Ecco i motivi per cui si inizia a fumare: la ricerca apparsa su Tabaccologia

Un miliardo. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sarebbero un miliardo i fumatori nel mondo, dato che si allinea a quel 24% della popolazione italiana che inizia mediamente a fumare intorno ai 17,6 anni. Si inizia da giovani, sempre di più, ma le variabili che intervengono in questa dipendenza sono almeno quattro. Le ha illustrate un recente articolo apparso sulla rivista Tabaccologia, organo scientifico della omonima società italiana  che le ha divise in due categorie: esogene e due endogene.

Tra i due fattori ‘esterni’ all’individuo presi in considerazione c’è il ‘modellamento’ ossia il processo di apprendimento che si attiva in un soggetto esposto al comportamento dei pari o di soggetti di riferimento, c’è poi il marketing ossia la pressione che spinge soggetti predisposti a trovare modelli da emulare. Ci sono però anche due fattori ‘interni’ all’individuo: la disposizione al ‘novelty seeking’ o al ‘sensation seeking’ termini che indicano la propensione ha comportamenti che attivano emozioni forti mediate da neuro trasmettitori specifici come la dopamina, e la vulnerabilità psichica individuale. Sono infatti i primi anni dell’età adulta quella in cui si manifestano o possono emergere disturbi psichici in cui l’uso del fumo di sigaretta (nicotina) funziona come un tentativo di autocura. Tutti questi fattori possono essere comunque ricondotti alla ricerca di una identità. Probabilmente non a caso il primo contatto con il fumo avviene in un periodo della vita caratterizzato da complessità, cambiamenti e conflitti, un ecosistema emotivo che può facilitare l’inizio di un comportamento di dipendenza. Il  ‘modellamento’ ad esempio fa parte della Teoria dell’apprendimento sociale che contribuisce allo sviluppo della personalità di un individuo: il contesto familiare e quello scolastico sono gli scenari in cui l’individuo apprende comportamenti e stili di vita ed è ormai noto che genitori fumatori o permissivi rispetto all’uso di sostanze illecite od abuso hanno più spesso figli fumatori. L’opposizione agli adulti di riferimento come strategia di ricerca della propria autonomia e limitazione dei pari completano lo scenario e attraverso la sigaretta l’individuo più fragile appoggia la sua identità. Contribuiscono campagne di marketing aggressive e modelli vincenti di personaggi associati al fumo: ancora oggi le rappresentazioni del fumo in televisione e in video raddoppiano la probabilità che i minori di minorenni si avvicinino alle sigarette e portano i minori che fumano ad intensificare il consumo sino al 42% in più. I giovani sono talmente sensibili alle pubblicità che l’esposizione a spot e rappresentazioni aumentano il loro desiderio di provare e secondo il National Survey on Drug Use and Health statunitense l’81,3% dei giovani fumatori sceglie sigarette dei marchi più pubblicizzati (contro il 60% di quelli più adulti che ne subiscono meno la fascinazione).

 

Esiste poi una finestra di vulnerabilità all’iniziazione che corrisponde allo sviluppo delle aree sottocorticali del cervello, sede delle emozioni e delle aree corticali frontali, sede delle funzioni inibitorie. Se alla fine della pubertà capace di gestire le proprie pulsioni, non e ancora invece abbastanza maturo per mettere in atto un’efficace comportamento inibitorio. Il risultato è uno squilibrio tra un’area che spinge all’azione e un’altra che, immatura, non riesce a controllare questa spinta. È ormai noto inoltre che il cervello adolescente vive una condizione di ipertrofia neuronale e neurotrasmettitoriale con uno eccesso di neurotrasmettitori legati alla ricerca del piacere che porta gli individui predisposti alla ricerca di comportamenti rischiosi e all’uso di sostanze legali o meno. Si tratta di soggetti più vulnerabili e maggiormente esposti a rischio di sviluppare una dipendenza anche in risposta ad una minore capacità di affrontare le esperienze e farvi fronte con reazioni positive (coping). 

Per ciò che riguarda invece la vulnerabilità psichica, la ricerca del fumo si configura talvolta come una forma di automedicazione, come la ricerca di placare ansie e angosce, grazie all’attività della nicotina che attiva il sistema dopaminergico della ricompensa con una azione sia ansiolitica che psicostimolante. 

A seconda dei profili psicologici del singolo individuo il fumo diventa una stampella emotiva oppure uno strumento per accedere al mondo dell’adulto e funge da lasciapassare per l’integrazione sociale o infine per lenire il disagio interiore. 

Fonte: doi 10.53127/tblg-2021-A005

Foto di Free-Photos da Pixabay

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