
Fumo in gravidanza: smettono ma poi 8 su 10 tornano a fumare dopo il parto
I danni del fumo durante la gravidanza sono ben noti: nel 2012 nel libro 101 motivi per non fumare il Professor Beatrice ed io avevamo estrapolato dalla letteratura una serie di effetti negativi: dalla maggiore incidenza di difetti cardiaci congeniti, parto prematuro, quoziente intellettivo inferiore.
Le fumatrici che desiderano un figlio sano devono abbandonare il fumo prima di concepire o appena vengono a conoscenza della gravidanza in corso. Una delle conseguenze è il minor peso alla nascita (circa 150-200 grammi) e una minore circonferenza cranica. Secondo l’ISS italiano ogni anno nascono 2033 bambini di basso peso di cui il 7,9% è da addebitare all’esposizione al fumo della madre durante la gravidanza.
Negli Stati Uniti solo il 30% delle donne smette di fumare in gravidanza mentre in Italia sembra che il 30% continui a fumare. Se dovremmo plaudere a quel 70% che invece rinuncia dobbiamo pensare che 8 su 10 tornano al fumo dopo aver partorito.
e c’è motivo di credere che la nicotina da sola sia in qualche modo dannosa. Le differenze nella chimica dell’esposizione suggeriscono fortemente che gli effetti dell’uso di prodotti alla nicotina senza fumo (compresi i prodotti farmaceutici a base di nicotina, tabacco senza fumo e sigarette elettroniche contenenti nicotina) rientrano nell’intervallo tra il rischio zero e il rischio derivante dal fumo. Tuttavia, quanto meno rischioso queste scelte di consumo in termini di esiti della gravidanza rimane incerto. Contesto: la gamma di alternative a rischio ridotto rispetto al fumo di tabacco è in aumento, così come l’uso tra le donne in gravidanza.
Una recente ricerca ha esaminato la letteratura sull’esposizione alla nicotina senza fumo e ai prodotti del tabacco e sugli endpoint di esito della nascita. Gli studi sono stati inclusi se confrontavano i risultati con il non uso di nicotina o il fumo.
Dei 21 studi esaminati, 12 hanno riferito sull’uso di terapie sostitutive della nicotina, 7 sullo snus svedese, 1 sull’Alaska iq’mik e 1 sulle sigarette elettroniche. La gamma di risultati tende a supportare la previsione che l’uso di prodotti senza fumo durante la gravidanza probabilmente aumenta il rischio di alcuni esiti negativi del parto, ma che qualsiasi effetto negativo sia comunque inferiore a quello del fumo di sigaretta.
I rischi della nicotina e del tabacco senza fumo sono inferiori a quelli del fumo, sebbene diversi da zero e che in un ottica di riduzione del rischio sia della madre che del neonato possano essere presi in considerazione, NON durante la gravidanza ma per sfruttare il momento della cessazione in maniera da sostituire con un approccio meno dannoso, quando la scelta sarebbe tornare a fumare.
Dichiarazione di conflitto di interessi
MG in un lontano passato (oltre 10 anni fa) ha consultato aziende farmaceutiche su NRT, Zyban e Champix. MG non ha mai ricevuto finanziamenti da aziende produttrici di tabacco o prodotti di svapo. CVP è un sostenitore della riduzione del danno da tabacco e per promuovere una migliore comprensione dell’incertezza inerente agli studi epidemiologici. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto sia borse di ricerca che finanziamenti per consulenze dai produttori di tutti i prodotti citati in questa recensione tranne iq’mik (più focalizzato su questioni relative alla riduzione del danno da tabacco), così come l’occupazione come difensore dei consumatori che promuove la riduzione del danno da tabacco e un reddito di consulenza molto modesto specificamente correlato agli esiti della nascita e al fumo.
Fonte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32122384/
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