Fratture vertebrali: con raloxifene

Fratture vertebrali: con raloxifene donne in postmenopausa rischio ridotto

C’è una valida alternativa alla terapia estrogenica nella prevenzione delle fratture vertebrali a cui sono notoriamente più soggette le donne in postmenopausa affette da osteoporosi. Si chiama raloxifene ed è un farmaco testato con successo su donne “a rischio” che hanno preso parte allo studio “Multiple Outcomes of Raloxifene Evaluation”. In particolare, i risultati a 4 anni di uno studio condotto su 7.705 donne in postmenopausa affette da osteoporosi, arruolate in 180 centri di 25 paesi diversi, ha dimostrato che coloro che hanno assunto il raloxifene hanno beneficiato di una significativa riduzione del rischio di riportare fratture vertebrali rispetto alle donne che hanno assunto solo un placebo. Lo studio, pubblicato nel 2002 dal Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism (https://academic.oup.com/jcem/article/87/8/3609/2846610), è stato condotto da un gruppo di ricercatori della University of Claude Bernard di Lione (https://www.univ-lyon1.fr/en).

 

Raloxifene VS terapia estrogenica

Secondo il ministero della Salute, in Italia ci sarebbero circa 5 milioni di persone affette da osteoporosi, l’80% delle quali sono donne in postmenopausa. Il raloxifene è un modulatore selettivo dei recettori estrogenici, utilizzato da alcune donne in postmenopausa sia per ridurre il rischio di tumore al seno invasivo che per ridurre la perdita di tessuto osseo. Il farmaco, infatti, sembra avere un importante effetto nel diminuire la fragilità ossea e di conseguenze il rischio di fratture. Si tratta di una valida alternativa alla terapia estrogenica, che sappiamo invece essere a rischio per la stimolazione del tessuto mammario ed endometriale, come ad esempio il cancro al seno.

 

Lo studio conferma gli effetti del raloxifene

Nello studio clinico randomizzato 2.557 hanno assunto 60 mg al giorno, 2.572 120 raloxifene 120 mg al giorno e 2.576 hanno preso solo un placebo. Per valutare l’efficacia a lungo termine del farmaco i ricercatori hanno studiato le nuove fratture vertebrali registrate in una finestra temporale lunga 4 anni e analizzate tramite periodiche radiografie. Ebbene, dai risultati è emerso che l’assunzione di 60 mg di raloxifene ha ridotto il rischio di subire nuove fratture vertebrali del 39 per cento per 4 anni.

 

Non diminuisce il rischio di fratture non vertebrali

Una percentuale d’efficacia, questa, che non è molto diversa da quella registrata nei primi anni dello studio. Invece il farmaco sembra non aver sortito alcun effetto sulla riduzione del rischio di frattura non vertebrale. Sul profilo della sicurezza i dati a 4 anni non sono risultati così diversi rispetto a quelli registrati nell’anno precedente. In pratica, il farmaco è risultato ben tollerato.

LINK ALLO STUDIO: https://academic.oup.com/jcem/article/87/8/3609/2846610

https://mohre.it

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