
Disagio mentale: quello che gli uomini non dicono
Il 63% di chi rifiuta la psicoterapia è uomo: è quanto emerge da un’indagine condotta da BVA Doxa, prima società di ricerche di mercato in Italia, per Serenis, piattaforma di benessere mentale online che, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, ha voluto porre i riflettori su questo tema.
L’analisi è stata effettuata su un campione di 1000 rispondenti di età compresa tra i 18 e i 54 anni, uomini e donne, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Alla domanda “Se ne avessi bisogno in futuro, potresti considerare di affidarti a un servizio di supporto psicologico?”, 300 intervistati hanno risposto di no e 189 di loro sono uomini.
Ma gli uomini hanno bisogno di supporto psicologico? Quali sono i freni che impediscono agli uomini di avvicinarsi alla psicoterapia? Gli psicoterapeuti specialisti in terapia cognitivo comportamentale Federico Russo, anche Direttore Clinico di Serenis, e Martina Migliore, Direttrice Formazione e Sviluppo di Serenis, hanno risposto a queste e ad altre domande con l’obiettivo di individuare i fattori culturali che condizionano l’atteggiamento di rifiuto degli uomini e di indagare le conseguenze di tale rigetto.
“L’idea che chiedere aiuto sia la dimostrazione dell’essere debole, vulnerabile, non autonomo, crea delle forti resistenze rispetto alla motivazione al supporto, che rappresenterebbe la prova della propria inadeguatezza.” – spiega Federico Russo.
In questo approfondimento si parla di “donne” e “uomini” per semplicità, ma per Serenis non è un genitale a determinare l’identità di genere. Nè tantomeno questa dicotomia binaria può rappresentare l’intera sfera di analisi: si tratta quindi di una semplificazione con dei limiti, ma che ci aiuta a prendere consapevolezza di alcune dinamiche per poterle guardare da più vicino.
Come la società influenza il rifiuto per la psicoterapia da parte degli uomini
Gli stereotipi di genere interiorizzati sembrano essere l’ostacolo principale alla fruizione della psicoterapia da parte degli uomini, i quali associano l’imperturbabilità maschile alla virtù e l’emotività alla debolezza. Questi preconcetti maschilisti, sistematicamente attribuiscono agli uomini caratteristiche di potere, e alle donne quelle di sudditanza e genitorialità. Tale aderenza ai ruoli di genere causa un disagio psicologico negli uomini, che spesso evitano di chiedere aiuto e negano a se stessi l’esplorazione delle proprie emozioni. E il contraccolpo peggiore può essere la cronicizzazione di un malessere non curato.
Ma, osserva Federico Russo zoomando sui giovani: “I più giovani tendono a percepire meno lo stigma della psicoterapia, di conseguenza ne parlano con maggior leggerezza, soprattutto se vivono in un ambiente culturale in cui gli stereotipi e i miti tradizionali trovano meno spazio (per es., i grandi centri urbani). Al contrario, i più anziani tendono meno a rivolgersi a servizi di salute mentale e, se lo fanno, lo vivono in segretezza, al punto da non rivelarlo nemmeno a parenti o amici. I dati nella ricerca Doxa parlano chiaro: considerando la popolazione maschile presa in esame, gli over 35 che rifiutano la psicoterapia sono il +4% in più rispetto ai giovani”.
Anche gli uomini hanno bisogno di supporto psicologico
L’80% dei suicidi, in Italia, viene commesso da uomini. Spesso, questi, purtroppo ignorerebbero anche i segnali di malessere emotivo che si manifestano attraverso sintomi fisici come vertigini, cefalee e tachicardia e si rivolgerebbero a medici specialisti diversi dagli psicologi. L’evitamento da parte degli uomini dei servizi di salute mentale per patologie come la depressione può portare infatti alla cronicizzazione del problema e, in alcuni casi, al suicidio.
Gli uomini che evitano di chiedere aiuto, solitamente mancano di alfabetizzazione emotiva, poiché incapaci di riconoscere ed esprimere le emozioni e affrontano lo stress con strategie negative come la repressione emotiva o, talvolta, con comportamenti dannosi.
“Gli uomini sono generalmente più inclini a cercare aiuto per disturbi d’ansia, specialmente quando diventano intollerabili e limitano la loro vita sociale. Anche le difficoltà relazionali, come il divorzio, possono motivare una richiesta di aiuto, specialmente quando sono coinvolti i figli. Al contrario, coloro che cercano aiuto sono più sensibili ed empatici, riconoscono le emozioni proprie e altrui, e possono affrontare lo stress in modo più resiliente.” – precisa Russo.
Il rifiuto della psicoterapia da parte degli uomini impatta anche sulle persone vicine
In contesti familiari, clinicamente si osserva una certa tendenza storica che porterebbe le donne a trascurarsi a farsi carico della consapevolezza emotiva propria e del partner e della gestione delle proprie difficoltà unite a quelle dell’altro: ciò scatenebbe circoli viziosi di iper-controllo che causano difficoltà alla donna e alla coppia. In queste vivrebbero ancora uno spirito di sacrificio e una necessità di sopportare malesseri e disagi in silenzio per essere considerate buone madri, mogli o compagne.
Di contro, però, il mito dell’uomo forte e infallibile sembra quasi giunto al tramonto: chi ha consapevolezza emotiva, donna o uomo che sia, si aspetta sempre più una maggior presa in carico da parte dell’uomo delle sue fragilità e delle difficoltà.
“Se nell’uomo persiste il mito dell’infallibilità, l’uomo che “non deve chiedere mai”, nella donna persiste la percezione di doversi far carico agilmente dei problemi di tutta la famiglia, spesso anche degli amici e conoscenti, un po’ uno spirito di sacrificio che ci portiamo dietro storicamente e che implica il dover “sopportare in silenzio” per poter essere giudicata una “brava” mamma, moglie, compagna, etc. come se ci fosse implicitamente bisogno di supporto nel ruolo stesso di donna, e di conseguenza si rendesse necessario mettere in secondo piano le proprie difficoltà.” – conclude Martina Migliore.