
Le start up che puntano a renderci immortali
di Johann Rossi Mason
Eterna giovinezza, o quasi. E’ il settore in cui sta investendo l’imprenditore fondatore di Amazon Jeff Bezos che ha messo sul piatto tre miliardi di dollari per la start up Altos Lab (altoslab.com). Obiettivo: allungare la vita di una cinquantina di anni e poi via, verso l’immortalità
‘Basterà’ – per così dire – riprogrammare o rigenerare le cellule.
I media l’hanno ribattezzata la start up che ‘vuole sconfiggere la morte’, sfruttando la tecnologia.
Per l’impresa Bezos ha reclutato nomi altisonanti come Hal Barrow, ex direttore scientifico di Glaxo e un paio di premi Nobel (Shinya Yamanaka per la medicina nel 2012 per le sue ricerche sulle cellule staminali e Jennifer Doudna, nota per aver lavorato sulla tecnica CRISPR per ‘editare’ i geni).
Contemporaneamente Brian Armstrong ha messo insieme New Limit che con un capitale iniziale di 105 milioni di dollari studia la riprogrammazione epigenetica di cellule e tessuti, tentando di capire come modulare gli stimoli ambientali per intervenire e modificare il DNA a nostro favore. Armstrong ammette che potrebbero volerci decenni prima di approdare ad una ricerca o a un farmaco significativo e ha investito al grido di ‘chi ha tempo non aspetti tempo’ (blog.newlimit.com).
L’idea non è nuova e si basa sull’evidenza che in meno di un secolo l’aspettativa di vita media è aumentata di circa 25-30 anni (nei paesi occidentali).
Tra il 1887 e il 2014 solo in Italia la speranza di vita è passata da 36 a 80 anni per gli uomini e da 36 a 85 anni per le donne.
Igiene, progressi medici come antibiotici e vaccini, alimentazione più equilibrata, qualità degli alloggi hanno permesso questo balzo straordinario.
A questo si aggiunga il sempre maggior numero di centenari osservati in studi di popolazione per capirne i segreti biologici.
D’altro canto nel 2021 gli scienziati asiatici di Gero avevano calcolato che una persona sana potrebbe vivere 150 anni.
Il progressivo invecchiamento fisiologico agirebbe infatti molto lentamente, anche se sappiamo che le cellule hanno un limite per numero di divisioni cellulari prima di morire (limite di Hayflick).
Al momento le persone più longeve della storia che hanno raggiunto più di 110 anni senza aiuti si contano sulle dita di una mano: Jeanne Calment è morta a 122 anni e Kane Tanaka ne ha oggi 119.
Nel 1990 erano 96 mila. Nel 2100 si stima saranno circa 20 milioni secondo le stime.
Ma al di là della comprensibile attrattiva della sfida scientifica. L’allungamento ad libitum della vita è davvero desiderabile?
Cinquanta anni sono ‘tanta roba’ insomma dovremmo imparare a ripensare tutta la nostra prospettiva.
Innanzitutto queste tecniche saranno disponibili -almeno all’inizio- solo per una élite di persone che avranno le risorse economiche per accedervi.
Si potrebbe quindi configurare una ‘gerontocrazia’ in cui il potere è nelle mani di pochi ricchi vecchi ‘saggi’.
Fase successiva: le tecnologie diventano accessibili per i più: quindi proporzionalmente si lavorerà almeno 70/80 anni, si andrà in pensione a 95 e il sistema pensionistico dovrà sopportare il costo della sopravvivenza residua. Costo che recupererà dai risparmi di quello che oggi spende per la cronicità (l’80% del costo del SSN). I mutui saranno più lunghi, 50 anni almeno, e forse anche il percorso formativo. Insomma non è chiaro come i sistemi economici potrebbero assorbire un simile trend demografico.
Tanta fatica per nulla.
Onore al merito quindi anche se forse a Bezos è sfuggita l’analisi del National Centre for Climate Restoration australiano che ha previsto un aumento di 3 gradi del riscaldamento globale che nel 2050 potrebbe portare al collasso dell’ecosistema: ondate di calore letali, il 30% della superficie terrestre desertificata, una crisi idrica colossale per due miliardi di persone e almeno un miliardo di ‘profughi climatici’. Le ipotesi di cambiamento delineate dagli Accordi di Parigi del 2015 infatti, non tengono conto del ‘long term carbon feedback’, fenomeno per cui il pianeta tende ad amplificare i cambiamenti climatici in senso negativo.
Nel frattempo possiamo già fare molto, ogni giorno, per allungare la nostra esistenza e auspicare ad anni in salute e benessere. La rivoluzione parte dagli stili di vita e da ciò che mettiamo in tavola. Uno degli esempi è la dieta di Okinawa, dall’isola che ospita il maggior numero di centenari sani al mondo (ne parliamo qui INSERIRE LINK MOHRE).