In 30 anni ipertensione raddoppiata nel mondo, necessarie politiche di riduzione del rischio

di Manuela Indraccolo

 

Sarà per l’abitudine al fumo, per le diete poco equilibrate o per l’eccessiva sedentarietà, negli ultimi 30 anni il numero delle persone che soffrono di ipertensione in tutto il mondo è più che raddoppiato. Secondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista The Lancet ((https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)01330-1/fulltext), gli ipertesi avrebbero superato quota 1,2 miliardi. La stima è stata effettuato dopo l’analisi di una vasta mole di dati riguardanti oltre 100 milioni di persone residenti in 184 paesi. In particolare, dai risultati è emerso che negli ultimi 3 decenni il numero di adulti di età compresa tra 30 e 79 anni che convive con l’ipertensione è cresciuto da 331 milioni di donne e 317 milioni di uomini nel 1990, a 626 milioni di donne e 652 milioni di uomini nel 2019.

Ipertesi in aumento nei paesi a basso e medio reddito

I paesi ad alto reddito e alcuni a medio reddito come Canada, Corea del Sud, Islanda, Stati Uniti, Costa Rica e Germania hanno fatto notevoli progressi nel trattamento e nel controllo dell‘ipertensione. Ma ci sono stati pochi cambiamenti nella maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana e dell’Oceania. Nonostante sia semplice da diagnosticare e relativamente facile da trattare con farmaci a basso costo, quasi la metà delle persone (41% delle donne e 51% degli uomini) con ipertensione in tutto il mondo nel 2019 non era a conoscenza della propria condizione; e più della metà delle donne (53%) e degli uomini (62%) con la condizione non sono state trattate. In tutto il mondo, la pressione sanguigna è risultata controllata – ovvero i farmaci erano efficaci nel riportare la pressione sanguigna a valori normali –  in meno di 1 donna su 4 e 1 uomo su 5 con ipertensione.

Ipertensione legata a più di 8,5 morti

“Politiche che consentano alle persone nei paesi poveri di aver accesso a cibi sani — in particolare riducendo il consumo di alimenti troppo salati e rendendo frutta e verdure accessibile e a buon mercato — devono essere finanziate per affrontare l’epidemia di ipertensione nei paesi a basso e medio reddito”, spiega l’epidemiologo Majid Ezzati, dell’Imperial College London. Secondo lo studio, l’ipertensione è direttamente collegata a oltre 8,5 milioni di decessi in tutto il mondo ogni anno ed è il principale fattore di rischio per ictus, cardiopatia ischemica, altre malattie vascolari e malattie renali. Si stima che l’abbassamento della pressione sanguigna può ridurre il numero di ictus del 35-40 per cento, gli attacchi di cuore del 20-25 per cento e l’insufficienza cardiaca di circa il 50 per cento. “Nonostante i progressi medici e farmacologici nei decenni, i progressi globali nella gestione dell’ipertensione sono stati lenti e la stragrande maggioranza delle persone con ipertensione non viene curata, con grandi svantaggi nei paesi a basso e medio reddito”, afferma Majid Ezzati, Imperial College London (https://www.imperial.ac.uk/), Regno Unito, autore dello studio. “La nostra analisi ha rivelato buone pratiche nella diagnosi e nel trattamento dell’ipertensione non solo nei paesi ad alto reddito ma anche nei paesi a medio reddito. Questi successi – aggiunge –  dimostrano che prevenire l’ipertensione e migliorarne l’individuazione, il trattamento e il controllo sono fattibili in contesti a basso e medio reddito se i governi nazionali si impegnano ad affrontare questa importante causa di malattia e morte”.

 

 

LINK ALLO STUDIO: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)01330-1/fulltext

 

 

https://mohre.it

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