L’impatto della pandemia sulla salute mentale, al via lo studio italiano Serendipity

Secondo una nuova ricerca della McMaster University, la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulla salute mentale delle persone anziane. Utilizzando i dati del Canadian Longitudinal Study on Aging (CLSA), un team nazionale di ricercatori ha scoperto che il 43% degli adulti di età pari o superiore a 50 anni ha manifestato livelli moderati o alti di sintomi depressivi all’inizio della pandemia di COVID-19 e che è aumentato nel corso tempo.

La solitudine e l’isolamento sociale sono stati il predittore più significativo del peggioramento dei sintomi depressivi, con altri fattori di stress legati alla pandemia, come i conflitti familiari, che hanno aumentato l’impatto psicologico della malattia e del lockdown. 

Lo studio, appena pubblicato sulla rivista Nature Aging è stato guidato da Parminder Raina, professore presso il Dipartimento di metodi di ricerca sanitaria e direttore scientifico del McMaster Institute for Research on Aging.

La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto sproporzionato sugli anziani, con gruppi di persone che erano già emarginate che hanno avvertito un impatto negativo molto maggiore.

Quelli socialmente isolati, con condizioni di salute più precarie e con uno stato socioeconomico inferiore avevano maggiori probabilità di avere un peggioramento della depressione rispetto al loro stato di depressione pre-pandemia. Come sempre, le donne sono state quelle che hanno pagato un prezzo più alto in termini di probabilità di sintomi depressivi durante la pandemia rispetto agli uomini. Ma l’impatto è stato così generalizzato da indurre a parkare di ‘sindemia’ ossia della contemporanea esplosione di due pandemie: quella infettiva e quella mentale. 

Lo tsunami emotivo subito a livello mondiale fa anche temere una ‘coda lunga’ di disagi a causa dello stress cronico, l’incertezza, ricadute di disturbi preesistenti, ansia e fattori scatenanti di tipo ambientale.
Una metanalisi di Lancet ha contato un surplus di casi di disturbi depressivi e 76 milioni di casi di disturbi d’ansia (52 milioni dei quali nelle donne). La metanalisi ha analizzato 48 studi relativi ai disturbi in 204 paesi del mondo riscontrando il bisogno di un aumento della domanda di assistenza che deve portare ad un rafforzamento dei servizi per rispondere alla domanda ed effettuare delle politiche di prevenzione.

Nonostante le numerose ricerche che hanno segnalato il ‘disagio’ della popolazione, che ha colpito anche i soggetti più giovani, manca una considerazione sistematica su grandi numeri. Si pone questo obiettivo il progetto Serendipity, realizzato con la collaborazione di Viatris che si pone lo scopo di scattare una fotografia dell’Italia, per genere ed età, su passato e su presente, individuando non solo quali siano state le ricadute sulla popolazione, ma soprattutto quale sarà lo scenario futuro e quali soluzioni potrebbero essere messe in campo per supportare il Sistema Sanitario Nazionale (SSN).

Il board che riunisce quattro Psichiatri, un Neurologo e un Medico di Medicina Generale/Geriatra ha il compito di mettere a punto gli argomenti di questa ampia survey italiana sugli effetti della pandemia sulla salute mentale e di analizzarne i risultati.
La survey, curata da Ethos con la collaborazione del Dipartimento di Statistica e Demografia dell’Università La Sapienza di Roma, facoltà di Economia, servirà a misurare l’incidenza dei disturbi emersi come effetto dello stress dato dalla pandemia e dal lockdown, analizzare le caratteristiche della sindrome Long Covid, e valutare le conseguenze della mancata assistenza e della perdita di aderenza.

I risultati della survey che intervisterà circa 1200 specialisti psichiatri, neuropsichiatri infantili, neurologi, MMG e pediatri, saranno oggetto di una pubblicazione scientifica a cura del Board Scientifico coordinato da Ethos (Prof. Mario Amore di Genova – Prof. Sergio De Filippis di Roma – Dott. Silvestro La Pia di Napoli – Prof. Andrea Fagiolini di Siena – Dott. Alessandro Pirani di Cento (Fe) – Prof. Riccardo Torta di Torino).

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