Centri Antiveleni, SITOX: “Necessarie nuove risorse strutturali e umane. Urgente l’implementazione delle attività all’interno dei LEP”

 La Società Italiana di Tossicologia (SITOX) è la società scientifica che  rappresenta nel nostro Paese la tossicologia clinica e i Centri Antiveleni. Da circa 20 anni SITOX è  stata in molte occasioni propositiva (incontri tecnico-scientifici, tavoli di lavoro, documenti) verso le  Istituzioni nazionali, in particolar modo verso il Ministero della Salute, nel documentare e perorare il  corretto riconoscimento normativo e il necessario accreditamento dei Centri Antiveleni e della  tossicologia clinica nel SSN/SSR. 

«La frequenza della patologia da causa tossica di chi accede al sistema dell’urgenza è del 5/6%. Un  dato di tutto rilievo, che però non viene preso seriamente in considerazione dal SSN, vista la carenza  sistematica di medici specialisti in tossicologia», ha dichiarato Guido Mannaioni, Professore  Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Firenze, Direttore della Struttura  Ospedaliera di Tossicologia Medica e Centro Antiveleni presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria  Careggi, nonché Consigliere della Società Italiana di Tossicologia durante il XXI Congresso  SITOX. «Il paziente con esigenza assistenziale richiede cure specialistiche che nella maggioranza  dei casi non ha possibilità di ricevere. Il ruolo del tossicologo clinico nei servizi d’urgenza è invece  più che importante e le sue prestazioni dovrebbero essere accessibili – se non in tutti gli ospedali – almeno presso i DEA di I e di II livello»

Le intossicazioni costituiscono un problema di sanità pubblica rilevante, con una deciso trend  incrementale (1 caso ogni 100 abitanti l’anno). In particolare, i ricoveri per intossicazioni acute e  croniche risultano essere ben oltre i 100.000 l’anno, mentre gli accessi in pronto soccorso non  seguiti da ricovero per la stessa patologia sono più di 450.000 l’anno. È quanto osservano anche i  Centri Antiveleni, istituzioni sempre meno valorizzate all’interno del sistema dell’urgenza  emergenza e che necessiterebbero di nuove funzioni e di fondi dedicati. 

«Il paziente intossicato, differentemente da quanto avviene per tutte le altre patologie – prosegue  Mannaioni – è praticamente l’unico malato che non trova uno specialista che lo prenda in cura. Per  superare tale situazione di crisi è necessario intervenire su più fronti. Anzitutto introdurre CAV che  operino a livello sovraregionale-nazionale, con bacini di utenza di circa 6-8 milioni di abitanti. Poi  costituire reparti specialistici in tossicologia clinica con posti letto da associare ai CAV. A tali  esigenze bisogna assicurare la possibilità di gestire pazienti intossicati acuti meno complessi presso  strutture DEA (con la consulenza specialistica dei CAV), nonché garantire attività ambulatoriali  specialistiche di tossicologia clinica associate ai CAV, e laboratori di tossicologia analitica clinica  in grado di effettuare determinazioni tossicologiche in urgenza».

Nel corso del Congresso la SITOX ha avanzato più proposte per migliorare alcuni standard  qualitativi, tra cui riposizionare la Tossicologia nell“Area Medica” del DM 70/2015, in quanto  attività del SSN di diagnosi e cura specialistica.  

Ma è sui CAV che la SITOX ha voluto esplicitare alcune indicazioni da subito implementabili. A tal  proposito ha affermato Mannaioni: «Per arrivare più rapidamente a compensare l’attuale situazione  di grave carenza di CAV, si potrebbe ipotizzare una prima fase durante la quale “sperimentare” un  modello di rete nazionale utilizzando uno o più servizi già in grado di assicurare tutte le funzioni  richieste dall’Accordo Stato-Regioni del 2008 (HUB) per favorire e supportare i nuovi servizi  (Spoke) fino alla loro autonomia. Inoltre, è giunto il momento di valorizzare ed implementare  l’attività dei CAV all’interno dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP)». 

Infine un ragionamento su personale e formazione: «Vi è sempre più una carenza di personale che  impedisce di far fronte in maniera adeguata alle esigenze dello specialista in Farmacologia e  Tossicologia Clinica, quest’ultimo inquadrato come medico che svolge attività analitica senza poter  correttamente contribuire a migliorare l’appropriatezza delle cure nel sistema delle urgenze emergenze. Un problema anche a livello universitario: il Ministero della Salute deve farsi portavoce  della necessità di formazione in Tossicologia clinica e delle dipendenze nel percorso di studi della  Laurea in Medicina e Chirurgia con lo scopo di attrarre giovani Colleghi nella formazione  specialistica in farmacologia e Tossicologia clinica», ha concluso il Prof Mannaioni.

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