Mi piace quel che muovi e allora, muovi!

di Johann Rossi Mason

Lo sappiamo già: l’attività fisica è indispensabile per la salute e non è mai troppo tardi per iniziare a muoversi. Il movimento non solo aiuta a perdere peso in chi ne ha bisogno, ma ha effetti benefici sulla salute della nostra schiena, sostenuta letteralmente, dalla muscolatura.

Ciò che è meno noto è che l’esercizio fisico ha effetti estremamente positivi su molte zone del cervello ed è un potente fattore di prevenzione del decadimento cognitivo e di molte malattie neurodegenerative.

La scienza continua a dar ragione ai lemuri del film animato Madagascar che cantano: “Mi piace quel che muovi e allora, muovi”. Un moderato esercizio aerobico ha effetti positivi sulla salute del corpo e del cervellolo spiego nel mio libro “Cervello senza limiti” che potrete acquistare qui https://www.amazon.it/Cervello-inchiesta-italiana-potenziamento-cerebrale/dp/8875788278/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E60EJ2OG5VN4&keywords=cervello+senza+limiti&qid=1643443255&sprefix=cervello+senza+limiti%2Caps%2C238&sr=8-1

Ne migliora la plastività grazie all’attività di un neurotrasmettitore, il GABA. Nella popolazione over 60 è in grado di rallentare il declino cognitivo, portare ossigeno alle cellule cerebrali e favorire la plasticità dei neuroni, favorendone le connessioni. 

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Esaminando la letteratura scientifica nel 2018, i ricercatori dell’Università della California del Sud hanno scoperto che tra gli adolescenti di età compresa tra 15 e 18 anni, gli atleti regolari tendevano ad avere volumi dell’ippocampo e volumi frontali medi rostrali più grandi rispetto agli adolescenti sani di controllo. L’ippocampo è più comunemente associato alla memoria e all’orientamento spaziale, mentre il giro rostrale medio frontale è stato collegato alla regolazione delle emozioni e alla memoria di lavoro. Gli studi suggeriscono che questi cambiamenti strutturali si traducono in migliori prestazioni cognitive e migliori risultati accademici.

Le qualità di potenziamento cerebrale dell’esercizio si estendono fino all’età adulta. Gli scienziati della Rutgers University lo hanno magnificamente dimostrato in uno studio pubblicato all’inizio dello scorso anno:

I ricercatori hanno reclutato afroamericani anziani, tutti precedentemente sedentari, per completare venti settimane di lezioni bisettimanali di esercizi di cardio-danza tenute nelle chiese locali e nei centri per anziani. Rispetto al gruppo di controllo composto da membri della comunità di età e background simili che non facevano esercizio, quelli nel programma hanno mostrato miglioramenti significativi nella connettività cerebrale dinamica (o “flessibilità neurale”) nell’ippocampo e nel lobo temporale mediale circostante, come misurato utilizzando la Risonanza Magnetica funzionale in stato di riposo.

In un altro studio, pubblicato nell’agosto 2019, gli scienziati hanno esaminato 45 coppie di gemelli identici adulti, che differivano notevolmente nei livelli di attività fisica. “I gemelli più attivi hanno mostrato volumi di materia grigia più grandi nelle regioni striatale, prefrontale e ippocampale e volumi di materia grigia più piccoli nell’area del cingolo anteriore rispetto ai co-gemelli meno attivi”, hanno scoperto i ricercatori. (Anche se gli attuali studi sui gemelli sono troppo piccoli e i partecipanti troppo giovani per scoprire se i cambiamenti indotti dall’esercizio possono effettivamente ridurre il rischio di disturbi cognitivi o migliorare risultati come l’istruzione o il reddito).

I ricercatori hanno anche provato interventi di esercizio su adulti molto più anziani, con malattia di Alzheimer, per vedere se l’attività fisica potesse ‘riparare’ i loro cervelli. Nel 2016, sono state  reclutati 68 anziani con probabile malattia di Alzheimer. Alcuni soggetti si sono esercitati per 150 minuti a settimana, mentre altri sono stati sottoposti a un regime di controllo meno rigoroso di stretching e tonificazione per 26 settimane. Rispetto al gruppo di controllo, il gruppo di esercizio aerobico ha migliorato maggiormente i parametri di valutazione della disabilità per la demenza alla conclusione dello studio. I potenziamenti dell’attività cardiorespiratoria sono stati anche collegati a miglioramenti della memoria e ridotta atrofia dell’ippocampo.

L’allenamento aumenta le funzioni cognitive di anziani sani, con una sorta di effetto ‘booster’. Fare trenta minuti di attività fisica ogni giorno sembra preservare i volumi cerebrali negli adulti di età superiore ai 70 anni rispetto agli individui sedentari, inoltre una maggiore attività cardiorespiratoria è stata collegata a livelli più bassi di atrofia cerebrale.

Ma in che modo l’esercizio può indurre cambiamenti nel cervello? Le spiegazioni sono diverse: aumenta i livelli del fattore neurotrofico cerebrale (BDNF) nel sangue, che è collegato alla nascita e crescita di nuovi neuroni. Aumenta la crescita di ulteriori vasi sanguigni nel cervello e aiuta a mantenere quelli attuali, portando a un aumento di ossigeno e una migliore perfusione. Infine, l’attività fisica sembra mantenere la microglia (le cellule che si occupano della difesa immunitaria del sistema nervoso) in buone condizioni.

Ovviamente dobbiamo tenere in conto e accogliere i cambiamenti che si verificano con l’età: non possiamo pretendere di avere le stesse prestazioni fisiche di quando avevamo 20 anni, questo anche perché quando invecchiamo, i nostri corpi iniziano a sperimentare la ‘disfunzione mitocondriale’ ossia un diverso funzionamento delle centrali elettriche delle nostre cellule.

Fornire un migliore ‘carburante’ ai mitocondri potrebbe essere la chiave per invertire alcuni degli effetti collaterali negativi dell’invecchiamento. I ricercatori stanno quindi studiando una combinazione di glicina e N-acetilcisteina (NAC) che insieme hanno una azione antiossidante.

In un gruppo di anziani che ha assunto l’integratore per 12 settimane, la forza muscolare, la velocità dell’andatura e la funzione cognitiva sono migliorate con un incremento costante sino a 24 settimane di utilizzo. Mentre, nel momento in cui hanno smesso di assumere il composto, i loro miglioramenti sono diminuiti.

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