
Dipendenza da eroina, in Svizzera si guarda allo spray nasale
Anna Benedetto
Svizzera pioniera nella riduzione del rischio da stupefacenti con una lunga storia di strategie messe in campo: Già negli anni ’90, la Svizzera ha aperto la strada al trattamento assistito dall’eroina, affrontando con successo le crisi dell’HIV e dell’overdose offrendo una forma precoce di approvvigionamento sicuro, insieme ad altri supporti sociali e medici. Negli anni successivi, ci sono stati ulteriori sviluppi nell’intervento. Nel 2008, ad esempio, alcune cliniche del paese hanno iniziato a rendere disponibili compresse orali di eroina di grado farmaceutico (diacetilmorfina) per i partecipanti che volevano smettere di bucarsi.
Tuttavia, queste opzioni non sempre soddisfano le esigenze di ogni partecipante, secondo Marc Vogel, capo della medicina delle dipendenze presso le cliniche psichiatriche dell’Università di Basilea, che ha un programma ambulatoriale di trattamento assistito da eroina. Alcuni soggetti vorrebbero allontanarsi dall’eroina ma hanno bisogno delle sensazioni date dalla sostanza iniettata, ma non dalla somministrazione in compresse. In alcuni casi, infatti, le riducono in polvere per sniffarle, ma con rischi per la salute dati dagli eccipienti, come i silicati, che non sono adatti ad essere inalati.
Le stime di prevalenza nazionale oscillano tra meno di uno e più di sette consumatori di oppiacei ad alto rischio per 1 000 abitanti di età compresa tra i 15 e i 64 anni. Nel complesso, ciò si traduce in circa lo 0,35 % della popolazione europea, ovvero 1 milione di consumatori di oppiacei ad alto rischio nel 2019. I quattro paesi più popolosi dell’Unione europea (Germania, Spagna, Francia e Italia) rappresentano oltre due terzi (68 %) di questa stima.
Il numero di eroinomani entrati in trattamento per la prima volta si è più che dimezzato dopo aver toccato l’apice nel 2009. Tra il 2018 e il 2019 il numero di consumatori entrati in trattamento per la prima volta per uso primario di eroina si è ridotto in 8 dei 20 paesi in cui sono disponibili dati.
L’eroina è stata la terza droga più comune segnalata dagli ospedali Euro-DEN Plus nel 2019, presente nel 16 % degli accessi ospedalieri per tossicità acuta connessa all’uso di stupefacenti. Gli oppiacei sono stati riscontrati in 10 dei 26 decessi ospedalieri registrati, di solito in combinazione con altre droghe (dati EU).

Relazione europea sulla droga 2021
Marc Vogel dell’Università di Basilea in Svizzera ha sviluppato insieme ad altri colleghi uno spray nasale che rappresenta una alternativa per il trattamento assistito a chi consuma eroina (HAT):
“La somministrazione per via nasale determina un picco di sensazioni, anche se non elevato come quello data dall’iniezione in vena”, il dott. Vogel ha detto a Filter. Alcuni soggetti hanno bisogno di questa sensazione per stabilizzarsi e fare un percorso di uscita dal ‘buco’”.

Relazione europea sulla droga 2021
La ricerca ‘Safety and feasibility of intranasal heroin-assisted treatment: 4-week preliminary findings from a Swiss multicentre observational study’ (https://harmreductionjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12954-023-00731-y) pubblicata su Harm Reduction Journal, consiste in uno studio osservazionale di quattro settimane in cui i partecipanti HAT hanno ricevuto la somministrazione di diacetylmorphine (DAM) in spray.
Hanno usato degli atomizzatori avvitati semplicemente sulla parte superiore della siringa, basta quindi spingere lo stantuffo, e l’atomizzatore disperde la sostanza in una nebbia fine attraverso il naso.
Si tratta di dispositivi simili a quelli usati per trasformare il naloxone in uno spray nasale per evitare le overdosi di oppioidi.
Alcune delle cliniche coinvolte hanno iniziato a fornire questa opzione ad un gruppo selezionato di consumatori di eroina tra il 2018 e il 2019 e hanno constatato efficacia e sicurezza. Per poi allargare allo studio osservazionale che 20 centri di tutta la Svizzera hanno iniziato alla fine del 2020 con l’arruolamento di 52 volontari. Il team di ricerca ha fornito loro lo spray e ha osservato come ha cambiato il loro consumo di eroina in quattro settimane.
I volontari hanno accettato di provare lo spray nasale con diverse motivazioni: alcuni a causa dell’impossibilità di fare iniziezioni di endovena a causa delle vene ormai danneggiate, altri preferivano sniffare rispetto ad altri metodi. Altri hanno riferito che le compresse orali non avevano un effetto abbastanza forte. E infine alcuni volevano allontanarsi dall’eroina a favore di un’opzione di consumo potenzialmente meno rischiosa.
Dopo le quattro settimane, 47 intervistati, o poco più del 90 per cento, stavano ancora usando lo spray nasale. Inoltre, la media settimanale delle iniezioni tra i partecipanti è diminuita del 44% rispetto al mese precedente. Il documento ha anche notato che non sono state segnalate “gravi interazioni avverse”.
“Pensiamo che per particolari sottogruppi di pazienti, questo sia un mezzo molto attraente per il trattamento degli agonisti con oppioidi”, ha detto Vogel.
Vogel ha anche avvertito: “i risultati del nuovo studio sono solo “preliminari”, il che significa che c’è spazio per saperne di più su come lo spray influisce sulle persone che accedono a HAT”. Le cliniche coinvolte stanno attualmente reclutando altri partecipanti per raccogliere più dati, ha detto.
Per rimuovere le barriere all’accesso a programmi di riduzione del rischio come HAT, i professionisti devono adottare misure che includono l’offerta di una varietà di percorsi, in modo che le persone possano trovare ciò che funziona per loro.