L’inquinamento atmosferico è un’emergenza sanitaria

Redazione

Ve la ricordate Londra di venti trenta anni fa? Il cielo plumbeo e grigio ‘fumo di Londra’ del mix tra nebbia e smog. Una coltre che sembrava nascondere i dati delle malattie respiratorie e cardiovascolari: ben 12mila casi solo nel 1951. L’inquinamento atmosferico oggi deriva dal traffico, dall’agricoltura e dalla combustione del legno, comprese le stufe a legna. Il particolato fine (PM2,5) passa attraverso i polmoni nella circolazione insieme a gas tossici come l’NO2 e insieme danno inizio, accelerano ed esacerbano malattie non trasmissibili.

Nel 2016, un rapporto del Royal College of Physicians e del Royal College of Pediatrics and Child Health ha stimato che l’equivalente di 40 000 decessi erano attribuibili all’inquinamento dell’aria esterna ogni anno nel Regno Unito.

In sei anni il contributo dello smog alle malattie non infettive  è addirittura aumentato e gli studi hanno ormai fotografato con chiarezza l’impatto degli inquinanti sulla salute umana (anche prima della nascita).

Nonostante le particelle di PM2,5 siano invisibili ad occhi nudo  ma i suoi effetti sono evidenti: aumento del rischio di attacchi di asma nei giorni di forte inquinamento e più ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e polmonari. L’aria inquinata provoca ictus e attacchi di cuore, aggrava le malattie respiratorie, come come broncopneumopatia cronica ostruttiva e può arrestare la crescita polmonare dei bambini. Il risultato non sono solo morti premature, ma più anni trascorsi in cattiva salute e una pressione più evitabile sul sistema sanitario. L’inquinamento atmosferico, sia all’esterno che indoor, è uno dei principali fattori di disuguaglianze sanitarie, le persone più svantaggiate hanno infatti maggiori probabilità di vivere in aree inquinate.

Eppure il rapporto sulla prevenzione delle morti future ha evidenziato che “gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute non vengono sufficientemente comunicati ai pazienti e ai loro assistenti dai professionisti medici e infermieristici”.

Si dovrebbero incrementare le conversazioni che hanno come argomento i fattori di rischio ambientali: il Royal College of Physicians era una delle tre organizzazioni (le altre erano il Royal College of General Practitioners e il Royal College of Pediatrics and Child Healthche si è impegnata a rivedere il proprio curriculum di medicina interna.

Tutti gli operatori sanitari hanno un ruolo importante nella comprensione dei gravi effetti negativi dell’inquinamento atmosferico e nella loro comunicazione chiara ed efficace ai pazienti a rischio. Altrettanto importante, possono essere influenti sostenitori di un’aria più pulita e possono spingere per l’intervento del governo per raggiungere questo obiettivo.

La consultazione del governo sugli obiettivi di qualità dell’aria ai sensi dell’Environment Act 2021, che si è conclusa il 27 giugno 2022, potrebbe essere un punto di svolta per la salute della Gran Bretagna se il governo assume decisioni coraggiose in merito. Purtroppo però  l’obiettivo attualmente proposto di ridurre la concentrazione media annuale di PM2,5 per raggiungere 10μg/m−3 entro il 2040 è molto al di sotto di quanto necessario per invertire la tendenza

Fonte: BMJ 2022; 378 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.o1664

https://mohre.it

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*