
Muovere braccio e mano dopo un ictus
Ida Macchi
Muovere nuovamente un braccio e la mano, rimasti paralizzati dopo un ictus. E’ successo ad una paziente americana, Hether Rendulic, 9 anni dopo un evento ischemico cerebrale che le ha bloccato, a soli 23 anni, il lato sinistro del corpo: si é seduta al tavolo ed ha usato la mano per tagliare una bistecca e poi per disegnare un’immagine che ha definito sorridendo con un ‘niente male’. Un’esperienza carica di emozioni e sensazioni dimenticate da anni: “era qualcosa di surreale “, ha commentato , “sembrava che il mio cervello potesse connettersi di nuovo al braccio sinistro e alla mano”. Un’esperienza analoga l’ha vissuta anche una quarantasettenne, colpita da ictus nel 2020, che insieme a Heather ha fatto parte di uno studio sperimentale: pubblicato sulla rivista Nature Medicine, è stato coordinato da un team di ricercatori dell’Università e il Medical Center di Pittsburgh , tra cui anche una coppia di neuroscienziati italiani, Elvira Pirondini e Marco Capogrosso.
Risvegliare le connessioni tra cervello e midollo spinale
Il merito di questo risultato? L’elettrostimolazione epidurale del midollo spinale cervicale, una tecnica che sfrutta deboli impulsi elettrici e che, da tempo, è utilizzata per il trattamento sicuro ed efficace del dolore cronico. Negli ultimi anni è stata studiata anche come terapia per i pazienti paralizzati da lesioni del midollo per riattivare i motoneuroni e ora, per la prima volta, utilizzata per pazienti post –ictus. I ricercatori hanno inserito nel collo delle due donne degli elettrodi, sottilissimi fili elettrici in grado di rilasciare delle leggere correnti all’interno del midollo cervicale, dove normalmente il cervello convoglia gli stimoli nervosi destinati a far sì che i muscoli si attivino e permettano alle braccia di muoversi. Dopo un ictus, infatti, questa connessione tra neuroni e circuiti spinali si indebolisce, ma non si interrompe completamente. Nonostante ciò, non è sufficiente per stimolare il movimento muscolare: da qui l’idea dei ricercatori di riattivare quella connessione residua con gli elettrodi, in modo da amplificare l’input cerebrale. E l’intuizione si è rivelata vincente. Sin dal primo giorno di elettrostimolazione Heather è riuscita ad aprire un lucchetto e dopo 15 ad aprire una lattina e a sollevare il braccio sopra la spalla. Dopo 4 settimane, la sua capacità di movimento è rimasta attiva anche a stimolatore spento, dimostrando che la terapia può avere un effetto a lungo termine. Un risultato decisamente inaspettato: i ricercatori hanno testato il dispositivo al fine di dar maggior forza al movimento, ma non si aspettavano che potesse riattivarlo. Per di più, il trattamento non provoca effetti negativi: Heather ha confermato che durante l’elettrostimolazione ha avvertito solo una sensazione di vibrazione nel suo braccio. Ma il risultato è stata una vera e propria vittoria sulla paralisi che in passato aveva provato ad affrontare e a risolvere, senza successo, con ogni trattamento a disposizione: fisioterapia, stimolazione elettrica esterna, agopuntura e massaggi.
Speranze
L’elettrostimolazione epidurale ha quindi aperto un nuovo capitolo molto promettente nella terapia per i pazienti che hanno subito analoghi effetti invalidanti dopo un ictus. I ricercatori effettueranno però ulteriori test su altri volontari: per confermare i primi risultati ottenuti e ottimizzare l’intensità degli impulsi elettrici e le modalità di applicazione di questa tecnologia high tech. Hanno inoltre fondato una startup, in modo da renderla disponibile su larga scala nei prossimi anni. Non si tratta ovviamente di un obiettivo a breve termine, ma sicuramente apre nuove speranze per quei 5 milioni di pazienti che nel mondo soffrono di deficit motori, a casa di un ictus.