
Imparare dai broccoli a non fare nulla
Di Johann Rossi Mason
Sembra che ci siamo dimenticati come eseguire uno dei comportamenti più popolari nel corso della storia umana, niente, un tubo, il nulla pneumatico. Quand’è stata l’ultima volta che non ho fatto assolutamente nulla? Me lo ricordo, c’era ancora mia mamma ed eravamo sedute sui lettini in campagna, i libri appoggiati sull’erba, la matita ormai dispersa, le parole crociate sfogliate dal vento. Le dissi: ‘mamma, dobbiamo segnarci questo momento, data e ora precise…’ Lei: ‘perché?’ e io: ‘è un momento storico… non stiamo facendo niente!!!’. Sono passati più di dieci anni roba che anche una cometa di Halley qualsiasi sarebbe riapparsa almeno tre volte e invece per me non è accaduto, non è previsto, anzi, dirò di più, mi sento proprio in colpa.
E tu, quando è stata l’ultima volta che hai guardato fuori da una finestra per un lungo periodo di tempo? Riesci a ricordare l’ultima volta che ti sei seduto in un parco e ti sei soffermato a non fare nulla per lunghissimi minuti? Quando è stata l’ultima volta che ti sei sdraiato sulla schiena e hai guardato nel profondo del cielo a contare le stelle ad una ad una? Anzi no, a non fare proprio nulla se non contemplare l’infinito all’infinito.
Personalmente so fare molte cose ma non sono capace di non fare niente. Ci provo ma ne sono incapace. Vorrei imparare a vegetare, stare lì ferma, a fare solo le funzioni cellulari base come un broccolo, una carota, un pomodoro attaccato ad un ramo. Al massimo canticchiare, come una cicala. Invece sono quella pallosa della formica, sempre imbibita di senso del dovere e forse dipendente dal ‘fare qualcosa’.
Viviamo in un mondo in cui ci si aspetta qualcosa da noi ogni momento. O stiamo lavorando, socializzando, cucinando, pulendo, mangiando, bevendo, viaggiando, scorrendo i social media (troppo spesso) o guardando la televisione. Andiamo sempre da qualche parte o cerchiamo di ottenere qualcosa. E se non facciamo qualcosa, pensiamo a quello che faremo.
Siamo ostaggi di una cultura che ci esclude se non produciamo, se non entriamo a far parte del sistema e dell’ingranaggio che si ciba di noi, delle nostre vite.
Immagina di avere la pace mentale da monaco di porre fine a tutto ciò che fai e vivere completamente in quello che Eckhart Tolle chiama “The Now”. Sembra impossibile, vero?
Prendo quindi spunto da un articolo appena apparso online (https://www.upworthy.com/a-breakthrough-study-revealed-something-too-many-of-us-have-forgotten-the-power-of-doing-nothing?rebelltitem=5#rebelltitem5) che spiega:
Nel “Tao Te Ching“, il filosofo Lao Tzu sfida le persone a bilanciare tutto ciò che stanno costantemente facendo imparando anche ad abbracciare il nulla. “Quando nulla è fatto, nulla è lasciato incompiuto”, ha detto il famoso filosofo.
Il dottor Manvir Singh, ricercatore presso l’Institute for Advanced Study di Tolosa e nel Dipartimento di biologia evolutiva umana di Harvard, ha recentemente richiamato l’attenzione sulla nostra incapacità di non fare nulla su Twitter.
Il dottor Singh ha condiviso un thread di tweet che ha messo in evidenza uno studio degli anni ’70 e ’80 in società non industriali su piccola scala in cui i ricercatori hanno notato le attività in cui le persone sono impegnate durante il giorno. Il fatto scioccante, almeno dal punto di vista di oggi, è che oziare o “non fare nulla” era una delle loro attività preferite.
E sembra che sia una cosa ‘sana’: uno degli effetti della pratica regolare della meditazione è imparare ad apprezzare il non fare nulla. Una semplice pratica di meditazione di consapevolezza ti insegna a mettere da parte pensieri e a sentirti realizzato esistendo nel momento senza dover essere produttivo o intrattenuto.
Nella filosofia orientale del taoismo, una persona può essere riempita solo se prima è vuota. E questo fa capire come prima di riempire sia necessario imparare a svuotare, la mente e le braccia. Che poi l’ozio favorisce l’apertura mentale. Mi accorgo spesso che non ho idee nuove quando lavoro troppo perché la mia testa è impegnata su qualcos’altro. La creatività ha bisogno di spazio libero, di autostrade vuote e allora può correre. Io ho le idee migliori quando guido oppure nella fase appena prima di cadere nel sonno, allora devo accendere la luce e prendere un appunto altrimenti quella frase e quella idea saranno perdute per sempre.