Meno carne: riduce il rischio di ammalarsi di cancro

di Valentina Arcovio

Che il consumo di carne aumenti il rischio di sviluppare un cancro è noto da tempo ed è stato più volte oggetto di avvertimenti e raccomandazioni diffuse dall’Organizzazione mondiale della sanità. Da allora ci si è chiesti se “convertirsi” e diventare vegetariani potesse ridurre al minimo i rischi. Un recente studio condotto dall‘Università di Oxford ha dimostrato che potrebbe non essere necessario eliminare del tutto la carne dalla dieta. Anche se hanno concluso che meno carne si mangia più basso è il rischio di ammalarsi di cancro.

Possibili altri fattori dietro il basso rischio di cancro dei vegetariani

In letteratura scientifica ci sono ricerche secondo le quali le persone che seguono una dieta vegetariana hanno un rischio più basso di ammalarsi di cancro. Ma le persone che seguono una dieta vegetariana hanno indici di massa corporea (BMI) più bassi e profili ormonali diversi rispetto alle persone che mangiano carne. Tuttavia, non è chiaro se essere vegetariani sia proprio ciò che ci aiuta a proteggerci dal cancro o se ci siano altri fattori. Per aiutare a determinare se esiste davvero una relazione tra evitare la carne e il rischio di cancro, i ricercatori hanno deciso di cercare un collegamento tra il consumo di carne e i rischi di diversi tipi di cancro.

Dai carnivori abituali ai vegetariani, i gruppi classificati nello studio

I ricercatori hanno esaminato i dati di 472.377 persone senza cancro che facevano parte della coorte della UK Biobank. Tutti i partecipanti sono stati classificati in consumatori regolari di carne, in consumatori bassi di carne, in consumatori di pesce e vegetariani. Le persone sono state quindi suddivise considerate: in carnivori abituali quando mangiavano carne lavorata, manzo, agnello o montone, maiale, pollo, tacchino o altro pollame più di cinque volte a settimana; bassi mangiatori di carne che ne consumano, al massimo, cinque volte a settimana; mangiatori di pesce che non consumano alcuni tipi di carne e vegetariani che non mangiano proprio carne. I ricercatori hanno esaminato quante persone hanno sviluppato il cancro, tra cui quello al colon-retto, al seno e alla prostata in un periodo di 10 anni. Ebbene, dai risultati è emerso che coloro che consumano poca carne, i mangiatori di pesce e i vegetariani hanno un rischio inferiore di sviluppare un tumore rispetto a consumatori abituali di carne. 

Meno carne di consuma e minore e il rischio di ammalarsi di cancro

I consumatori bassi di carne sono risultati avere un rischio inferiore di cancro del colon-retto rispetto ai mangiatori di carne regolari. Inoltre, le donne vegetariane in postmenopausa avevano un rischio inferiore di cancro al seno rispetto alle donne che mangiavano pesce e carne. Gli uomini vegetariani e mangiatori di pesce avevano un rischio inferiore di cancro alla prostata rispetto agli uomini carnivori. I risultati dello studio forniscono quindi alcune possibili intuizioni su come le nostre scelte dietetiche possono influire sul rischio di ammalarsi cancro. Tuttavia, gli esperti affermano che i risultati dovrebbero essere presi con le pinze. È importante sapere che si tratta di uno studio osservazionale e che quindi la correlazione non è uguale alla causalità. Questo significa che solo perché c’è un legame tra due cose, in questo caso, il consumo di carne e il rischio di cancro, non significa che l’una abbia causato l’altra.

I vegetariani hanno un rischio minore del 14% di sviluppare un tumore

Per mettere in cifre questi risultati, i vegetariani hanno un rischio inferiore del 14 per cento di sviluppare tutti i tumori rispetto alle persone che mangiano carne più di cinque volte a settimana. Per i mangiatori di pesce il rischio è risultato inferiore del 10 per cento e per i consumatori bassi di carne del 2 per cento. “Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare il rischio di cancro in coorti con un gran numero di vegetariani per fornire stime più precise delle associazioni ed esplorare altri possibili meccanismi o spiegazioni per le differenze osservate”, hanno concluso gli studiosi.

LINK A FONTE: https://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12916-022-02256-w

https://mohre.it

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*