Età anagrafica ed età biologica: possono non coincidere

Di Ida Macchi

Non sempre le candeline spente sull’ultima torta del proprio compleanno corrispondono alla propria vera età. Accanto a quella anagrafica, infatti, ne esiste una ben più precisa: è l’età biologica, legata al reale invecchiamento  di organi e tessuti  che non sempre coincide con quella indicata nella carta d’identità.  L’organismo, infatti, può essere più vecchio o più giovane di quanto crediamo perché il nostro destino biologico è il risultato di un mix tra il corredo genetico che abbiamo ereditato dai nostri genitori  e gli effetti epigenetici indotto su queste porzioni del nostro DNA dall’ambiente, dalle nostre abitudini di vita, dalla nostra alimentazione. “I nostri geni, infatti, comunicano con l’ambiente e, sotto i suoi stimoli, possono accendersi o silenziarsi, mantenendoci giovani e protetti dai malanni degli anni che passano o, al contrario, rendendoci vittime dei processi d’invecchiamento prima del tempo”, conferma il professor Giuseppe Novelli, genetista del Policlinico Tor Vergata . Insomma, con le nostre scelte di vita possiamo dar voce ai nostri geni protettivi oppure slatentizzare e far da cassa di risonanza a quelli “cattivi”.

Quel che si mette nel piatto

Un esempio ? Le influenze epigenetiche dell’alimentazione. “Se sana, ricca soprattutto di fibre e omega 3 e 6, stimola il nostro microbiota intestinale a produrre acidi grassi a catena corta , come il butirrato di sodio, che influenzano la trascrizione di geni con azione antinfiammatoria”, spiega il professor Novelli. “Zuccheri raffinati e grassi saturi , invece, provocano l’ attivazione del  fattore di trascrizione nucleare NF-kB che sblocca alcune centinaia di geni deputati alla produzione di sostanze infiammatorie , dando carburante alla temibile inflammaging, effetto di un corto circuito nel nostro sistema immunitario che si attiva in assenza di agenti esterni da cui difendersi. Risultato: anche se si basso grado, nell’organismo si accende uno stato d’allarme che agisce come una fiammella, flebile ma perpetua, che logora e danneggia organi e tessuti, facendoli invecchiare precocemente. Con la sua complicità, infatti, vanno alle stelle le quote di radicali liberi, molecole ‘ruba giovinezza’ che intaccano la membrana cellulare e che, alla lunga, sferrano il loro attacco anche ai mitocondri, il cuore della cellule dove è racchiuso il Dna.  L’inflammaging fa innalzare anche le citochine,  sostanze proinfiammatorie  che, oltre a dar manforte  all’invecchiamento, aprono la strada a malattie che sono tipiche di chi è in là con gli anni come quelle croniche, le cardiovascolari, le neurodegenerative e il cancro”. 

Risvegliare i geni buoni

L’antidoto e la ricetta per risvegliare i nostro geni buoni e mantenerci giovani a lungo però esiste. Mettere in tavola gli smartfood con azione anti-infiammatoria che sono stati identificati dall’Harvard  Medical School: i cibi della tradizione mediterranea, con un occhio di riguardo per  quelli che contrastano lo stress ossidativo come pomodori, frutti rossi ( (fragole, mirtilli, ciliegie), olio extravergine d’olivafrutta a guscio (noci, mandorle) verdure a foglia verde (  spinaci , cavoli)  pesce grasso come salmone, sgombro e sardine. “OK anche alla curcuma  e ai frutti viola , come i mirtilli o l’uva”, aggiunge il professor Novelli  “La pianta contiene curcumina, in grado di controllare i processi infiammatori e addirittura di proteggere il DNA da alterazioni chimiche a rischio. I frutti viola, invece, sono una fonte di resveratrolo che ha un’azione epigenetica in quanto entra nella regolazione dell’espressione dei geni deputati a produrre enzimi antiossidanti(SOD1 e GPX1) e quindi antinvecchiamento.  No, invece ai cibi spazzatura che incrementano i processi infiammatori fritti, bibite zuccherate, carboidrati raffinati, strutto, margarine, salumi e salsicce. Da rivedere, invece, l’effetto protettivo che piccole assunzioni di alcol avrebbero nei confronti di ictus e infarto, malattie legate all’invecchiamento del nostro sistema cardiocircolatorio. Studi di epidemiologia genetica sulla popolazione cinese hanno infatti messo in dubbio gli effetti protettivi anche di un suo consumo moderato”.

 Sedentari o attivi ?

Anche l’essere sedentari o attivi fa la differenza su come può esprimersi il nostro patrimonio genetico a favore o meno di un’età biologica inferiore o maggiore di quella anagrafica. “Chi non si muove, per  esempio, non mette in moto alcuni geni che sono delegati a produrre proteine che aiutano a demolire i grassi e che ottimizzano l’utilizzo dell’ insulina, l’ormone che regola la corretta distribuzione degli zuccheri a tutti i tessuti”, spiega il professor Novelli . “Non solo: è più facile che abbia depositi di grasso addominale al cui interno sono presenti cellule del sistema immunitario , come i macrofagi, che producono le temibili citochine. Va perciò incontro più facilmente e in tempi precoci al diabete, malattia che ruba giovinezza a tutto l’organismo. Fare attività fisica, invece, rallenta l’invecchiamento perché, oltre a proteggerci dalla malattia metabolica, facilita anche la produzione di telomerasi, un enzima che allunga la vita ad alcune particelle del nostro Dna (i telomeri) che ad ogni ricambio delle cellule dei nostri tessuti  intervengono per dare le informazioni genetiche utili a mantenere attivo ed evergreen questo turn over. Non solo: far sport  induce una riduzione dei livelli muscolari dell’ormone FGF21(Fibroblast Growth Factor 21) che, quando troppo alto,  non fa che alimentare ulteriormente uno stato di dannosa infiammazione”.

In moto per la giovinezza 

Anche in questo caso, quindi, abbiamo l’antidoto per rallentare l’invecchiamento e avere un’età biologica inferiore a quella anagrafica : muoversi, scegliendo un’attività  aerobica da effettuare in modo regolare. Qualche esempio ? 45 minuti di bicicletta, 3 volte la settimana, oppure 40 minuti di corsa o di camminata veloce,4 volte la settimana, con un’andatura al 60% delle proprie capacità massime che, tradotto in pratica, significa poter parlare senza affanno con chi abbiamo vicino. “Gli sforzi sporadici o quelli eccessivi non producono invece effetti significativi”, mette in guardia il professor Novelli.  “Anzi , se si esagera si liberano troppi radicali liberi, le famigerate molecole ruba giovinezza, mentre  lo stress indotto da uno sport intenso e violento (come la maratona) provoca addirittura la liberazione di molecole che sopprimono il sistema immunitario. Risultato: l’inflammaging e tutti i suoi effetti dannosi  hanno nuovo carburante”.

BOX: SI PUO’MISURARE L’INFLAMMAGING

E’ possibile misurare se nell’organismo c’è uno stato infiammatorio silente che ci fa invecchiare prima ? “No, e soprattutto non è vero che per farlo basti un semplice esame del sangue, come viene spesso riportato”, mette in guardia il professor Novelli “Negli ultimi anni, grazie alle ricerche di genetica molecolare ed epidemiologiche, sono stati definiti molti processi infiammatori che hanno una correlazione con le forme silenti di infiammazione , ovvero di basso grado, l’invecchiamento e le malattie croniche legate all’età. Non è invece disponibile un test validato e qualificato per “diagnosticare” l’inflammaging. I processi di invecchiamento e di infiammazione sono differenti da persona a persona, a seconda delle prime esperienze immunologiche che ognuno fa già durante la gravidanza, alla nascita e nella vita adulta e che sono legate nuovamente a fattori epigenetici”.

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