
Dolore e antinfiammatori
di Ida Macchi
Rivoluzione nel campo della lotta al dolore: gli antinfiammatori, da sempre considerati la soluzione per metterlo alle corde, potrebbero non avere questa funzione ed essere addirittura “colpevoli” di innescare un circolo vizioso che permette al dolore di diventare cronico. E’ quanto emerge da un recentissimo studio frutto della collaborazione tra la Mc Gill University di Montreal, in Canada, e alcuni ricercatori anche italiani, i cui risultati sono stati pubblicati a maggio su Science Translational Medicine https://www.mcgill.ca/newsroom/channels/news/discovery-reveals-blocking-inflammation-may-lead-chronic-pain-339532.
Più infiammazione più riparazione
I ricercatori hanno monitorato 100 pazienti con lombalgia acuta per scoprire in chi tra loro, e perché, il dolore di schiena evolveva in cronico. Il risultato é stato sorprendente: “a differenza di quanto pensato sino ad oggi, a dar nuovo carburate al dolore e a mantenerlo accesso non era la maggior entità dell’infiammazione e una risposta immunitaria “più decisa”. Succedeva invece proprio il contrario : guariva e non finiva intrappolato nel dolore cronico proprio chi nell’immediato aveva una maggior reazione infiammatoria e quindi un sistema immunitario che lavorava libero e a pieno regime ”, spiega il dottor Massimo Allegri, responsabile Terapia del Dolore del Policlinico di Monza e aiuto dell’Ensemble Hospitalier de la Côte in Svizzera, e coordinatore clinico della ricerca. “Si è inoltre visto che i primi attori di questo processo sono i neutrofili, globuli bianchi che il sistema immunitario manda in campo per battere le infezioni, ma che hanno un ruolo di primo piano quando c’è una lesione. Infatti, intervengono per primi, innescando una reazione infiammatoria che si esprime attraverso arrossamento, calore, tumefazione, dolore e alterazione delle funzioni della parte lesa, ma che hanno una loro funzione protettiva: preparare le basi per risolvere il danno dei tessuti e quindi anche per eliminare il dolore”.
Modello animale e banca dati
Per avere un ulteriore conferma, la ricerca ha poi studiato, su topi, se inibendo la loro risposta infiammatoria con i FANS o con il cortisone, aumentavano i rischi che il dolore diventasse cronico. E la conferma c’è stata: i farmaci hanno prolungato il dolore sino a 10 volte rispetto al normale. I ricercatori hanno inoltre controllato su una banca dati inglese , la UK Biobank, l’evoluzione del dolore acuto lombare di più di 30 mila pazienti , suddividendoli in due gruppi: quelli che avevano assunto paracetamolo per annientarlo e quelli che erano ricorsi all’ibuprofene. Nuova conferma: “il rischio di sviluppare un dolore cronico a distanza di tre mesi era 1,8 volte più alto tra i pazienti che si erano affidati all’antinfiammatorio”, sottolinea il dottor Allegri. Insomma, interferire e deprimere la risposta infiammatoria dell’organismo sembra remare contro la guarigione, mentre insospettabilmente dà benzina al dolore per autoalimentarsi e protrarsi nel tempo.
Inutili?
Ma allora gli antinfiammatori sono inutili se non addirittura controindicati? “ Assolutamente no, ma è importante scoprire con ulteriori studi clinici se e quando utilizzarli: magari non nell’immediato, in modo da permettere ai neutrofili di entrare in funzione, permettendo loro di svolgere un biologico ruolo riparatore”, risponde il dottor Allegri. “Oppure per cicli di giorni predefiniti, utili a non sopprimere la risposta immunitaria che è la prima medicina che l’organismo ci mette a disposizione”. Insomma, i risultati della ricerca suggeriscono che è il momento di riconsiderare come trattare il dolore acuto affiancando agli antinfiammatori, anche altre metodiche come la medicina rigenerativa , oggi praticata in centri di algologia d’eccellenza dedicati. “Consiste nel prelevare plasma ricco di piastrine (il PRP) o grasso micro fratturato dal paziente e di reiniettarlo nelle parti doloranti (schiena, ginocchio, anche, per esempio), dove funzionano da booster della risposta immunitaria personale, potenziando e accelerando così i naturali processi di guarigione” conclude il dottor Allegri.