Epatite pediatrica, ci dobbiamo preoccupare?

di Ida Macchi

Dopo l’allarme lanciato dalla Gran Bretagna, dove sono stati segnalati i primi casi, nel mondo sono stati registrati circa 190 casi di epatite pediatrica acuta di origine ignota. Sono inclusi 40 casi dell’Unione Europea, di cui alcuni anche in Italia: 17 segnalati, 3 confermati e un piccolo che è stato addirittura trapiantato. Anche per questo, la Federazione Italiana Medici Pediatri ha immediatamente attivato una rete di sorveglianza sul territorio nazionale per monitorare la situazione che è decisamente anomala.

SOSPETTI E IPOTESI 

Queste epatiti pediatriche, infatti, non sono collegate ai soliti virus (A, B, C, D ed E) che provocano le infezioni del fegato e proprio per questo è stato ipotizzato che l’agente in causa possa essere un adenovirus, un virus della stessa famiglia di quelli responsabili dei comuni raffreddori. Di fatto, ne esiste un sierotipo che nei più piccoli  provoca gastroenterite, sintomi respiratori e a volte anche epatite, ma solo nei bimbi immunodepressi e non in quelli sani. Proprio per questo, tra le ipotesi al vaglio della scienza c’è anche quello che questo adenovirus possa essere mutato ed essere diventato più aggressivo anche nei confronti dei bambini senza alcun problema di salute. Al momento, riporta l’European Center for Disease Control (Ecdc) nell’ultimo bollettino, aggiornato al 23 aprile , non c’è però una chiara correlazione in questo senso. Precisa inoltre che non è stato evidenziato alcun legame anche con i viaggi. L’Istituto Superiore di Sanità ha invece scartato qualsiasi  collegamento con i vaccini contro il Covid-19: i bambini in Gran Bretagna, dove è stata individuata la maggior parte dei casi, non erano vaccinati e lo stesso dicasi per la stragrande maggioranza dei bambini italiani , considerando anche l’età molto bassa in cui la malattia tende a colpirli , al di sotto della soglia (5 anni) per la quale è disponibile un vaccino anti Covid 19. Ulteriori ipotesi chiamano invece in causa una riduzione dell’immunità dei più piccoli, legata alla diminuzione dei contatti sociali indotta dalla pandemia, che ha causato un abbassamento delle difese nei confronti dei tanti virus che di norma tutti i giorni incontriamo e verso cui siamo protetti  grazie al nostro sistema immunitario. Anche in questo senso, però, non c’è alcuna conferma.

COME COMPORTARSI ? 

Davanti a tante supposizioni, al momento irrisolte, rimane perciò alta l’attenzione dei genitori dei bimbi più piccoli. Quando mettersi veramente in allarme e sospettare un’epatite? Soprattutto, che fare? Ne abbiamo parlato con il professor Carlo Federico Perno, responsabile di Microbiologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

“I casi di epatite sin ad oggi registrati in Italia sono ancora in linea con quelli che vengono segnalati ogni anno nel nostro Paese e la situazione al momento non deve creare inutili apprensioni”, riassicura lo specialista. “Nonostante ciò, è importante tenere alta l’attenzione e sapere quali sono i segnali da non perdere di vista. All’inizio l’epatite dà segni sfumati che sono identici a quelli di una normale gastroenterite: dolori addominali, nausea, vomito e diarrea; di norma non c’è febbre. Si tratta perciò di una sintomatologia comune ad altre infezioni virali che hanno nel loro bersaglio le vie digestive, ma che di solito si risolvono da sole nel giro di un paio di giorni e che stanno circolando molto abbondantemente in questa stagione: non è il caso di mettersi subito in allarme perché è molto probabile che, se tutto si risolve nel giro di 48 ore,  si tratta di una normale gastroenterite dei bambini e non di un’ epatite. E’ invece il perdurare dei sintomi che deve insospettire: se durano più di 3-4 giorni , è importante consultare il proprio pediatra, o recarsi in un pronto soccorso pediatrico. Identica raccomandazione se la pelle del bambino assume un colorito giallo: è il cosiddetto ittero, possibile spia di un’epatite acuta. Ovviamente, si sta monitorando la situazione e si sta lavorando , a livello locale, regionale e nazionale, per avere più informazioni possibili nei prossimi giorni”.

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