Gravidanza, è il bambino che decide quando nascere

di Johann Rossi Mason

Il viaggio con una amica in gravidanza è stato una interessante occasione per parlare dell’affascinante meccanismo con cui i bambini vengono al mondo e che è ancora poco conosciuto. Lo spunto è stato la determinazione della data del parto e la domanda ‘come faccio a sapere quando nascerà?’ alla quale ho risposto, con non poca sorpresa da parte della mia amica, che in realtà a decidere il parto è il feto e che perché tutto vada bene è necessaria una buona interazione tra cervello della madre e del nascituro, come se gli assetti chimici di entrambi si allineassero.

Mi spiego: quando nella placenta diminuisce la concentrazione di glucosio e il feto capisce che il nutrimento non basta più, i neuroni del cervello del bambino reagiscono attivando l’asse ormonale dello stress che induce le contrazioni nell’utero della madre. “Le contrazioni stimolate da un ormone chiamato ossitocina si trasformano in doglie che hanno lo scopo di spingere la testa del bambino verso il collo dell’utero e farlo dilatare” spiega Dick Swaab docente di Neurobiologia all’Università di Amsterdam e fondatore della Banca Olandese del Cervello: “A questo punto si innesca un circolo virtuoso: più il bambino preme con la testa, più il midollo spinale della madre secerne ossitocina e lo spinge verso l’esterno. Lo stimolo si interrompe solo quando il neonato si è guadagnato, faticosamente, l’uscita dal canale del parto”. Quindi è proprio il feto che dà l’avvio al parto, quando l’ambiente interno non è più favorevole alla sua sopravvivenza e crescita. Meccanismo identico a quello dei volatili nelle uova: il pulcino che non riceve più nutrimento sufficiente nell’uovo si muove e si affaccia all’esterno alla ricerca di cibo.

E’ affascinante notare che con il parto non nasca solo un bambino ma anche una madre, già perché il cervello della donna viene programmato per il comportamento materno già durante la gravidanza tramite l’azione di numerosi ormoni. La prolattina ad esempio, secreta durante la gestazione, stimola il senso del nido, la casa viene pulita, e verniciare la stanzetta del piccolo equivale al comportamento di portare i legnetti e costruire un nido sicuro e confortevole. “Quando stavo effettuando la mia ricerca per il dottorato” spiega il dottor Swaab in uno dei suoi libri ‘ sono entrato nella saletta dei topi maschi ed ho pensato che fossero stati sostituiti con delle femmine perché avevano costruito un enorme nido di segatura, mentre avevamo solo somministrato loro della prolattina, l’ormone della gravidanza prodotto dall’ipofisi”. Al termine della gravidanza invece la madre inizia a produrre enormi quantità di ossitocina che provocherà le doglie, accelererà il parto e cancellerà magicamente il ricordo del dolore provato. Se la madre riceve una anestesia epidurale, il messaggio si interrompe e talvolta si somministra questo ormone dall’esterno per stimolare le contrazioni. Ma la sua azione non finisce con la nascita, bensì continua per assicurare la produzione di latte. Ed è sempre il nascituro a determinare il ‘miracolo’ in quanto è il meccanismo di suzione a stimolare il cervello della madre a produrre il latte e dopo pochi giorni il solo pianto del neonato mette in azione questo meccanismo riflesso.

Nonostante quello l’opinione comune i padri non sono unicamente spettatori passivi di questa ‘danza ormonale’ ma ne vengono coinvolti: già prima della nascita nel cervello dei padri aumentano i livelli di ormoni responsabili dell’accudimento come la prolattina e si riducono i livelli di testosterone, la sostanza collegata all’aggressività e alla riproduzione. Nonostante non siano chiari i meccanismi di queste modificazioni, si ipotizza che siano mediate dai ferormoni rilasciati nell’ambiente della donna in gravidanza e dopo la nascita ossitocina e prolattina influiscono anche sul cervello dei papà favorendo l’attaccamento con il nascituro e il comportamento di accudimento paterno. Infine aumentano le connessioni a livello della corteccia prefrontale, responsabile del comportamento sociale. Non è ancora completamente chiaro, invece, se questi meccanismi siano influenzati dall’essere i padri biologici o se coinvolgono anche gli uomini che accudiscono donne incinte di uomini diversi. Di certo c’è che sia nel mondo animale che in quello umano è più frequenti che infanticidi e maltrattamenti siano commessi dai patrigni che da i padri biologici. Ma questa è un’altra storia e la racconteremo un’altra volta.

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