Morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa, fibre si o no?

Jade Bernardini

Le fibre possono essere dannose nei pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD)? Se lo sono chiesto la dottoressa Heather Armstrong dell’Università canadese di Alberta e il suo gruppo di ricercatori che hanno dimostrato che, mentre alcune fibre possono peggiorare l’infiammazione nei pazienti con IBD in fase attiva e con un numero di batteri fermentativi ridotto, le stesse fibre possono avere effetti favorevoli nei pazienti con un alto potenziale fermentativo e in fase di remissione della malattia

In generale le fibre sono benefiche, ma non tutte le fibre sono uguali e alcuni pazienti con IBD riferiscono intolleranza al consumo di fibre

I ricercatori hanno analizzato campioni di muscosa del colon ottenuti da pazienti con IBD (rettocolite ulcerosa, morbo di Crohn), e hanno dimostrato che l’esposizione a determinate fibre (beta-fruttani come l’inulina) induceva una risposta pro-infiammatoria quando queste non subivano fermentazione, mentre la fermentazione dei beta-fruttani non si associava a gli effetti pro-infiammatori. I risultati sono stati confermati anche quando i pazienti hanno assunto beta-fruttani con la dieta.

Incidenza e prevalenza delle IBD stanno aumentando in tutto il mondo. Queste malattie possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita delle persone colpite e hanno anche effetti marcati sulle società e sui sistemi sanitari nel loro complesso.

Le fibre alimentari sono una componente importante della dieta per i pazienti con IBD. I soggetti con IBD a volte escludono le fibre dalla dieta a causa di sintomi come dolore e gonfiore addominali. Il recente studio pubblicato sulla rivista Gastroenterology ha esplorato proprio il ruolo della fibra nel promuovere e prevenire l’infiammazione.

Le fibre alimentari hanno effetti favorevoli in individui con una popolazione batterica con normale capacità fermentativa, durante le fasi di quiescenza della malattia. Alcune fibre alimentari possono invece avere effetti dannosi in un sottogruppo di pazienti con IBD i cui batteri intestinali hanno una ridotta capacità di fermentare le fibre. 

Il commento della Prof.ssa Caterina Conte Associata di Medicina Interna presso l’Università San Raffaele di Roma:  le fibre sono generalmente consigliate nell’ambito di una dieta sana, e ai pazienti con IBD si raccomanda un regime alimentare vario, che soddisfi i fabbisogni energetico e nutrizionale incluso quello di fibre. Tuttavia, questo studio suggerisce che alcuni pazienti, soprattutto durante le fasi in cui la malattia è attiva, potrebbero avere un beneficio se limitassero il consumo di fibre fermentabili come i beta fruttani. A causa dell’infiammazione, infatti, potrebbe venir meno la capacità fermentativa dei batteri, e le fibre non fermentate avrebbero un effetto nocivo su un intestino infiammato e quindi più suscettibile, peggiorando la situazione. Queste informazioni, se confermate da ulteriori studi, potrebbero contribuire alla definizione di raccomandazioni dietetiche più mirate, nell’ottica della medicina di precisione.

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