Dalla pandemia al futuro per i malati cronici

A Roma esperti e parlamentari si confrontano su proposte concrete per la nuova gestione territoriale delle malattie croniche, alla luce del nuovo scenario determinato dal Covid-19

Cosa ci ha insegnato la Pandemia? Come pensiamo di rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale che deve affrontare la gestione di oltre 24 milioni di malati cronici, tra cui quasi 6 che soffrono di malattie reumatologiche? A queste domande e criticità ha cercato di rispondere, con proposte concrete, un gruppo multidisciplinare di esperti, composto da reumatologi, medici di medicina generale, farmacisti, esperti di telemedicina e di farmacoeconomia, insieme ai rappresentanti delle associazioni pazienti che hanno vissuto in prima linea le conseguenze determinate dal Covid-19. Il documento predisposto dagli esperti è stato portato all’attenzione dei parlamentari ed in primo luogo dell’Onorevole Fabiola Bologna e della Senatrice Paola Boldrini che hanno voluto promuovere un confronto su queste proposte.

La riflessione è partita dalla considerazione di molteplici criticità – hanno evidenziato il professore Mauro Galeazzi, coordinatore del gruppo di esperti, insieme a Silvia Tonolo, Presidente dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici ed Antonella Celano, Presidente Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e RareIn primo luogo, il limitato coordinamento da parte del Ministero della Salute nei confronti delle Regioni durante la crisi pandemica, le differenze regionali nel recepire il Piano Nazionale Cronicità, la mancata realizzazione dei Percorsi Diagnostico-Terapeutico-Assistenziali nelle malattie reumatologiche infiammatorie e auto-immuni in alcune regioni, così come del Fascicolo Sanitario Elettronico se non in rarissimi casi.  Inoltre, la gestione dei pazienti non acuti negli ospedali che prolunga le liste d’attesa, la mancanza di formazione, ma anche di semplice informazione, da parte dei medici di medicina generale e dei farmacisti che ritarda la presa in carico del paziente e le diagnosi, la dispensazione di molti farmaci per patologie croniche solo in ospedale. Infine, la limitata formazione e le carenze, dal punto di vista digitale, di numerose strutture sanitarie che limitano il ricorso alla telemedicina e la risposta ai bisogni dei pazienti drammaticamente differenziata da Regione a Regione e da ASL ad ASL nella stessa regione”.  

Criticità alle quali le Associazioni Pazienti, in tempo di pandemia, hanno cercato di dare risposte moltiplicando i loro servizi, ma che necessitano di una riorganizzazione gestionale del Sistema Sanitario Nazionale per far fronte ai due terzi della popolazione italiana che soffre di malattie croniche.

La pandemia ha aggravato la condizione dei pazienti cronici sia per il ritardo nell’accesso ai servizi sanitari e alle diagnosi, sia per l’allungamento delle liste di attesa per i controlli e la sospensione delle terapie – ha affermato l’On. Fabiola Bologna, Segretario Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera dei Deputati. Grazie al PNRR è necessario riorganizzare la medicina territoriale con percorsi innovativi nelle Case della Comunità e l’utilizzo della telemedicina all’interno dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) per facilitare l’accesso e la continuità dei servizi. In questa direzione va anche la mozione approvata lo scorso marzo che impegna il Governo a migliorare la tutela delle persone che convivono con malattie croniche reumatologiche, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi sanitari e sociali e l’inserimento e la permanenza nell’ambiente lavorativo”.

In questa ottica, Francesco Saverio Mennini,  Presidente Società Italiana di Health Technology Assessment (Sihta), ha spiegato come sembra ormai ineludibile seguire un nuovo percorso di presa in carico e cura del paziente con Artrite Reumatoide che non può prescindere da un potenziamento dell’assistenza territoriale e domiciliare. Facendo riferimento al Piano Nazionale delle Cronicità (PNC), Mennini ha proposto di potenziarlo a tre scopi: 1) favorire il buon funzionamento delle reti assistenziali centrate sui bisogni globali del paziente, con una forte integrazione tra l’assistenza primaria fornita dal Medico di Medicina Generale e le cure specialistiche; 2) incrementare l’ingresso precoce della persona con malattia cronica nel PDTA multidisciplinare;  3) aumentare le cure domiciliari e ridurre i ricoveri ospedalieri, anche attraverso l’uso di tecnologie digitali ormai mature e facili da gestire anche per i pazienti e coloro che li assistono.

A chiusura del confronto, è intervenuta la Senatrice Paola Boldrini, Vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato e Presidente dell’Intergruppo Cronicità.

 “E’ molto importante per noi parlamentari impegnati nella gestione della Sanità ascoltare le proposte di chi vive e cura la malattia – ha affermato la Senatrice Boldrini. E’ fondamentale, infatti, dare risposte agli oltre 24 milioni di malati cronici in Italia, a partire da quelli reumatologici che sono ben 6 milioni ed hanno sofferto e ancora soffrono per criticità che esistono da anni, ma che si sono evidenziate particolarmente a causa della pandemia. Alcuni capitoli di intervento del PNRR hanno preso spunto dal Piano Nazionale Cronicità che era un buon piano, ma che non è stato implementato per mancanza di fondi. Mi auguro – ha concluso la Senatrice Boldrini – che arrivi finalmente un momento di svolta per i malati cronici anche grazie alla nuova cabina di regia istituita presso il Ministero della Salute. 

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