Covid 19: problemi neurologici a lungo termine per il 7% dei pazienti

Redazione

Il virus SARS-COV-19 sembra avere una personalità spiccata, tendente al narcisismo: non vuole essere dimenticato e per farlo determina sequele a lungo termine, colpi di coda, reinfezioni, problemi neurologici a lungo termine. E’ un amante indesiderato e molesto e in circa il 7% dei pazienti di tutte le età, innesca conseguenze a lungo termine di tipo neurologico sino a 12 mesi dopo l’infezione. Non solo la tipica ‘nebbia cerebrale’ che può persistere settimane o mesi rendendo difficile il recupero, ma veri e propri disturbi del movimento, problemi di memoria, cefalea, convulsioni e rischio di ictus.

E’ quanto emerso da uno studio effettuato sui veterani americani da ricercatori dell’Università di Washington e pubblicata su Nature Medicine : il 42% dei soggetti che era risultato positivo all’infezione aveva un rischio aumentato di problemi neurologici sino a 12 mesi dopo la guarigione e il 7% li ha manifestati, anche in soggetti più giovani che non avevano avuto bisogno di cure ospedaliere. L’età media della coorte analizzata era di 61 anni e l’89% erano uomini. Rispetto ai soggetti sani (che non avevano contratto il virus) di controllo, i pazienti COVID avevano l’80% in più di probabilità di sviluppare episodi convulsivi, una probabilità del 43% in più di avere disturbi come ansia e depressione, il 42% in più di mostrare disturbi del movimento e il 35% di avere episodi di mal di testa da lieve a grave. Ma anche una probabilità del 50% superiore di avere un ictus. Certo, data l’età media del campione si può pensare che questi problemi si sarebbero comunque evidenziati ma i ricercatori sospettano che la tempesta infiammatoria causata dall’infezione virale possa agire da ‘detonatore’. E che quindi sia necessario non sottovalutare episodi neurologi nei pazienti che hanno avuto la malattia, emersi specialmente nei soggetti adulti più giovani.

La buona notizia però è che le persone vaccinate hanno mostrato un rischio ridotto di queste complicanze, confermando, se mai ce ne fosse ancora bisogno, il valore della vaccinazione come strumento di protezione globale e strategia di salute pubblica.

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