
La storia della riduzione del rischio tra cinture sicurezza, casco e seggiolini salvavita
di Ida Macchi
La riduzione del danno è un concetto a 360 gradi che ci circonda anche se non ne siamo sempre consapevoli. Tutte le azioni che ci proteggono dal rischio di malattia, infortuni o morte sono strategie efficaci. Non solo metadone per i tossicodipendenti quindi, o sigarette elettroniche per i fumatori. Eppure mentre lo Stato si attiva per proteggere i cittadini imponendo misure di protezione collettive e obbligatorie, sulla questione fumo ha una resistenza immotivata. Vediamo allora quali sono le strategie di riduzione del danno più diffuse ormai divenute parte della nostra vita quotidiana.
Non ci sono dubbi : quando si viaggia, cinture di sicurezza, seggiolini per i bimbi e casco sono veri e propri dispositivi salvavita. Gli studi dimostrano infatti che allacciare le cinture riduce il rischio di lesioni gravi e di morte di almeno il 40% per il guidatore e il passeggero anteriore e sino al 70% per chi occupa i posti posteriori. Il casco protegge invece da eventi fatali tra il 42 e il 69 %, mentre i sistemi di ritenuta per i più piccoli possono abbattere del 70% la mortalità tra i neonati e tra il 54 e l’84% quella tra i bambini. I risultati in termini di risparmio di vite sono immancabili: lo dimostrano i dati del progetto Ulisse, uno studio multicentrico osservazionale condotto dall’Istituto Superiore di Sanità che ha monitorato per quasi due anni ben 8,9 milioni di veicoli , distribuiti in 28 città italiane (16 al nord, 4 nel centro e 8 al sud). Risultato: se tutti usassero casco e cintura, ogni anno nel nostro Paese si potrebbero registrare ben 327 decessi in meno. Un risultato non da poco visto che, stando agli ultimi dati Istat, nel 2021 in Italia i morti sulla strada sono stati ben 1313. Purtroppo, però, il progetto Ulisse dimostra che ancor oggi nel nostro Paese non tutti adottano comportamenti virtuosi, anche se l’obbligo all’uso dei dispositivi di sicurezza è stato introdotto di legge sin dalla fine degli anni 80 e se fosse stato rispettato da tutti si sarebbero risparmiate decine di migliaia di vite.
Cintura di sicurezza: maglia nera al sud
“Per quanto riguarda la cintura di sicurezza la maglia nera va al sud, dove viene usata solo da 1 persona su 3, con un picco negativo a Napoli, dove la utilizza solo una su 5” sottolinea il dottor Marco Giustini, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità. “Preoccupante su tutto il territorio nazionale anche l’uso delle cinture posteriori (allacciate al nord solo dal 20,4%,al centro dal 7,7%, e al sud dal 3,5%), probabilmente perché viaggiare “dietro” viene considerato erroneamente più sicuro, ma anche perché molti non sanno ancor oggi che è obbligatorio usarle, al pari di quelle anteriori. Preoccupante anche la latitanza sul fronte dei sistemi di ritenuta per bambini (adottati dal 65,5% al nord, dal 42,7% al centro e dal 22,2% al sud, e quindi da un bambino su 5), anche se è proprio ai più piccoli che dovrebbe essere assicurata la massima sicurezza in auto, grazie a ovetti o seggiolini omologati e coerenti con la loro età. E invece, anche quando in auto c’è il booster seat spesso il bambino è ugualmente “libero”, soprattutto quando l’auto viaggia in città. Eppure, i rischi sono tutt’altro che sottovalutabili: in caso di frenata improvvisa, il corpo del bimbo, che non è ben ancorato, ha un’energia cinetica da smaltire che è pari alla velocità a cui viaggia l’auto. Anche se questa non è eccessiva, può catapultare il piccolo fuori dall’abitacolo, o farlo sbattere violentemente contro le strutture interne dell’auto, anche perché i piccoli non beneficiano neppure della protezione dell’airbag, come il conducente o il passeggero al suo fianco”.
In città l’efficacia maggiore
“Molti non sanno che è proprio intorno ai 50 km orari, andatura che si adotta in città, che la cintura e i seggiolini garantiscono il massimo della protezione: dimezzano il rischio di lesioni gravi o mortali”, spiega il dottor Giustini.” Infatti, basta raddoppiare la velocità e raggiungere i 100 Km l’ora perché, in caso di incidente, un corpo si ritrovi a dover smaltire una dose cinetica che non è doppia ma ben 4 volte più grande. Gli effetti sono di conseguenza più gravi, come un danno toracico massivo. Allacciare le cinture quando si viaggia a velocità moderata nell’area urbana, anche se magari il tragitto da percorrere è breve e spesso molti non lo fanno, è quindi un provvedimento salvavita. Infatti, in autostrada, complice la maggior velocità, un incidente grave può essere letale anche per chi guida con la cintura. Questa evenienza è invece meno probabile se ci muove in città, rispettando ovviamente i limiti di velocità. Per lo stesso motivo è importante che sia il conducente che il passeggero che gli viaggia accanto abbiano le cinture allacciate, cosa che spesso non capita perché il progetto Ulisse ha dimostrato che il passeggero ha una minore percezione del rischio, quasi che tutti i pericoli fossero a carico di chi conduce l’auto”. Proprio per questo, a breve partirà una nuova ricerca condotta dal Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibile per valutare se, ad oggi, c’è una maggior consapevolezza che la cintura è utile anche e soprattutto in città e che entrambe le persone che siedono sui posti anteriori corrono gli stessi rischi.
Casco: promosso su tutto il territorio
Promosso invece, l’uso del casco: al nord lo utilizza il 100% dei centauri, al centro il 99,6% e al sud il 94% .“Probabilmente la percezione del pericolo è più alto tra chi viaggia su 2 ruote”, spiega il dottor Giustini. ”Di fatto, in caso di incidente il suo utilizzo riduce praticamente a zero il rischio di un trauma penetrante del cranio, lesione gravissima e spesso mortale nell’immediato o nel breve-medio termine. Nonostante ciò, c’è ugualmente ancora da fare, soprattutto nelle zone periferiche delle città del sud dove regna ancor un certo tasso di latitanza, sottolineando che è importante che tutti siano consapevoli che il casco va indossato anche dal passeggero e allacciato da entrambi prima di mettere in moto il veicolo: anche un trauma cranico lieve, possibile quando la velocità è minima, può essere fatale, o lasciare serie conseguenze ”.