Gravidanza e obesità: quali sono i rischi

Ida Macchi 

Gravidanza e obesità: un connubio che spesso rende difficile far spiccare il volo alla cicogna. I chili di troppo inducono alterazioni ormonali che influenzano il corretto funzionamento dell’ovaio, tanto che la Società Europea per la Riproduzione Umana e l’Embriologia afferma che una donna con un indice di massa corporea pre-gravidanza di 30, o superiore a questo valore, può impiegare più tempo per rimanere incinta, sia naturalmente che attraverso i trattamenti di medicina riproduttiva. Insomma ha più difficoltà ad avere bambini, anche se la sua fertilità non è azzerata. Infatti, può ugualmente rimanere incinta, ma durante i 9 mesi i chili di troppo si trasformano ugualmente in un nemico: “l’obesità non è un problema estetico, ma una vera malattia metabolica che espone la salute del piccolo e della mamma ad una maggior rischio di complicanze”, sottolinea la dottoressa Elsa Viora, ginecologa e past president della associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri (AOGOI). Il progetto di mettere in cantiere un bebè può essere proprio la grande occasione per prenderne consapevolezza e passare al contrattacco. 

Maggior rischio di diabete gestazionale e di preeclampsia  

“In gravidanza, per esempio, i chili di troppo aumentano il rischio che si faccia strada un diabete gestazionale, malattia metabolica che, se non controllata, altera il corretto utilizzo degli zuccheri da parte dell’organismo, aprendo la strada a tutta una serie di rischi”, spiega la dottoressa Viora. “In circa il 40% dei casi, per esempio, il piccolo nasce macrosomico, ovvero più grosso della media: il travaglio rischia di essere molto più prolungato ed aumentano le possibilità di dover ricorrere ad un taglio cesareo. Non solo: i polmoni del piccolo possono presentare una certa immaturità e alla nascita il bimbo può avere problemi respiratori. Oppure crisi di malessere generale legate ad un repentino abbassamento del tasso di zuccheri nel sangue. Se la futura mamma è obesa, aumentano anche i rischi che soffra di preeclampsia, malattia caratterizzata da un rialzo della pressione arteriosa associato alla presenza di proteine nelle urine: anche in questo caso, se non controllata, la patologia è decisamente pericolosa perché mette ad alto rischio la salute di reni, fegato e cuore materni. In pericolo anche il benessere del piccolo che potrebbe non crescere in modo adeguato: l’eccessiva pressione può alterare il lavoro della placenta che non assicura più i nutrienti e l’ossigeno utili ad un corretto sviluppo. Con effetti che possono portare ad un arresto di crescita in utero che può rivelarsi addirittura fatale. E’ inoltre più facile che il piccolo nasca pretermine e con un taglio cesareo , o che durante il parto possa avere una grave sofferenza fetale. I chili di troppo aumentano anche i rischi di malformazioni congenite, di aborto spontaneo e di gravi emorragie post partum”. La soluzione per vivere la gravidanza in serenità però esiste: seguire un piano mirato per perdere peso con una dieta su misura e una corretta attività fisica. Farlo prima di iniziare l’attesa, offre solo vantaggi, sia all’aspirate mamma che al bebè.

Controlli mirati 

Se proprio non ci si riesce e la gravidanza ha già preso il via, è fondamentale affrontare i 9 mesi affidandosi sin da subito ad ambulatori dedicati per le gravidanze a rischio, attivi presso i centri di ostetricia e ginecologia dei maggiori ospedali italiani : “offrono la presenza di un team multidisciplinare (ginecologico, diabetologo, endocrinologo, nutrizionista, psicologo) che provvede a tenere sotto controllo i potenziali rischi legati ai chili di troppo e a far sì che durante i 9 mesi la donna non metta su troppo peso o che, se il suo indice di massa corporea è molto alto, debba addirittura perderne”, sottolinea la dottoressa Viora. “Per lo screening del diabete gestazionale, per esempio, c’è il test della tolleranza al glucosio, esame che viene effettuato (ed eventualmente ripetuto) prima rispetto a quanto consigliato alle donne normopeso: tra la 16^e la 18^ settimana di gestazione. Per individuare il più presto possibile un’eventuale preeclampsia, invece, sono previsti esami delle urine e del sangue e un monitoraggio della pressione arteriosa da effettuare con una cadenza personalizzata e quindi modulata in rapporto alla situazione di ogni singola donna. Se necessario, per prevenire la malattia può essere consigliata sin dai primi mesi di gravidanza anche l’assunzione di salicilati a basso dosaggio. Infine, per il controllo del peso, anche in gravidanza, dieta e attività fisica rimangono le prime medicine per ridurre i rischi di complicanze. Anche in questo caso il programma deve essere cucito sulla situazione di ogni singola donna. Insomma: no al fai da te, ma ad un piano messo a punto dal team degli specialisti che con la loro alleanza sostengono la futura mamma a raggiungere l’obiettivo e, di conseguenza, a vivere una attesa serena”. 

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