
Con pandemia la salute mentale è peggiorate in chi fa uso di droghe
di Valentina Di Paola
La pandemia da nuovo coronavirus ha peggiorato le condizioni delle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti, aumentando i livelli di ansia e depressione e, in generale, peggiorando la salute mentale di questa fascia di popolazione. Sono i risultati di uno studio condotto dagli scienziati dell’Institute for Implementation Science in Population Health (ISPH), negi Usa, pubblicato sulla rivista Harm Reduction Journal. Il team, guidato dalla scienziata Yesenia Aponte-Melendez, ha valutato il modo in cui la pandemia ha influenzato il consumo di sostanze stupefacenti, l’adozione di comportamenti a rischio, la salute mentale e l’utilizzo dei servizi di assistenza destinati alle persone con dipendenza da droghe. I soggetti con tossicodipendenza, spiegano gli esperti, sono vulnerabili al rischio di un decorso più grave in caso di infezione, perché, assieme alle comorbilità cliniche, tendono a sperimentare fattori di rischio sociale associati ai peggiori esiti della pandemia, come povertà, emarginazione e scarso accesso all’assistenza sanitaria.
Il legame tra Covid-19, uso di droghe e condizioni di salute
Il gruppo di ricerca ha reclutato 165 partecipanti, selezionati tra chi fa uso di droghe e tra i candidati al test HCV RNA, un esame quali-quantitativo eseguito allo scopo di individuare la presenza dell’acido nucleico virale dell’HCV, l’agente patogeno responsabile dell’Epatite C. La ricerca è stata infatti condotta come parte di uno studio randomizzato che si prefiggeva lo scopo di migliorare l’accesso al trattamento dell’HCV per le persone che si iniettano droghe. L’analisi trasversale è stata invece rivolta a un sottocampione di 106 partecipanti. Gli scienziati hanno confrontato le risposte di due coorti separate, la prima composta da 60 soggetti intervistati prima della pandemia, e la seconda di 46 individui interpellati durante l’emergenza Covid-19. Gli esperti hanno valutato anche le differenze nel gruppo di studio in base alla disponibilità di accesso all’assistenza sociale. I dati dei partecipanti sono stati raccolti mediante interviste strutturate della durata variabile tra 90 e 120 minuti, che includevano domande sull’uso di sostanze, overdose, salute mentale, comportamenti a rischio, programmi di assistenza e utilizzo dei servizi sanitari pubblici. I colloqui sono stati svolti da personale di ricerca qualificato per telefono o di persona.
La pandemia ha peggiorato la situazione psicologica dei tossicodipendenti
Stando ai risultati del gruppo di ricerca, i partecipanti intervistati durante la pandemia riportavano livelli più elevati di problemi associati alla salute mentale, di riutilizzo di siringhe, di consumo di alcol, rispetto alle persone che hanno risposto al sondaggio nel periodo pre-pandemico. In particolare, riportano gli studiosi, durante la diffusione del nuovo coronavirus l’80,4 per cento dei partecipanti riportava problemi psicologici o emotivi, a fronte del 50 per cento della coorte intervistata prima della pandemia. I livelli di depressione sono stati associati al 52,5 e all’84,8 per cento del campione rispettivamente prima e durante la diffusione di SARS-CoV-2, mentre le stime relative all’ansia sono state rispettivamente 49,2 e 84,8 per cento. Allo stesso tempo, durante la diffusione di Covid-19, le persone con dipendenze da droghe tendevano a beneficiare meno dei programmi di servizio siringhe e dell’utilizzo di buprenorfina, un oppioide usato per trattare il dolore acuto, il dolore cronico e la dipendenza da oppioidi. “Il nostro lavoro – commentano gli autori – indica che Covid-19 ha influenzato negativamente le condizioni delle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti. I nostri dati suggeriscono inoltre che l’istallazione di distributori automatici di forniture per la riduzione dei danni nelle comunità ad alto rischio di consumo di droghe potrebbe contribuire a mantenere l’accesso a presidi salvavita durante le situazioni emergenziali”.
LINK A STUDIO: https://harmreductionjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12954-021-00568-3