Niente zuccheri

di Ida Macchi

La regina Letizia di Spagna non ha dubbi: l’alternativa “sana” allo zucchero bianco è l’eritritolo di cui la regnante non fa mai a meno , tanto che l’interesse per questo dolcificante a zero calorie sta diventando virale. Facile da reperire in tutti i supermercati o on line, si affianca a stevia, saccarina, aspartame e &, come offerta per chi vuole dare un taglio al saccarosio reputato un nemico della linea, ma anche della salute. Per saperne di più di questa dolce new entry ne abbiamo parlato con dottor Giorgio Donegani, esperto di nutrizione e di educazione alimentare a Milano.     

Che cos’è l’eritritolo?   

Un componente della frutta della famiglia dei polialcoli, come il mannitolo, lo xilitolo  o il sorbitolo. L’eritritolo, viene però prodotto su larga scala facendo fermentare puree di frutta da colonie di batteri selezionati. Risultato:  un dolcificante che si presenta come polvere bianca, più naturale rispetto alla saccarina, o all’aspartame che sono invece prodotti di sintesi. Non solo: l’eritritolo non ha un potere dolcificante molto alto e quindi non va usato con il “contagocce”, come capita invece con la saccarina la cui dose giornaliera, stando ai dettami dell’OMS, non deve superare i  2,5 mg/kg di peso corporeo al giorno. Non è inoltre proibito a chi soffre di fenilchetonuria, come capita invece con l’aspartame, perché chi ha questa malattia non lo tollera per il suo contenuto di fenialanina.

Quali sono i vantaggi dell’eritritolo? 

Poiché non è uno zucchero, non viene metabolizzato e trasformato in glucosio: ha un indice glicemico pari a zero e solo buon potere dolcificante. Non provoca perciò picchi di insulina che sono ad alto rischio per chi soffre di diabete ed è una buona alternativa allo zucchero bianco per chi soffre della sindrome metabolica. L’eritritolo viene inoltre assorbito molto velocemente e non rimane a lungo all’interno dell’intestino richiamando acqua, come capita con altri polialcoli, e quindi non ha nessuna attività lassativa. E’ quindi ideale anche per chi ha un colon troppo reattivo. 

Se ne può assumere quanto se ne vuole?

No. Esiste una dose ammissibile giornaliera raccomandata: la stabilisce l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), durante la valutazione della sicurezza ed è la quantità che un individuo può consumare giornalmente, nell’arco di tutta la vita, senza conseguenze per la salute. Quella dell’eritritolo è però molto alta, pari a 0,5-1 grammo  per ogni chilo del proprio peso corporeo: molto difficile superarla.   

Aiuta a dimagrire?

No, al pari di quel che succede con l’uso di tutti i dolcificanti: inganna l’organismo  perché gli fornisce pochissime calorie, pari a 0, 2 per grammo rispetto alle 4 dello  zucchero normale. Proprio per questo,  nei pasti successivi siamo portati automaticamente a cercare alimenti più calorici e quindi a far pareggiare i nostri bisogni energetici con qualcosa di dolce, meglio ancora se associato a grassi. Per dimagrire l’unica strada è quella di seguire una dieta sana : con una riduzione calorica a 360°, e quindi non solo sul fronte degli zuccheri, ricordando inoltre che i sorvegliati speciali sono soprattutto i grassi saturi .   

Utilizzare l’eritritolo toglie la voglia di dolce?

Purtroppo non riesce a distogliere l’attenzione dal dolce, “oggetto dei nostri desideri”. Nel corso dell’evoluzione, infatti, l’uomo ha associato l’idea del dolce ai carboidrati, fonte essenziale per recuperare quell’energia che era fondamentale per i nostri progenitori che dovevano sopravvivere in un ambiente ostile, all’insegna della lotta per il cibo. Questa associazione è ancora presente nel nostro DNA, ma oggi abbiamo a disposizione molte fonti di zuccheri che finiamo per non saper ben gestire, ma per i quali il nostro gusto ha una vera e propria predilezione. Insomma, la voglia di dolce è innata, ma per ridurla i dolcificanti non servono e bisogna seguire un’altra strada.

Quale? 

Abituare il gusto a sapori meno dolci . Si può iniziare dimezzando lo zucchero bianco che mettiamo abitualmente nel caffè o nel te, riducendo progressivamente le dosi, imparando ad apprezzare anche l’amaro. Per altro , il saccarosio non è di per sé un veleno e diventa a rischio solo quanto si eccede nelle dosi e magari nel corso della giornata si assumono troppi alimenti fonte di altri carboidrati come succhi di frutta, o peggio ancora, bibite gassate. Il surplus calorico, infatti, viene immagazzinato in ciccia, vero nemico della salute: su tutti i fronti.

Che altro si può fare per ridurre la pulsione innata verso il dolce?

Orientarsi su verdure come le carote o la zucca che, richiamando il dolce, possono soddisfare il palato. Oppure su frutti che saziano ma sono ipocalorici come l’anguria , il melone , la pesca o le ciliegie : contengono meno zuccheri  di quanto ci si aspetterebbe dal loro sapore e non fanno innalzare bruscamente la glicemia , anche perché sono associati a fibre. Per questo vengono assorbiti lentamente e non provocano i famigerati picchi di insulina che facilitano gli accumuli di grasso e, di conseguenza, l’infiammazione e alla lunga la resistenza insulinica e il diabete.     

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