Covid e quarta dose. Il sistema immunitario potrebbe “esaurirsi”

di Andrea Lupoli

Mentre il Covid 19 continua a far registrare nuovi casi, seppur con qualche debole segnale di flessione, rimane ancora aperto a livello scientifico il dibattito sulla possibilità di somministrare una quarta dose “booster” per contrastarne la diffusione. Una ipotesi sulla quale però la comunità scientifica non si è espressa ancora ufficialmente. Ne ha parlato in modo approfondito il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della SIMIT – Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali- e docente di Infettivologia presso l’Università di Roma Tor Vergata, intervistato per il portale MOHRE. 

Professor Massimo Andreoni

 

Quarta dose in arrivo professore?

Difficile rispondere a questa domanda, ma Israele, che è il paese che da sempre è avanti nelle vaccinazioni, la sta già effettuando. E’ partita con i pazienti con più di 60, ai medici e ai fragili e adesso la sta allargando anche ai soggetti di età compresa fa i 18 e i 60 rendendola, di fatto, una pratica clinica. E’ accaduto questo perché ha dei dati che dimostrerebbero che la quarta dose aumenta di almeno 3 -5 volte la protezione nei confronti della malattia e di almeno un paio di volte la protezione nei confronti dell’infezione rispetto ai soggetti che hanno fatto solo tre dosi. Dobbiamo anche dire che Pfizer sta preparando un vaccino contro la variante Omicron che potrebbe essere disponibile a breve. Siamo in una fase di passaggio in cui potremmo pensare di passare appunto ad un vaccino diverso che prevenda una azione contro la variante che sta circolando. Ad oggi, e lo vediamo anche in ospedale, ci sono pochissimi casi di soggetti con tre dosi che presentano malattia grave. Le forme gravi sono appannaggio di soggetti immunodepressi che probabilmente avrebbero una scarsa risposta immunitaria anche con quarta dose, a causa della loro condizione. Un ulteriore elemento di dubbio nei confronti di una quarta dose è legata ad alcuni dati che mostrano come una stimolazione antigenica eccessiva porti ad una ridotta risposta del nostro sistema immunitario, una sorta di “esaurimento”. 

Si potrebbe pensare quindi ad una eventuale somministrazione agli operatori sanitari oppure ai soggetti molto fragili?

Seguendo il modello Israele potrei rispondere di si. Credo però che ci sia bisogno di altri dati per poter dimostrare eventualmente una ridotta protezione data dalle tre dosi. Parlare di quarta dose quando ancora stiamo finendo di somministrare la terza alle persone mette troppa pressione sulla popolazione che matura l’impressione che non se ne esca mai. 

Ad oggi abbiamo dosi a sufficienza anche per eventuali quarte dosi?

Si. Il problema dell’approvvigionamento è ormai superato, anzi stiamo cercando di spingere ancora di più le persone a vaccinarsi quindi non ci sarebbe il problema nemmeno per una quarta dose, in termini appunto di disponibilità. Certo se è vero che Pfizer sta mettendo a punto il nuovo vaccino con Omicron potrebbe essere che l’industria inizi a rallentare la produzione del precedente vaccino per favorire il nuovo con qualche difficoltà. Sarebbe più semplice a questo punto vaccinare esclusivamente nei confronti della variante circolante.

Bisognerebbe formulare i vaccini in base alla variante come succede nel caso dell’influenza? 

Si, ed era un po’ l’ipotesi a cui eravamo arrivati quando si parlava di gestione annuale del vaccino. Era una considerazione che in molti facevamo. Un vaccino annuale in base al sottotipo virale circolante. Tutto questo però è legato all’andamento epidemico, se ci sono tanti casi e tanti sono gravi questa può essere una strada da percorrere: una vaccinazione con cadenza annuale mirata alla variante che circola.

Perché l’immunità da vaccino contro il Covid-19 tende a diminuire nel tempo?

Tutti i vaccini perdono progressivamente nel tempo la loro efficacia. Il sistema immunitario dimentica con gli anni. Il problema sostanziale qui è che il virus, mutando, rende l’immunità acquisita meno efficace perché si confronta con un virus completamente, o parzialmente, nuovo. 

Consideriamo però che la ‘perdita di immunità’ è relativa perché pronta a riattivarsi appena il virus prova ad entrare nel nostro organismo attivandosi contro l’agente infettivo.

https://mohre.it

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