Donazione organi: anche i centenari possono

Ida Macchi 

Una donna italiana, ultracentenaria, per la prima volta nella storia ha donato i propri organi, guadagnandosi il primato di donatrice più anziana al mondo. I figli, dopo la sua morte all’ospedale San Giovanni di Dio a Firenze, hanno dato l’autorizzazione per il prelievo del fegato che è stato trapiantato con successo in una paziente ricoverata all’ospedale di Pisa. La notizia ha fatto ovviamente scalpore, anche perché nell’immaginario collettivo la decisione di donare i propri organi dopo una certa età sembra una scelta inutile, nella convinzione che un vecchio rene o un fegato ormai usurato dal tempo non possano più essere utili per salvare una vita. Insomma, da “rottamare”. Nulla di più sbagliato: le donazioni degli over ’65, ovvero dei cosiddetti donatori marginali o con criteri estesi, non sono più fatti aneddotici e  la loro è una scelta salvavita più di quanto non si immagini.  

Per saperne di più ne parliamo con il dottor Massimo Cardillo, direttore generale del Centro Nazionale Trapianti (CNT) e con Flavia Petrin, presidente nazionale dell’Associazione Italiana per la  Donazione di Organi Tessuti e Cellule (AIDO).    

Esistono limiti anagrafici alle donazioni d’organo?

Assolutamente no, anche se molte persone anziane pensano di non essere più idonee. “Rientrano invece a pieno diritto tra i donatori perché, oltre alla loro disponibilità a fare questo gesto d’altruismo, quel che conta è l’età biologica degli organi che vengono trapiantati, un dato che viene valutato prima del prelievo dai medici”, spiega il dottor Cardillo. “Se un donatore anche molto avanti negli anni ha sempre seguito un corretto stile di vita e gli esami pre-impianto lo confermano, ha quasi sicuramente organi “più giovani” dell’età dichiarata dalla sua carta d’identità. Come tale è candidabile per la donazione perché, come dimostrato dalla signora di Firenze, anche i doni dei centenari possono ridare la vita a chi non ha più speranze”.

Quanti sono attualmente i donatori marginali in Italia ?

Più di quanti non si pensi: “poco meno di un donatore su due di quelli che hanno permesso i 3.778 trapianti effettuati nel 2021 aveva un’età superiore ai 65 anni”, sottolinea il dottor Cardillo. Infatti, complessivamente, il 46,8% dei prelievi di organi dello scorso anno è stato effettuato su persone decedute oltre i 65 anni e il 13,6% dei donatori era over 80.

Potrebbero essere di più? 

Sicuramente: nel 2021 il tasso di opposizione registrate in vita al prelievo d’organi tra gli ultraottantenni si è attestato al 61,7% contro il 31,1% della popolazione generale. “Molto spesso, però, non danno il proprio assenso sulla scia della disinformazione pensando appunto di non essere più idonei, oppure spaventati dalle fake news che circolano sull’argomento: il dubbio, del tutto infondato, che l’organo venga prelevato prima di un corretto accertamento con un encefalogramma ed altre indagini cliniche e strumentali della morte cerebrale del donatore, uno stato che conferma con certezza che non potrà più tornare in vita”, spiega Flavia Petrin. “Oppure, la paura di rimaner vittime di un subdolo traffico d’organi, credenza smentita dalla stringente e trasparente normativa che nel nostro Paese regola le donazioni d’organo. Il sistema dei trapianti in Italia è un sistema di sanità pubblica e viene garantito, gratuitamente, a tutti i cittadini che ne hanno bisogno”. 

Cosa produrrebbe un eventuale aumento dei donatori marginali?

La possibilità di soddisfare meglio le richieste di trapianto. “Nel 2021, i pazienti iscritti nelle liste d’attesa erano 8291, i trapianti effettuati meno di 3800” sottolinea il dottor Cardillo. “Più donatori marginali significa anche ridurre i tempi d’attesa, evitando che come purtroppo succede ancor oggi, l’organo necessario arrivi quando magari è troppo tardi. Stando agli ultimi dati, relativi al 2020, ci vogliono meno di 5 mesi d’attesa per un fegato, 11 mesi per un pancreas, 1 anno e 1 mese per cuore e polmoni, 2 anni e 1 mese per un rene”

Come si manifesta, quando si è avanti negli anni, la propria volontà a donare? 

Al pari dei giovani, il modo più semplice è farlo al momento del rinnovo della carta d’identità elettronica: “in quella occasione viene rivolta la domanda se si vuole o meno diventare donatori e, in caso di risposta positiva o negativa, questa volontà viene poi trasferita nel sistema informativo dei trapianti e quindi consultabile da tutti i centri trapianti del nostro Paese”, spiega Flavia Petrin. “In alternativa lo si può fare tramite AIDO, con il metodo tradizionale dell’atto olografo (un testamento scritto a mano), oppure da circa un anno in modo digitale tramite SPID  o la firma digitale. AIDO è disponibile 365 giorni, h 24, per raccogliere le volontà favorevoli dei cittadini, sottolineando che non c’è limite d’età per farlo. Sul sito dell’Associazione (www.aido.it) ci sono inoltre tutte le informazioni necessarie per diventare donatore e tutto quanto è necessario sapere in materia di trapianto per fare una scelta consapevole. Una corretta informazione è utile anche a chi, magari in prima battuta, non ha dato il suo assenso: un no può essere rettificato con un successivo si, perché vale l’ultima scelta fatta in ordine di tempo”. 

 Quali sono gli organi “più longevi “ che possono rappresentare la salvezza per chi è in lista d’attesa? 

Il primato va al fegato, che può essere donato anche in età avanzatissima. “E’ un organo straordinario, poiché le cellule epatiche sono grado di rinnovarsi da sole per tutta la vita e quindi, soprattutto se si segue un corretto stile di vita, sono meno sensibili agli insulti dell’età. Il fegato si rinnova inoltre anche nel corpo di chi lo riceve, dimostrandosi un organo evergreen visto che dopo il trapianto ha una vita media di 25 anni”, spiega il dottor Cardillo. “Longevo anche il rene che può essere donato in età avanzata, garantendo risultati adeguati anche a lungo termine. Non solo: se il donatore è molto avanti negli anni e il potenziale delle unità operative di filtraggio di un singolo organo (la massa nefronica) è insufficiente per le necessità metaboliche del ricevente, il problema viene superato con il trapianto di entrambi i reni che, in tandem, garantiscono una corretta funzionalità. La loro sopravvivenza nel corpo del ricevente è inoltre pari a quella di un rene donato da una persona giovane. E poi, fegato e reni oggi possono essere “ringiovaniti” prima del loro trapianto. Merito di speciali macchine di perfusione che fanno entrare al loro interno ossigeno e liquidi macroproteici analoghi al sangue, in modo che sopportino meglio l’immancabile shock biologico e metabolico che subiscono nei primissimi minuti in cui vengono collocati in un nuovo corpo. Questo fa sì che, nonostante gli acciacchi legati al passar del tempo e a malattie legate all’invecchiamento, dopo questo trattamento fegato e reni di over’70 hanno ugualmente le “carte giuste” per salvare la vita di un malato”.    

Ci sono invece organi per la cui donazione sono previsti criteri anagrafici più stretti ?

“Si: cuore e polmoni, perché sono più sensibili ai danni e agli insulti legati all’invecchiamento. Per di più, possono essere sottoposti con minor successo ai trattamenti rigenerativi pre-impianto”, spiega il dottor Cardillo. “La loro donazione è prevista sino ai 60 anni, ma anche in questo caso non si tratta di una regola ferrea: se ci sono le condizioni favorevoli, per esempio una coronarografia negativa o un ecocardiografia che dimostra che il cuore del donatore è in buone condizioni di salute, non ci sono controindicazioni al suo prelievo”. “Ancora una volta è l’età biologica e lo stile di vita del donatore a far la differenza”, aggiunge Flavia Petrin. “Proprio per questo, AIDO propone sane abitudini di vita che ognuno può seguire, per tutelare la propria salute al ed evitare  quelle malattie che possono aver bisogno di un trapianto”. 

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