
La disinformazione danneggia ingiustamente la percezione delle sigarette elettroniche
di Valentina Arcovio
Una cattiva reputazione è una brutta macchia difficile da cancellare, anche se in gioco c’è la salute. E’ un po’ quello che è successo alle sigarette elettroniche qualche anno fa, quando si è iniziato a parlare di EVALI, una sindrome caratterizzata da lesioni polmonari. Il nome scelto per la patologia, EVALI, sta per “e-cigarette or vaping use-associated lung injury”. Si tratta di un nome fuorviante che sembra evidenziare un chiaro collegamento tra la malattia e l’uso delle sigarette elettroniche. In realtà questo collegamento è più flebile di quanto immaginato all’inizio. E’ stato infatti subito chiaro che le lesioni ai polmoni non potessero essere legate all’uso delle normali e-cigarette con nicotina, ma piuttosto all’acetato di vitamina E, usato come diluente nei liquidi al Thc venduti per canali illegali. Nonostante questo, la reputazione delle sigarette elettroniche è peggiorata, anche nei giovani. A documentarlo per la prima volta in 3 paesi diversi – Inghilterra, Stati Uniti, Canada – è stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori internazionali in uno studio pubblicato sulla rivista Nicotine & Tobacco Research. Questo è il primo studio che esamina i cambiamenti nell’esposizione alle notizie sullo svapo e la percezione dei danni dello svapo tra i giovani in Inghilterra, Canada e Stati Uniti prima, durante e dopo i primi casi di EVALI.
I casi di EVALI hanno peggiorato la reputazione dello svapo
Lo studio sull’impatto che ha avuto EVALI sulla percezione dei danni da svapo da parte de giovani è stato condotto sottoponendo oltre 63mila persone di età compresa tra i 16 e i 19 anni a una serie di questionari. I partecipanti provenivano dall’Inghilterra, dal Canada e dagli Stati Uniti. I sondaggi sono stati ripetuti più volte: prima nel 2017 e nel 2018, prima che esplodesse la bomba EVALI, e poi nel 2020 dopo i primi “focolai” di questa sindrome. Dai risultati è emerso che l’esposizione a notizie negative è aumentata tra il 2017 e febbraio/marzo 2020 in Inghilterra (dal 12,6% al 34,2%), Canada (dal 16,7% al 56,9%) e negli Stati Uniti (dal 18,0% al 64,6%), accelerando durante (2019) e immediatamente dopo (febbraio/marzo 2020) l’ “epidemia” EVALI. Allo stesso modo, la percezione che lo svapo sia meno dannoso del fumo è diminuita tra il 2017 e febbraio/marzo 2020 in Inghilterra (dal 77,3% al 62,2% %), Canada (dal 66,3% al 43,3%) e gli Stati Uniti (dal 61,3% al 34,0%). Anche in questo caso è successo subito dopo i casi di EVALI. Anche la percezione che lo svapo impiega meno di un anno per danneggiare la salute degli utenti e la preoccupazione che lo svapo danneggi la salute è raddoppiata in questo periodo. “Tra il 2017 e febbraio/marzo 2020, l’esposizione dei giovani alle notizie negative e la percezione dei danni dello svapo sono aumentate e questo aumento è stato esacerbato durante e immediatamente dopo ‘EVALI’”, dicono i ricercatori. “Gli effetti sono stati osservati in tutti i paesi, ma sono stati più pronunciati negli Stati Uniti”, scrivono gli autori.
Occorre una migliore informazione sulle sigarette elettroniche
Lo studio ha rilevato che, ad agosto 2020, l’esposizione alle notizie negative è tornata ai livelli del 2019, mentre la percezione del danno è stata sostenuta. “Nel complesso, i risultati suggeriscono che EVALI potrebbe aver esacerbato le percezioni dei giovani sui danni dello svapo a livello internazionale”, sottolineano i ricercatori. “La percezione del danno dello svapo tra i fumatori – scrivono gli autori dello studio – è particolarmente preoccupante perché questo gruppo ha molto da guadagnare dalla comprensione del rischio relativo più basso dello svapo”. I risultati dello studio, non solo contribuiscono a comprendere in che modo EVALI ha influenzato le percezioni dello svapo, ma possono aiutare a capire come i media potrebbero comunicare in futuro i rischi e i benefici dello svapo. “Questi risultati – sottolineano gli studiosi – sono coerenti con studi precedenti che hanno scoperto che i media possono modellare le percezioni del danno da svapo”. Gli scienziati suggeriscono che i media dovrebbero distinguere tra le modalità di somministrazione (es. svapo, fumo) e cosa viene consumato (ad es. nicotina, prodotti illeciti). “Possono essere utili anche campagne volte a correggere le percezioni errate dello svapo di nicotina, comprese le percezioni errate di cosa effettivamente causa EVALI”, concludono gli studiosi.
LINK ALLO STUDIO: https://academic.oup.com/ntr/advance-article/doi/10.1093/ntr/ntac088/6562888