identificato da uno studio di un team di ricercatori della University of Pennsylvania School of dental medicine, pubblicato su “Nature Communications”, che dimostra che questo batterio ha un ruolo di primo piano nell’erodere lo smalto, facendo proprio “da spalla” al famigerato Streptococco Mutans. Insomma, concorre a formare e a potenziare quel film batterico che può “bucare” lo smalto. Questa alleanza è particolarmente temibile per i denti dei più piccoli: non sono ancora completamente mineralizzati e gli esisti del sodalizio tra i due nemici della dentatura risultano più aggressivi. La carie rischia perciò di manifestarsi con maggior facilità e di progredire più rapidamente.

Il commento dell’igienista dentale, Dr.ssa Alice Alberta Cittone, membro del board scientifico di MOHRE: 

“L’articolo scientifico in questione si concentra sull’identificazione delle interazioni interspecifiche rilevanti per lo sviluppo della carie dentale nell’infanzia. Mentre il batterio Streptococcus mutans è considerato il principale patogeno coinvolto nella carie dentale, l’articolo cerca di determinare se altri microorganismi siano attivamente coinvolti o interagiscano con i patogeni. Utilizzando un approccio multidisciplinare, i ricercatori analizzano il biofilm sopra-gengivale (placca dentale) di 416 bambini in età prescolare per identificare le interazioni interspecifiche rilevanti per la malattia. Attraverso studi di imaging multiscale, analisi di virulenza e esperimenti con modelli animali, gli autori esaminano la formazione del biofilm, l’organizzazione spaziale e l’attività metabolica di Selenomonas sputigena, Prevotella salivae e Leptotrichia wadei, sia singolarmente che in presenza di S. mutans.

I risultati mostrano che S. sputigena, un batterio anaerobico flagellato precedentemente sconosciuto nel biofilm sopra-gengivale, diventa intrappolato negli esoglucani streptococcici, perde la motilità ma si moltiplica attivamente per formare una struttura multicellulare simile a un favo d’ape che avvolge S. mutans, potenziando l’acidogenesi. Gli esperimenti condotti su modelli animali rivelano che S. sputigena, sebbene non sia in grado di causare la carie da solo, causa lesioni estensive dello smalto dentale e peggiora la gravità della malattia quando è coinvolto insieme a S. mutans.

Tutto questo ci porta a considerare non solo il ruolo di singoli patogeni, ma anche le interazioni tra diverse specie batteriche nel biofilm dentale. I risultati evidenziano S. sputigena come un “patobionte” (batteri con una doppia identità) che coopera con S. mutans per aumentare la virulenza del biofilm nella carie dentale. Questa scoperta contribuisce a una migliore comprensione della patogenesi della malattia dentale nell’infanzia e potrebbe avere implicazioni per le interazioni tra patogeni e patobionti in altre infezioni, non solo del cavo orale. Inoltre, questa scoperta, porta anche a rivalutare le scelte preventive e terapeutiche della carie nel bambino, impone di rivedere le linee guida, ormai comunque obsolete e da una nuova speranza per combattere la 6° malattia più frequente al mondo”.

Al contrattacco

L’antidoto?  Seguire queste semplici regole anticarie. 

Nei primi mesi di vita, lavare le gengive del bebè con una garzina: per evitare accumuli di batteri.

Non assaggiare le sue pappe e poi usare lo stesso cucchiaino per imboccarlo. Nella saliva di mamma e papà,  soprattutto se la loro dentatura non è in perfetta salute, può esserci un’alta concentrazione dei due nemici dello smalto che possono migrare nella bocca del bambino e aggredire con il tempo anche la sua dentatura.

Invitare i bambino a lavarsi i denti sin dai 6 mesi, offrendogli lo spazzolino come fosse un giocattolo: prima va manovrato da mamma o papà e poi, progressivamente, da lui. Attenzione però a suggerirgli il movimento giusto: lo spazzolino deve procedere sempre dalla gengiva verso il dente, ovvero , “dal rosso al bianco” della dentatura.

Non demonizzare i dolci, ma considerarli uno strappo alla regola e non un’abitudine. Soprattutto, abituare il bambino a lavarsi i denti dopo aver consumato  cibi o bevande zuccherate: i due batteri convertono gli zuccheri proprio in quegli acidi che danno in via alla carie.

Nel primo anno di vita, no a tisane zuccherate, prima della nanna: i loro residui rimangono a contatto dei denti per tutta la notte e diventano ad alto rischio.

Mai intingere il ciuccio nel miele, evitando questa cattiva abitudine anche se i dentini non sono ancora spuntati: sono in formazione al di sotto delle arcate e non corrono il rischio di cariarsi, ma nonostante ciò poi l’abitudine al dolce è dura da eliminare. Con i rischi che ne derivano: per la dentatura, ma anche per il peso del bambino, e quindi per tutta la sua salute.

Mai superare più di 8 ore tra un lavaggio e l’altro dei denti: su un solo dente può albergare fino a un miliardo di batteri. Grazie ai residui alimentari, un solo grammo di questi ( pari a 100 mila microrganismi) nel giro di 4 ore può diventare 10 volte più numeroso e organizzarsi nella temibile placca, il film che facilita la comparsa della carie.

Fissare la prima visita con un odontoiatra pediatrico intorno ai 5-6 anni di vita del bambino: a differenza di quanto si pensa, anche i dentini da latte possono cariarsi tant’è che il 22% dei bambini che hanno meno di 4 anni ha almeno una carie. Un grosso rischio perché un dentino cariato aumenta la carica batterica presente in bocca e, soprattutto, può contaminare i denti vicini con il rischio che si carino a loro volta.

Quando il bambino è più grandicello, valutare con il dentista se ricorrere alla sigillatura: consiste nella semplice applicazione di una vernicetta trasparente, a lento rilascio di fluoro, sui solchi dei molari, dove è più difficile rimuovere residui di cibo e placca con lo spazzolino. Con la sua protezione, sono a minor rischio di carie.

https://mohre.it

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*