
E-CIG promosse a pieni voti a prescindere dal gusto
Ida Macchi
Ennesimo alert nei confronti delle E-cig con liquidi al gusto di menta: secondo uno studio dell’Università di Pittsburgh, il loro uso ridurrebbe la funzionalità polmonare. Ma la ricerca non è rigorosa ed è poco attendibile.
Sconfessati su Nature Medicine
Commenta il professor Fabio Beatrice, primario emerito di otorinolaringoiatra e fondatore del Centro antifumo dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino: “Si tratta di una ricerca priva di rigore scientifico, basata su una sperimentazione poco attendibile. Soprattutto, i dati che fornisce sono in netto contrasto con i reali effetti dell’e-cig che, indipendentemente dall’aroma prescelto, sono stati promossi a pieni voti da una recentissima ricerca condotta da un team di ricercatori dell’università del Michigan, di quella della California, del King’s College di Londra e dalla Harvard Medical School. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Nature Medicine, si basano sulle evidenze emerse da una revisione sistematica della letteratura in merito al fumo elettronico condotta dalla Cochrane Library, e dimostrano che la tossicità del fumo elettronico è meno pericoloso di quello delle sigarette. Non solo: questo effetto vale anche a lungo termine, visto che il loro aerosol contiene livelli di sostanze dannose, o potenzialmente tali, fino al 95% in meno rispetto a quello delle bionde. Infatti, l’uso esclusivo delle e-cig riduce gli effetti negativi indotti dal fumo combusto sul tessuto polmonare, migliorandone le performance”.
I ricercatori hanno utilizzato un sistema robotico appositamente progettato che imitava i meccanismi della respirazione umana, scoprendo che chi si orienta sui gusti mentolati inala un maggior numero di particelle dannose disperse nei vapori dell’e-cig e, soprattutto, con dimensioni da 1 a 10 micron tali da raggiungere le vie aeree più profonde. I motivi? Probabilmente è portato ad inalare più profondamente il fumo, proprio perché il gusto menta dà una sensazione di freschezza.
Uno strumento da sponsorizzare
L’e-cig in realtà produce un incremento della cessazione tra il 10 e il 15%. Anche alla luce di questi risultati, gli autori dello studio pubblicato su Nature Medicine invitano i governi, la comunità medico-scientifica e gli operatori sanitari, soprattutto di quei Paesi in cui l’e-cig è proibita come la Nuova Zelanda, ad attuare una politica di maggior apertura, per incentivare lo svapo. “Poco importa, poi, qual è il gusto del liquido dell’e-cig prescelto: il passaggio al fumo elettronico, anche se non è a rischio zero, è decisamente vantaggioso per qualsiasi fumatore”, commenta il professor Beatrice. “Attenzione, però, chi si affida all’e-cig, deve evitare di trasformarsi in un fumatore duale , alternando la sigaretta elettronica alle normali bionde. Per questo, è consigliabile che integri il suo uso con un programma di counseling come quelli offerti dai centri antifumo accreditati dall’istituto Superiore di Sanità o dalla Regione (il loro elenco è disponibile chiamando il numero verde 80055408): attraverso telefonate e/o sedute di terapia cognitivo comportamentale, può trovare un valido appoggio che aumenta ulteriormente le probabilità di dire addio alle sigarette. E se in questo percorso il mentolo è di aiuto…… ben venga. Comunque, come puntualizzato anche su Nature Medicine, bisogna distinguere tra la prevenzione dell’inizio, fatta di regole e divieti che disincentivino l’approccio alle bionde e a qualsiasi altro tipo di fumo, compreso l’elettronico, e il supporto offerto dall’e-cig ai fumatori resistenti alla cessazione”.