Il latte materno: un prezioso alleato per la salute ed il neurosviluppo del prematuro

di Barbara Hugonin-Rao, medico, genetista e pediatra -neonatologo. Fellow in Clinical Research in pediatric rare diseases. Neurologa perinatale e neonatale in formazione.

 

Il latte materno rappresenta il Gold standard anche per il nato prematuro, anzi è ancora più  importante in considerazione di un organismo  fragile, che necessita di un introito calorico e proteico maggiore, per colmare il ritardo nella crescita e la malnutrizione, dovuti alla nascita pretermine. Un nato prematuro ha un intestino ancora immaturo ma il latte materno risulta  non solo molto tollerabile ma anche fondamentale per il microbiota intestinale. L’allattamento al seno può non essere la soluzione immediatamente più semplice, questo varia molto a seconda dello stato di salute alla nascita, della settimana di nascita e del peso, e di eventuali difficoltà nella suzione e nella deglutizione, per questo è possibile somministrare il latte materno, estratto con tiralatte, e conservato in contenitori e biberon per essere disponibile, in base alla tabella nutrizionale. Questa fase è particolarmente delicata poiché la quantità di latte estratto può risentire di vari fattori, quali stress psicofisici, stato nutrizionale materno, fattori ambientali, che variano da caso a caso, e che modificano anche la qualità del latte materno e la disponibilità di componenti bioattive protettive per il bambino. È molto importante che le unità di T.I.N. supportino le mamme e le coppie in questi momenti, e ove necessario possano avvalersi delle Banche del latte umano, oramai presenti in molte strutture sanitarie, dove viene donato il latte materno e adeguatamente conservato, secondo procedure di sicurezza, per essere reso disponibile, soprattutto per i nati con maggiori criticità e bisogni. 

 

L’alimentazione del nato prematuro esclusivamente con latte materno,  senza aggiunta di formula, porta ad un incremento ponderale più lento ma previene, riducendoli al minimo, i rischi di manifestare complicanze molto frequenti¹, soprattutto nel nato con peso inferiore ai 1.500 gr. e <33 settimane ( Very Low Birth Weight VLBW), come la retinopatia della prematurità (ROP), l’enterocolite necrotizzante (NEC), la broncodisplasia, e le infezioni respiratorie. La presenza nel latte materno di molecole bioattive, gli oligosaccaridi del latte umano (HMO), lo rende estremamente completo rispetto ai latti in formula, e grazie a queste componenti l’intestino del neonato, è in grado di utilizzarne una parte e di produrre metaboliti benefici, i prebiotici, che svolgono una duplice azione:

-antiinfiammatoria: riducono l’infiammazione a livello intestinale e i rischi di infezioni 

-neuromodulatoria: hanno impatto sull’ assorbimento intestinale, sul recupero della crescita e sul neurosviluppo² ( in questo processo sono fondamentali le molecole di acido sialico per le strutture del sistema nervoso)

Il latte materno riduce al minimo i rischi di NEC enterocolite necrotizzante, una complicanza che interessa il 7% circa dei nati prematuri VLBW, proprio per la sua azione antiinfiammatoria, che previene  la reazione iperinfiammatoria scatenata in risposta al movimento intestinale, causa di necrosi ed ischemia del tessuto, con esito infausto. Gli oligosaccaridi sembrano avere un ruolo fondamentale nella riduzione dei rischi di disbiosi e di proliferazione di batteri, che scatenano una reazione incontrollata, ancora non perfettamente nota, che porta alla NEC. 

Oltre agli oligosaccaridi, la presenza dell’ Immunoglobulina A secretoria del latte umano, protegge l’organismo dagli agenti patogeni, soprattutto dalle infezioni delle vie respiratorie, particolarmente nelle prime settimane di vita del prematuro e contribuisce a prevenire intolleranze.

In tutti i nati pretermine e ancor di più in quelli  con un peso alla nascita inferiore ai 1.500 gr. è fondamentale valutare e calibrare un apporto calorico e proteico per garantire un recupero adeguato nella crescita, ma nello stesso tempo per prevenire le conseguenze metaboliche a medio e lungo termine (patologie cardiovascolari, diabete, patologie immunitarie). Dove necessario è possibile fortificare il latte materno per adeguare l’intake calorico, e per potenziarne i benefici  è importante somministrare una supplementazione vitaminica e minerale, poiché i prematuri hanno depositi minimi di minerali, quali Ferro, Zinco, e Calcio, che in situazioni a termine vengono trasferiti per via transplacentare nell’ultimo trimestre. I minerali sono fondamentali nella mineralizzazione ossea, nel neurometabolismo, nell’accrescimento, e ad essi vanno aggiunte vitamine ³, che non vengono introdotte attraverso il latte materno, e di cui il prematuro è carente, ma che vanno somministrate con il trattamento nutrizionale, in maniera adeguata, quali la riboflavina, la tiamina e le vitamine A, C e D, in grado di potenziare l’attività immunomodulatrice e neuromodulatrice degli oligosaccaridi, favorendo la crescita, la resistenza alle infezioni respiratorie e la maturazione dei tessuti e degli organi.

 

Link

  1. https://publications.aap.org/pediatrics/article/148/5/e2021054272/181366/Promoting-Human-Milk-and-Breastfeeding-for-the

 

  1. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1053811918308309

 

  1. https://www.mdpi.com/2075-1729/11/4/331/pdf

 

      

https://mohre.it

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