In alcuni cosmetici sostanze che aumentano il rischio di malattie cardiovascolari

di Valentina Di Paola

Alcune sostanze comunemente utilizzate negli shampoo o nei cosmetici potrebbero alterare il sistema endocrino e contribuire allo sviluppo di una serie di problemi cardiovascolari. E’ l’allarme lanciato da uno studio, pubblicato sulla rivista Environmental Pollution, condotto dagli scienziati New York University Grossman School of Medicine, che hanno valutato i dati di oltre cinquemila persone negli Stati Uniti. Il gruppo di ricerca, guidato dallo scienziato Leonardo Trasande, ha esaminato le informazioni relative a 5.303 statunitensi con esposizione continua a ftalati ad alto peso molecolare, presenti in molte sostanze di uso comune. I partecipanti avevano un’età media di 56,5 anni. Gli studiosi hanno utilizzati i dati del National Health and Nutrition Examination Survey 2001-2010. Le informazioni raccolte sono state collegate alla mortalità riscontrata nel 2015. L’esposizione agli ftalati è stata è stata quantificata utilizzando campioni di urina, e nelle stime sono stati considerati fattori personali come etnia, provenienza geografica, genere, livello di istruzione, reddito familiare, abitudine del fumo, consumo di alcol, attività fisica, apporto energetico totale e indice di massa corporea.

L’esposizione a ftalati aumenta la mortalità del 14%

Stando ai risultati degli scienziati, l’esposizione agli ftalati è associata a un rischio del 14 per cento più elevato di mortalità per tutte le cause. L’associazione è stata guidata principalmente dall’esposizione al di-2-etilesilftalato (DEHP), un tipo di ftalato ad alto peso molecolare comunemente usato nella lavorazione industriale degli alimenti e nei dispositivi medici. L’esposizione continua a questa sostanza chimica è risultata legata a un rischio del 10 per cento più elevato di mortalità tra gli adulti di età compresa tra 55 e 64 anni. Il collegamento sembrava inoltre essere dose-dipendente, con un livello di pericolo più elevato nei casi di esposizione più significativa. Gli esperti hanno anche calcolato il costo economico dell’esposizione agli ftalati, che negli Stati Uniti tra il 2013 e il 2014 ammonta a circa 47,1 miliardi di dollari (pari a circa 40,7 miliardi di euro), stimati sulla base della perdita della produttività economica. 

(Fonte immagine originale: Greenpeace)

Prodotti alternativi potrebbero ridurre più di 100mila morti premature ogni anno

Gli scienziati hanno studiato anche i metaboliti specifici legati a queste difficoltà. In particolare, riportano gli autori, il mono-(2-etil-5-ossoesil)ftalato è stato collegato a un aumento del 74 per cento del rischio di mortalità per problematiche cardiovascolari in caso di elevata esposizione. Gli ftalati a basso peso molecolare sono spesso comunemente usati in shampoo, lozioni e altri cosmetici, nonché nei prodotti per la cura personale per preservare il profumo. Gli esperti spiegano poi che nessuno degli 11 metaboliti specifici esaminati risultava legato alla mortalità per cancro. Nel complesso, gli studiosi hanno stimato che nel 2014 circa 107.283 decessi tra persone di età compresa tra 55 e 64 anni potrebbero essere attribuiti a un’elevata esposizione agli ftalati. “I nostri risultati – afferma Trasande – rivelano che l’aumento dell’esposizione agli ftalati può essere collegato a morte precoce, in particolare per cause di malattie cardiache. Abbiamo ormai compreso che alcune sostanze chimiche possono aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, che costituiscono una delle principali cause di morte”. “Il mono-(2-etilesil) ftalato (MEHP) – scrivono gli autori – sembra in grado di aumentare l’espressione di tre recettori che svolgono un ruolo chiave nel metabolismo dei lipidi e dei carboidrati. La nostra ricerca suggerisce che il bilancio di questa sostanza chimica sulla società è significativamente maggiore di quanto si ritenesse in precedenza. Le agenzie regolatorie possono richiedere l’uso di alternative più sicure per cosmetici, prodotti per la cura personale e imballaggi alimentari. Già Stati Uniti, Canada, Israele, Brasile, Hong Kong, Australia e Cina hanno limitato o vietato l’uso di determinate sostanze nei giochi per bambini, anche se vi sono meno restrizioni sull’utilizzo di ftalati in altri contesti. Sarebbe opportuno regolamentare queste situazioni”. 

 

LINK A STUDIO: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0269749121016031?via%3Dihub  

https://mohre.it

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