
ICTUS ALLE CORDE
di Ida Macchi
Aprile è il mese della prevenzione dell’ictus cerebrale, un evento declinato anche al femminile e, insospettabilmente, persino tra le donne under 50: “ogni anno, nei paesi europei ci sono da 5 a 15 ictus ogni 100 mila giovani”, ”, sottolinea la dottoressa Francesca Romana Pezzella, neurologo della Stroke Unit dell’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma. “Tradotto in percentuale, significa che di tutti gli ictus che accadono circa il 10-15% interessano persone di età inferiore ai 49 anni. Non solo, sebbene vi siano dati contrastanti, le più colpite sembrano essere soprattutto le donne under 35”. Le statistiche internazionali classificano inoltre l’ictus come la quinta causa di morte nel sesso maschile e la terza nel sesso femminile, dimostrando una disparità di genere che pesa negativamente anche sul recupero e la disabilità post ictus. La prevenzione è però gioco forza e quest’anno A.L.I.Ce Italia Odv (Associazione per la lotta all’ictus cerebrale) punta i riflettori sulle misure per far terra bruciata al diabete di tipo 2 . “ Questa malattia è in forte aumento e raddoppia il rischio di ictus ”, sottolinea il neurologo. “Insieme all’ipertensione e all’ipercolesterolemia facilita, e addirittura accelera, la formazione di placche all’interno delle arterie, comprese quelle cerebrali , e questi depositi sono ad alto rischio perché possono provocarne la rottura, o la chiusura”.
Al bando i nemici
Il primo step per passare al contrattacco: ridurre i grassi saturi. Si accumulano nel fegato, mandandone in tilt la funzione di controllo della glicemia e nello stesso tempo innalzano le quote di colesterolo nel sangue. “Per questo, è consigliabile mettere in tavola una sola porzione di carne rossa, 2 di uova, 2 di latticini e 2 di salumi magri, la settimana”, suggerisce la dottoressa Pezzella. “Attenzione anche al sale aggiunto (facilita l’ipertensione): non più di un cucchiaino da caffè al giorno. Da considerare uno strappo alla regola, invece, dolci, soft drink e, soprattutto succhi di frutta: se consumati in eccesso aumentano in modo significativo il rischio di ammalarsi di diabete. No assoluto al fumo: chi è schiavo delle bionde ha un rischio maggiore del 37% (addirittura del 54% se il consumo giornaliero supera le 20 sigarette) di rimaner vittima della malattia metabolica rispetto a chi non fuma. Attenzione, infine, alla pillola anticoncezionale: è controindicata alle donne che soffrono di emicrania con aura”.
L’aiuto degli alleati
Si, invece agli alleati che ci proteggono dall’ictus. A tavola ben vengano i protettivi cibi della tradizione mediterranea: pesce, pasta riso e altri cereali integrali, pollame, legumi, frutta e verdura. Sì anche all’attività fisica: aiuta a tenere sotto controllo il peso corporeo e a smaltire i chili di troppo, uno dei maggiori fattori di rischio per il diabete e, di conseguenza, nemici della salute delle arterie cerebrali. “Chi ha un indice di massa corporea superiore a 27, basta che perda circa sei chili in un anno per ridurre del 58% il rischio di ammalarsi”, sottolinea la dottoressa Pezzella “Le dosi ideali: 150 minuti a settimana di attività aerobica a bassa intensità e lunga durata, come la camminata, la corsa, il nuoto, la cyclette, o il tapis roulant . Da non sottovalutare, però, anche semplici impegni fisici quotidiani da far propri come salire le scale a piedi , alzarsi spesso dalla scrivania, o spostarsi in bicicletta per andare in ufficio. Ultima raccomandazione: attenzione alla pressione arteriosa , da monitorare una volta al mese e da mantenere sotto la soglia dei 90-140 mm/hg. Occhio anche al controllo della glicemia , da effettuare almeno annualmente dopo i 40 anni : tutto ok se i valori del glucosio nel sangue sono di circa 65-110 mg/dl quando si è a digiuno , con un picco sino a 140 mg/dl circa 2 ore dopo un pasto”.
Riconoscere i primi segnali
L’ictus è legato ad un’arteria nel cervello che si rompe o si ostruisce, non consentendo più il flusso di sangue che nutre e porta ossigeno ai neuroni. Queste cellule sono sensibilissime a questo black out e nel giro di pochi minuti cominciano a morire in una sorta di cascata a domino. “Le prime 3-4 ore dopo un ictus sono perciò cruciali e il tempo è prezioso: quanto prima si interviene, tanto più si possono ridurre i danni”, sottolinea la dottoressa Pezzella. “Importante perciò riconoscere i segnali che devono mettere in allarme e rivolgersi subito ad un pronto soccorso se improvvisamente ….
non ci si riesce ad esprimere, non si riesce a scegliere le parole giuste, o non si comprende quanto ci dicono
non si riesce a sorridere
si ha un’inspiegabile sensazione di vertigine
si percepiscono in modo diverso ( per riduzione di forza, o presenza di formicolii, per esempio) il braccio e/o la gamba posti sullo stesso lato del corpo.
Si ha, da un solo occhio, l’oscuramento o la perdita di visione
Si ha un mal di testa di un’intensità mai provata prima.
ATTENZIONE AL CUORE
“Questi segnali, anche se solo transitori, non vanno mai sottostimati e, se si manifestano, è importante indagare anche la salute del cuore: per valutare se c’è una pervietà del forame ovale, un’anomalia congenita che alza notevolmente il rischio di ictus”, suggerisce il dottor Paolo Pizzinelli, cardiologo a Milano. “Si tratta di un’apertura che mette in comunicazione l’atrio destro con l’atrio sinistro , di solito separati da una sottile parete (setto). Complice questa apertura anomala, il sangue può passare in alcune occasioni dall’atrio destro verso quello sinistro e, a volte, può portare con sé piccoli coaguli che di solito arrivano dalle gambe. Dall’atrio sinistro questi piccoli coaguli (emboli)passano al ventricolo sinistro e quindi alle arterie. Possono quindi arrivare anche a quelle del cervello, provocando una sofferenza transitoria o permanente ( ictus). Alcune tecniche diagnostiche (prima tra tutte l’ecocolordoppler cardiaco) possono far chiarezza. Se il forame ha dimensioni reputate a rischio secondo una scala specifica,occorre chiuderlo. L’intervento è mininvasivo e viene effettuato per via percutanea: un catetere, introdotto attraverso la vena femorale, raggiunge l’anomalia cardiaca e la corregge con una piccola protesi”.