
Malati oncologici: il 58% continua a fumare dopo la chirurgia
I risultati della ricerca sono sconfortanti: almeno la metà dei pazienti che hanno subito un intervento chirurgico per guarire dal cancro continuano a fumare. Sono i risultati dello studio retrospettivo presentato a CHEST 2021 il meeting annuale dell’American College of Chest Physician. Su 7500 che erano fumatori o ex fumatori appena prima di essere candidati alla chirurgia per un cancro del polmone allo stadio 1,circa il 45% continuava o riprendeva a fumare, dato rilevato al controllo a un anno. Dato che in studi precedenti arrivava sino al 60% dei pazienti oncologici.
Se pensiamo che tra l’80 e il 90% dei casi di cancro al polmone non a piccole cellule è determinato dal fumo di sigaretta appare dissonante che le persone perseverino nell’abitudine e non cerchino aiuto per quella dipendenza che ha determinato la malattia. Eppure già diversi studi hanno sottolineato con fermezza che essere fumatore al momento della chirurgia oncologica è correlato ad un maggior rateo di complicazioni operatorie e peggior esito a lungo termine. Il che significa, in parole povere, che chi fuma muore prima. Evidenze che hanno portato anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità a consigliare ai fumatori di smettere al momento della diagnosi e comunque almeno 4 settimane prima dell’intervento. Va detto però che tra la raccomandazione e il fatto di mettere in pratica un consiglio… c’è di mezzo il mare.
Se al momento della diagnosi i fumatori sono giustamente spaventati e preoccupati, dopo l’intervento entrano in gioco molteplici fattori psicologici: tornare ad una forma di normalità, lasciarsi alle spalle il ricordo della malattia, scaricare lo stress e i normali timori del ‘dopo’.
Questi dati però ci dicono che le politiche e le strategie per aiutare i fumatori a smettere non sono efficaci, eppure proprio nel momento di un evento come la malattia le persone sono più ricettive ai messaggi che hanno a che fare con la propria salute.
I ricercatori della Washington University School of Medicine guidati da Brendan Heiden hanno eseguito uno studio retrospettivo usando i dati del Database dei veterani statunitensi estrapolando quelli a cui era stata fatta diagnosi di cancro al polmone al primo stadio che erano stati sottoposti a chirurgia dal 2006 al 2016. Gli studiosi erano interessati sia allo status di fumatori sia stabilire la persistenza del tabagismo ad un anno. Hanno quindi messo in relazione il tabagismo con la sopravvivenza senza malattia e la sopravvivenza nel complesso.
Da un campione iniziale di circa 10mila persone, applicando i criteri di esclusione è stata estratta la coorte di 7500 pazienti, maschi nella maggior parte dei casi e di età media 67 anni. Il 60% era un fumatore attivo al momento della chirurgia. Il dato sconcertante è che il 58% un anno dopo la chirurgia dichiarava di continuare a fumare. Ma non è tutto perché del 39% di quelli che si erano dichiarati ex fumatori ricadeva nel tabagismo il 20% ad un anno.
Come è facile immaginare quelli che continuavano a fumare avevano una sopravvivenza inferiore: 73,7 mesi per i fumatori rispetto agli 82,2 mesi di coloro che non avevano mai fumato. Mentre non sono state riscontrate correlazioni con le recidive.
I programmi che seguono le persone che hanno superato un tumore dovrebbero concentrarsi sull’aiuto alla cessazione, dato il numero enorme di persone che nonostante una malattia così grave non trova una risposta ricevibile per un percorso di cessazione.