
La povertà alimentare cambia la vita degli adolescenti
di Anna Benedetto
Si chiama “Cresciuti troppo in fretta” l’ indagine su adolescenti tra gli 11 e i 16 anni a Siena, Corsico e Baranzate (Milano) che fotografa come un numero crescente di adolescenti in Italia sperimenti gli effetti della povertà alimentare.
Avere, anche da piccoli, consapevolezza delle grandi difficoltà economiche della propria famiglia, imparare a rinunciare ai cibi preferiti o troppo costosi e vedere riempirsi il frigorifero solo con i pacchi degli enti di assistenza alimentare, non praticare sport, ridurre o eliminare le uscite con gli amici e le occasioni di socialità, fino a tenere la paghetta mensile come risparmio da dare ai genitori nei momenti di crisi sono alcune delle immagini emerse.
Ragazze e ragazzi giovanissimi imparano a cavarsela che tra vergogna, delusioni, tristezza e ansia.
Le difficoltà economiche fanno crescere troppo in fretta. Scaricando sulle spalle giovani un senso di responsabilità eccessivo per la loro età, chi è più consapevole, infatti, esprime anche reazioni emotive più orientate verso la tristezza. Adolescenti che riconoscono quando è necessario fare delle rinunce e limitare desideri, fino a risparmiare ogni euro e mettere i propri soldi da parte per future spese.
Sono 5.6 milioni le persone che soffrono di povertà assoluta in Italia nel 2021 registrate dall’Istat. Ma la povertà assoluta non basta a definire la povertà alimentare che è composta da molte dimensioni: mancanza di accesso a cibo adeguato e di qualità, stress e stigma che genera il vivere in una condizione di costante bisogno e precarietà, restrizioni delle occasioni sociali legate al cibo, sacrificate dalla mancanza di risorse. Bisogni e vissuti immateriali che producono conseguenze negative significative anche sul piano del benessere psico-fisico, soprattutto nei più giovani. Secondo i dati EUSILC, indicatore di grave deprivazione materiale, almeno 5 milioni e mezzo di persone oggi in Italia non possono permettersi di mangiare regolarmente un pasto proteico (con carne, pesce o un equivalente vegetariano).
“Ti è mai capitato di aprire il frigorifero, la dispensa e di trovarla con poco cibo o addirittura vuota? Beh, sì però anche lì fai finta di niente… dici vabbè, aiuto io cerco io di fare qualcosa e quindi vedi quello che puoi fare… racimoli quello che hai e dici vabbè mamma vado io al supermercato”. Sono le parole di Giorgia, 14 anni, una delle 66 interviste in profondità raccolte nel rapporto
I “nuovi poveri”, famiglie che nonostante il lavoro, o la sua perdita e precarizzazione, si sono trovate improvvisamente in condizioni di indigenza e che con l’attuale crisi economica rischiano di crescere ancora. I più esposti sono i minori, soprattutto quando vivono in famiglie con più figli, e le persone straniere.
Il cibo non assolve solo una funzione materiale, in adolescenza poter uscire con gli amici o invitarli a fare merenda a casa, mangiare insieme una pizza, significa poter vivere una socialità come gli altri, non sentirsi esclusi, anche se non manca la solidarietà tra coetanei. Gli effetti psicologici rilevati della povertà alimentare sugli adolescenti sono molteplici: montagne russe di emozioni che oscillano fra tristezza, sentirsi arrabbiati, delusi e alla fine, comprensivi di quanto fanno i genitori per loro. Nonostante tutto, non hanno però perso la speranza. Alla domanda diretta su come vedano il proprio futuro, nessuno degli intervistati ha dato risposte pessimistiche e vedono sé stessi da grandi con positività.
QUANTI VIVONO IN POVERTÀ ALIMENTARE? Nel 2022, solo la punta dell’iceberg si è rivolta agli enti di assistenza: circa 2 milioni e 856 mila persone (AGEA, il programma di aiuti alimentari del FEAD), la cifra più alta dall’inizio della pandemia, che però rappresentano la metà di quanti soffrono la povertà alimentare. Restano fuori dalle statistiche ufficiali quanti vivono al limite e rischiano di scivolare verso il disagio economico grave, anche a causa di spese improvvise, aumento dei prezzi, crisi energetica e rincari delle bollette di luce e gas. Come raccontano le famiglie intervistate del campione selezionato1 in cui il 74% è in ritardo con le bollette, l’87% non può affrontare spese extra e impreviste, il 42% dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato per sé e i propri figli.
“Misure come il Reddito di Cittadinanza, la Pensione di Cittadinanza e l’Assegno Unico per i figli e quelle emergenziali del periodo pandemico sono state un utile argine, vanno rafforzate e estese per raggiungere tutti quei soggetti più esposti al rischio di povertà, come lo sono, ad esempio, i minori e gli stranieri. È necessario garantire poi l’accesso ai servizi, alcuni dei quali dovrebbero finalmente essere considerati come essenziali, a partire dalle mense scolastiche” spiega Roberto Sensi, Responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia.
L’indagine ha visto la collaborazione di cinque realtà, quattro delle quali impegnate sul fronte dell’assistenza alimentare, una quinta sul sostengo alle famiglie straniere e al doposcuola per i figli: a Corsico con l’associazione La Speranza e a Baranzate con l’APS la Rotonda, a Siena con Caritas Diocesana di Siena, del circolo Arci di Ravacciano e della Corte dei Miracoli. La ricerca ha ricevuto supporto dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena.