
Il Cannabidiolo (CBD) estratto dalla cannabis ora considerato stupefacente: Decreti in vigore e appello all’Assessore Schillaci
Il Cannabidiolo (CBD), un estratto derivato dalla cannabis, è stato incluso nella lista delle sostanze stupefacenti. Questo cambiamento è stato reso effettivo dal decreto del Ministero della Salute, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 21 agosto. Questo decreto ha revocato la sospensione del provvedimento del 2020, che aveva inserito le preparazioni orali a base di CBD nella lista dei medicinali allegati al testo unico sulle droghe.
Marco Perduca, coordinatore della campagna Legalizziamo dell’Associazione Luca Coscioni, ha commentato questo sviluppo, evidenziando le implicazioni:
“Il Decreto del Ministro della Salute che considera il CBD alla stregua delle sostanze stupefacenti illecite non tiene conto delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle sentenze della Corte europea di giustizia. Queste istituzioni raccomandano l’accesso al cannabidiolo terapeutico e ritengono illegale la proibizione di prodotti riconosciuti come sicuri ed efficaci in altri stati membri dell’UE. Questo decreto potrebbe anche causare problemi alla filiera della canapa ‘made in Italy’.”
Perduca solleva alcune domande importanti:
- Saranno le farmacie in grado di sostenere i costi relativi alla sicurezza e alla burocrazia necessaria per vendere legalmente questi prodotti?
- Cosa succederà ai produttori, ai venditori e agli utilizzatori di prodotti a base di CBD come farine, pasta, biscotti o olio per condimenti?
- È stato considerato il fatto che una buona parte di coloro che acquistano prodotti a base di CBD lo fa online, il che potrebbe portare all’ignoranza delle nuove regole e colpire le piccole e medie imprese italiane?
L’Associazione Luca Coscioni chiede al Ministro Schillaci di avviare un dialogo con tutte le parti interessate, inclusi produttori e consumatori, al fine di definire quali prodotti possano ancora essere commercializzati sulla base di studi scientifici validati e quali richiedano una prescrizione medica.
Implicazioni per i pazienti e possibili scenari futuri
L’Associazione Luca Coscioni ha condotto un’indagine sugli effetti del decreto CBD stupefacente sui pazienti, rivelando preoccupazioni significative. Solo il 10% degli intervistati ritiene che non ci saranno effetti negativi, mentre la maggioranza teme di non poter più ottenere i prodotti nei modi consueti o di affrontare maggiori difficoltà nell’accesso a tali prodotti.
La difficoltà nell’accedere ai prodotti a base di CBD potrebbe portare a un peggioramento della qualità della vita e delle condizioni di salute per il 90% dei pazienti intervistati. Questo potrebbe spingere molti pazienti a cercare fonti di approvvigionamento alternative, come il mercato online o canali non ufficiali, con un aumento dei costi associato.
Il CBD è utilizzato da pazienti per affrontare una serie di patologie, tra cui dolori cronici, disturbi del sonno, ansia e altro. La sua regolamentazione deve tenere conto del fatto che questi prodotti sono spesso prescritti dai medici curanti come parte integrante della terapia.
Alcuni possibili scenari futuri includono:
- La creazione di un tavolo ministeriale con medici, pazienti e aziende produttrici per trovare una soluzione, come l’indicazione di percentuali per cui l’olio viene considerato un integratore o un farmaco.
- Il Ministero potrebbe continuare a distribuire prodotti a base di CBD senza classificarli come stupefacenti, come fatto in altri paesi europei.
- Il Ministero potrebbe confermare la sua decisione di inserire i preparati a base di CBD nella lista delle sostanze stupefacenti, rendendo illegali gli altri oli attualmente in commercio.
È importante notare che esistono anche questioni a livello europeo e raccomandazioni dell’OMS che dovrebbero essere prese in considerazione nella regolamentazione del CBD.