
Alcolici: no etichette anti-cancro secondo l’Europarlamento
Di Johann Rossi Mason – Direttore di MOHRE Mediterranean Observatory oh Harm REduction
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(ANSA) – BRUXELLES – “C’è differenza tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche e non è il consumo in sé a costituire fattore di rischio per il cancro”.
E’ questa una delle modifiche alla relazione sul Piano di azione anti-cancro approvate dall’Europarlamento. Dal testo è stato cancellato anche il riferimento ad avvertenze sanitarie in etichetta, e introdotto l’invito a migliorare l’etichettatura delle bevande alcoliche con l’inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol.
Passano in Aula gli emendamenti depositati dagli eurodeputati della “maggioranza Ursula” Paolo De Castro (Pd, S&D), Herbert Dorfmann (Svp, Ppe) e Iréne Tolleret (Renaissance, Renew) a testimonianza del dissenso trasversale emerso a Strasburgo sul piano anti-cancro Ue relativo al consumo di vino.
Immaginate una enoteca, di quelle con gli scaffali in mogano e decine di bottiglie, ognuna con la sua etichetta elegante. Quella studiata dai grafici ed esperti di marketing per anticipare, ammiccare ed evocare il piacere del gusto, la rotondità al palato, sino all’esplosione in bocca: profumo di bacca, torba, lampone o quello che più vi piace immaginare.
Perché bere, specialmente nel nostro paese è una esperienza e un fatto culturale.
Ecco, ora dimenticate questo scenario.
Le bottiglie del futuro infatti di vini, birra e superalcolici potranno avere etichette con grandi avvisi e immagini shock come quelli che campeggiano sui pacchetti di sigarette. Era una delle proposte – respinta martedì sera dall’Europarlamento – lanciate dagli esperti di salute pubblica dopo la pubblicazione dello European Beating Cancer Plan per diminuire del 10% entro il 2025 il numero dei forti consumatori.
A seguito di questa notizia si susseguono titoli dei giornali di tutto il mondo che riassumono i complessi concetti del BECA con una sintesi: non esiste una dose sicura per il consumo di alcol come sostanza cancerogena, esattamente come nel caso delle sigarette.
Ecco allora che il MOHRE ha messo in campo gli esperti per fare chiarezza sull’argomento che non tocca solo i consumatori ma anche un comparto industriale nevralgico per il nostro paese. Cosa dice ‘realmente’ l’UE?
“Il piano parla espressamente di ridurre il consumo ‘dannoso’, ossia quello che supera le indicazioni delle linee guida nutrizionali. Il consumo rischioso o dannoso di alcolici, eccedente le Linee Guida Nutrizionali, è oggi appannagio del 25% della popolazione maschile e a circa il 7,3% di quella femminile. Quando il Cancer Plan parla di alcol parla di qualsiasi bevanda che contenga etanolo, il principale composto cancerogeno. Quando l’alcol nell’organismo si trasforma in acetaldeide ha la capacità di danneggiare il DNA e di impedire la riparazione dei danni alle cellule” spiega il Professor Alessandro Laviano, Professore associato di Medicina Interna Presso il Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione Dell’Università La Sapienza.
L’UE non può permettersi di fare distinzioni e si regola sulle Unità Internazionali di alcol in cui una corrisponde a 12 grammi di alcol. Su questa unità di misura si basano i livelli consigliati con la raccomandazione di non assumerlo (soprattutto per le donne in gravidanza, per chi è affetto da patologie/assume farmaci che interagiscono con l’alcol, per chi si sta disintossicando o non ha controllo sulla quantità di alcol assunto) o assumerlo in quantità lieve moderata, e cioè 1-2 unità alcoliche al giorno (uomo) e 1 unità alcolica al giorno per la donna. Tenendo in mente che 1 unità alcolica è di circa 12 grammi, questa equivale a circa 100 mL di vino da 11 gradi, poco meno di una lattina di birra da 330 mL con 5 gradi alcolici, e circa 30 mL di una grappa da 40 gradi.
Attenersi alle dosi indicate, e limitare il consumo è una strategia di prevenzione della salute e di ‘riduzione del rischio’.
L’alcol è classificato da decenni come ‘cancerogeno inserito nel gruppo 1 dall’Agenzia per la Ricerca sul Cancro mondiale e il rischio è dose-dipendente.
“Bisogna dire che le bevande alcoliche non sono tutte uguali e tra tutte il vino rosso è l’unica che possiede al suo interno micronutrienti come i polifenoli che hanno proprietà benefiche sulla salute cardiovascolare, al contrario di birra e superalcolici” continua Laviano “ma dobbiamo ricordare che le politiche di prevenzione della salute della popolazione deve tenere conto anche delle esigenze di paesi UE che hanno comportamenti di consumo elevati. E non parliamo nemmeno dei soggetti che hanno una vera dipendenza, ma anche solo di quelli che mostrano un abuso”.
Quello che pochi sanno è che la cancerogenicità dell’alcol è direttamente correlata alle dosi assunte. Ricorda l’ISS che un solo bicchiere di vino al giorno è responsabile di 4800 tumori al seno nelle donne in Europa e l’uso ‘dannoso’ ossia superiore alle quantità raccomandate, è responsabile della metà (il 50%) di tutti i casi di cancro al fegato, del 29% dei casi di cancro del colon-retto, il 12% dei tumori del cavo orale e del faringe e il 14% di quelli dell’esofago.
E il British Journal of Cancer evidenzia in una corposa metanalisi come l’alcol sia più o meno correlato ad un aumento di rischio di tutte le neoplasie (sia pure con un picco per il cancro del cavo orale in cui aumenta di più di 5 volte e del fegato sia negli uomini che nelle donne in cui aumenta di quasi 4 volte rispetto a chi non beve).
Benefici sulla salute cardiaca vanificati
Un consumo di modeste quantità di alcol (10 g/die) riduce il rischio di malattie cardiache, del diabete di tipo 2 e di poche altre condizioni sebbene contemporaneamente le stesse modeste quantità incrementino il rischio di numerose malattie e di tumori. Si può affermare che il rischio di morte alcol-correlata è la risultante del bilancio tra l’aumento del rischio di malattie e infortuni e la modesta riduzione del rischio di patologie cardiocoronariche, in particolare per le donne e per l’età anziana; in buona sostanza l’impatto sulla mortalità al netto dei vantaggi è di oltre 20.000 decessi l’anno. (Fonte: ISS)
Le disgrazie non vengono mai sole
Ci sono poi stili di vita correlati al consumo eccessivo di alcol, il primo ‘cattivo compagno’ è il fumo e l’uso combinato di entrambi ha un effetto moltiplicatore con un rischio di 30 volte superiore di sviluppare cancro a diversi organi. Il motivo sta nel fatto che l’alcol agisce da solvente delle oltre 70 sostanze cancerogene della sigaretta facilitandone l’assorbimento da parte delle mucose e delle cellule della bocca e della gola. Inoltre il fumo di tabacco contiene formaldeide, chimicamente simile all’acetaldeide dell’alcol. Insieme sono in grado di annullare i meccanismi di riparazione del danno cellulare molto più facilmente.
Gli altri meccanismi con cui il consumo dannoso di alcol apre la strada al cancro
Oltre all’azione dannosa dell’acetaldeide, l’alcol indice cambiamenti ormonali che regolano la divisione e la crescita cellulare. Una alterazione che può innescare processi di proliferazione incontrollata. Inoltre, l’assunzione cronica di bevande alcoliche provoca lo stress ossidativo che non solo danneggia il DNA ma ne impedisce la riparazione. Infine, un eccesso di alcol si accompagna di solito a stili di vita non salutari, con una alimentazione ricca di grassi e carne rossa e con una scarsa assunzione di vegetali che contengono folati, sostanze preziose per protegge i processi di riparazione di DNA e che hanno mostrato effetti protettivi nei confronti del cancro del colon-retto.
Consumo in aumento tra i giovani
Il consumo di alcolici non fa che aumentare in tutto il mondo, specialmente tra i giovani. Se prima il monito ‘bevi responsabilmente’ era orientato a limitare i morti sulla strada, ora è necessario cambiare strategia e messaggi per evitare una epidemia di tumori nei prossimi anni nelle fasce di età più giovani. I giovanissimi infatti hanno facile accesso all’alcol che ha effetti rilassanti e disinibenti sul sistema nervoso centrale e lo usano per bevute incontrollate note con il termine anglosassone ‘binge drinking’ che causano lo ‘sballo’: l’illusione di invulnerabilità tipica dell’età adolescenziale fa il resto e nei reparti di pronto soccorso e nefrologia si vedono sempre più spesso casi di compromissione della salute renale. Un danno che può diventare cronico sino a rendere necessaria la dialisi e provocare una ipertensione in giovane età così come sottolineato dal Dottor Luca Di Lullo dall’Associazione di Cardio Nefrologia.
Non solo cancro, l’altro confonde il cervello
Il rischio di consumare troppo alcol e di abusarne vede la presenza di una predisposizione genetica ma è anche associato agli effetti che ha sui singoli individui. Bassi livelli di risposta all’alcol tendono a consumarne di più e a sviluppare tolleranza e dipendenza, mentre quellu che anche a piccole quantità sperimentano reazioni sgradevoli hanno quello che viene definito un ‘alto livello di risposta’ e tendono a consumarne quantità moderate.
In una recente ricerca pubblicata su Alcholism: Cl & Exp Res è stato osservato con la RMNf che nei soggetti che ‘reggono bene’ gli alcolici, si manifesta una ridotta attività cerebrale in aree come l’amigdala, coinvolta nella regolazione delle emozioni e nei meccanismi della ricompensa. In particolare, è stata notata una alterata capacità di interpretare le espressioni facciali, le situazioni e le relative reazioni.
Box
L’alcol aumenta il rischio di cancro, anche 1 bicchiere al giorno rappresenta un rischio in tal senso, che cresce in funzione dell’incremento delle quantità consumate. Si stimano in 740.000 l’anno i casi di cancro evitabili causati anche dal bere moderato, il 4% di tutti i nuovi casi. (Fondazione Veronesi)
Latest news
Il 9 febbraio sono stati depositati gli emendamenti di modifica legati al vino nel report della Commissione Beca (Beating cancer), al voto del Parlamento europeo in sessione plenaria a Strasburgo il prossimo 15 febbraio. Le proposte di modifica riguardano in particolare la differenza tra consumo ‘moderato’ e ‘abuso’ di alcol quale fattore di rischio. Per i produttori il punto chiave è la revisione del concetto di “no-safe level” (nessun livello sicuro di consumo) per il vino e della proposta sugli avvisi salutistici, modello sigarette. “Supportiamo – ha detto il vicepresidente Unione italiana vini e presidente dell’Associazione europea Wine in moderation, Sandro Sartor – le proposte migliorative presentate dagli eurodeputati, ma senza la fondamentale distinzione tra consumo e abuso, tra diversi contesti e modelli di consumo lo scenario che si delineerebbe per il settore sarebbe disastroso sul piano socio-economico”.