L’inquinamento atmosferico e il collegamento con le malattie autoimmuni

Redazione

Da tempo è noto che l’inquinamento atmosferico può danneggiare i polmoni e il cuore, ma uno studio dell’Università di Verona ha evidenziato una possibile correlazione tra l’esposizione prolungata a minuscole particelle inquinanti e un aumento delle malattie immuno-mediate, come l’artrite reumatoide e l’osteoartrite. Questo studio ha coinvolto l’analisi dei dati clinici di 81.363 individui con un’età media di 65 anni, i quali sono stati associati ai livelli di inquinamento nelle loro aree di residenza. Le concentrazioni di polveri sottili, note come PM10 e PM2.5, sono state prese in considerazione, con livelli di 30 nanogrammi per metro cubo d’aria per le PM10 e 20 g/m3 per le PM2.5 considerati pericolosi.

L’impatto dell’esposizione a lungo termine

I risultati dello studio hanno rivelato che l’esposizione prolungata a questi livelli limite di particolato fine è associata a un aumento del rischio del 13% per le malattie autoimmuni. In particolare, l’esposizione a lungo termine agli inquinanti derivanti dal traffico e dalle attività industriali è stata correlata a un aumento del 40% del rischio di artrite reumatoide, del 20% per la sindrome infiammatoria intestinale come la colite ulcerosa, e del 15% per malattie come l’osteoartrite.

Il mistero dell’innesco autoimmune

L’artrite reumatoide sembra essere principalmente associata all’esposizione al particolato atmosferico. Alcune altre malattie non sembravano avere una correlazione significativa con l’inquinamento, mentre per altre, come la sclerosi sistemica e le malattie infiammatorie croniche intestinali, sono state osservate tendenze verso associazioni importanti. Gli esperti ritengono che l’esposizione a particelle fini nei polmoni possa innescare una reazione autoimmune in altre parti del corpo, ma ulteriori ricerche saranno necessarie per comprendere appieno questi meccanismi e stabilire un nesso di causalità definitivo.

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