Novità dalla Francia: si abbassa il prezzo delle sigarette, inversione negativa rispetto ai tentativi di aiutare a smettere

L’ Agenzia France-Info ha recentissimamente intervistato il professor Bertrand Dautzenberg, noto pneumologo francese, che ha preso posizione sul recente calo dei prezzi di alcune sigarette in Francia . Anche se la diminuzione del costo del pacchetto  a partire dal primo settembre 2021 appare assai modesta, lo specialista interpreta questa azione come una nuova frontiera del  marketing da parte dell’industria del tabacco. Una sorta di reazione di  un’industria che, secondo Dautzenberg , pratica un commercio  destinato ad  uccidere metà dei suoi consumatori più fedeli. “La fine dell’era delle sigarette si sta avvicinando”, ha detto Dautzenberg a France- Info  ” Tra vent’anni non ci saranno più sigarette, perché nessuno vorrà comprarle”.  Attualmente un francese su quattro è un fumatore abituale, ma , dopo un lento declino, il numero è aumentato di recente,  influenzato dall’epidemia di Covid-19.  Nel fenomeno francese intervengono alcuni aspetti locali che riguardano il commercio transfrontaliero del tabacco  con il Belgio che è stato condizionato dal blocco degli spostamenti dovuto all’epidemia di Covid-19 ma la polemica  è tutta sulla politica di riduzione del prezzo.

Il commento del Professor Fabio Beatrice – Direttore del Board Scientifico di MOHRE:

“In Europa la questione della dipendenza da tabacco combusto e le sue  conseguenze sulla salute dei cittadini dell’Unione è oggetto di un animato confronto tra gli esperti. Secondo l’opinione di molti studiosi appaiono utopistici gli obiettivi dichiarati da Ursula Von Der Leyen nel Cancer Plan in relazione alla possibilità di ridurre drasticamente l’incidenza del cancro proprio perché le misure sulla lotta al tabagismo appaiono ambigue , non si dimostrano  efficaci relativamente all’approccio clinico e continuano  a fondarsi in massima parte su divieti e politiche di prezzi. Manca completamente una visione di aiuto nei confronti di chi , caduto in quella che è una vera dipendenza da una sostanza, la nicotina, non riesce ad uscirne. 

Peraltro su tutti questi fronti gli stati  europei si muovono in ordine sparso : c’è chi utilizza centri antifumo (che sono molto poco popolari tra chi fuma ),  chi utilizza canali informativi di vario genere e chi  demanda il tutto  a logiche assicurative. In molti poi si  chiedono come si possano conciliare le spinte di liberalizzazione verso  alcune sostanze che pure  danno dipendenza, come la cannabis, con una lotta  intransigente  alla dipendenza da nicotina.  

Il dubbio è che la previsione di Dauzenberg e l’ottimismo della Von Der Leyen siano infondati proprio perché le misure di contrasto, tranne la leva economica, appaiono poco efficaci sui grandi numeri. In questo contesto le  proposte di riduzione del rischio non dovrebbero essere ignorate anche perché i fumatori incalliti, la cui dipendenza è radicata nel tempo , in assenza di una politica di aiuto, sono destinati ad un peggioramento della qualità di vita: persone che pur di fumare risparmiano su  beni necessari come alimenti sani. 

Auspichiamo quindi una politica che metta al centro il confronto ed il buon senso e che tari in maniera omogenea le misure di contenimento del tabagismo senza negare aiuto proprio alla parte più fragile della popolazione dei fumatori”.

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